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Eurodevotion Weekly – Sprofondo Fenerbahçe, in tre in vetta e l’Olimpia che vince sotto pressione

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Altra settimana di passione, laddove si può interpretare il termine come quella che vivono i tifosi, estasiasti da 4 giorni di grandissima pallacanestro, così come quella che vivono i giocatori e gli staff quando c’è un doppio turno, sballottati da una parte all’altra d’Europa con pochissimo tempo per preparare gare molto delicate.

5 temi, 5 spunti di riflessione a due gare dal giro di boa della stagione regolare.

Un discreta gara ad Oaka, sfortunata nell’epilogo con un pessimo errore arbitrale che avrebbe potuto voler dire supplementare, poi un’altra prova semplicemente inquietante contro lo Zenit. L’azione finale, con due metri (anche tre…) lasciati ad un tiratore con  3″ sul cronometro, è l’immagine che meglio rappresenta i primi due mesi di Eurolega di una squadra nata per stare in alto, molto, ma che si ritrova in fondo alla classifica, con un record inaccettabile per tale roster.

Semplicemente, il Fener di oggi viene quasi regolarmente asfaltato dalle big e fa una fatica tremenda anche contro le squadre di secondo piano: se vi aggiungiamo due L casalinghe contro Zenit e Zalgiris, che in totale hanno vinto 7 gare e sono rispettivamente ultima e penultima, tutto è molto chiaro.

Gli errori che compiono campioni di questo calibro sono impensabili, roba che se te la raccontano dai dell’ubriaco a chi ti parla. C’è una via di uscita?

«Dobbiamo decidere qualcosa» ha detto Obradovic e noi siamo lì, in attesa di queste decisioni. Per ora, dalla sponda asiatica di Istanbul solo spifferi, che pareva potessero diventare tempesta da un momento all’altro. Poi il comunicato di ieri, che conferma la fiducia ad Obradovic.

Una sola domanda: ok le voci incontrollate da smentire (Ufuk Sarica su tutte), ma nel caso dell’allenatore più vincente della storia di Eurolega è necessario riconfermare la fiducia?

Real, Barça ed Efes, con un record di 12/3, stanno lassù con pienissimo merito. Hanno reso sinora al meglio, limitando i passi falsi e dando un’impressione di grandissima solidità. A Madrid stanno tutti bene, pochi problemi di infortuni, più che altro precauzioni, e 15 giocatori di alto livello perfettamente intercambiabili. In casa Barça si è convissuto al meglio con l’assenza di tutto il reparto “playmaking” (Heurtel e Pangos, talvolta anche Delaney) grazie ad un Hanga superlativo nel ricoprire più ruoli. Anche Claver si è fermato, ma il gruppo ha saputo gestire la situazione senza contraccolpi. Infine l’Efes, splendido quasi sempre, guidato da un Larkin oltre ogni limite, a lungo senza Moerman, spesso seduto accanto a Dunston. Pallacanestro moderna ed efficace e solo un paio di brutte gare, all’inizio col Barça e poi ad Oaka. In deciso calo le quotazioni di Micic nell’ultimo periodo, dopo una serie di prove da MVP. La sconfitta con il Cska fa parte delle gare ottime.

Dietro, spingono forte Cska e Maccabi, davanti ad un Panathinaikos comunque solido, a parte i rimbalzi. Poi è guerra aperta, con il fantasma Fenerbahçe che aleggia su uno dei due posti disponibili.

26 enne polacco, dal sottobosco di Turkish Airlines Euroleague emerge principalmente lui.

11 gare con lo Zenit, di cui 8 in quintetto, 10,7 punti, il 59,6% da due, il 43,5% da tre, 4,09 rimbalzi, 1,9 assist, 4,4 falli subiti a partita ed un ragguardevole 14,9 di valutazione media, che lo pone al 18mo posto nella graduatoria, appena davanti a Micic e poco dietro a gente come Campazzo ed il Chacho.

I suoi 198 cm coprono benissimo il ruolo di 3 e di 4, sfruttando un atletismo ed una fisicità che non ha paura di niente e nessuno. Scommettiamo che è sul taccuino di qualche big?

E’ arrivato con un passato NBA che lo faceva ritenere colpo assoluto, in grado di dare al Cska quella presenza in post che faceva parte del grande cambiamento in casa russa.

A quasi metà stagione regolare Kosta Koufos è fermo a 6 gare, di cui una in quintetto, 3,3 punti, il 56,3% dal campo con 9/16 da due, la miseria di due liberi conquistati in tutta la stagione ed un ben poco efficace 3,7 di PIR. E’ chiaro che 9’44” in campo vogliono dire problemi fisici, quelli che l’hanno fermato ad inizio anno, ma è altrettanto palese che oggi sia ancora un pesce fuori dall’acqua purissima in cui si naviga alla MegaSport Arena.

Se hai alle spalle più di 600 gare NBA, e non solo da comparsa, sei molto più di un esordiente a questi livelli: i prossimi due mesi saranno la chiave. Mosca ha bisogno anche di lui per proseguire crescita e scalata.

Ci sono partite che devi soltanto vincere. Ci sono partite in cui sei superiore ma per la situazione ambientale, ragioni di classifica o legate al “momento”, si complicano ancora prima di iniziare. Ci sono partite che hanno il sapore del “do or die” perché una sconfitta coinvolgerebbe negativamente tutta una serie di fattori.

Milano vs Valencia era tutto ciò e l’Olimpia ha saputo vincerla, in un contesto tecnico decisamente rivedibile e contro un’avversaria che francamente vale veramente poco. E’ importante, è fondamentale saper vincere quando devi e farlo anche se giochi male. Nelle ultime stagioni si sono elogiate (non da qui!) certe sconfitte definite come “belle” per via di una presunta qualità di gioco ritenuta valida. I confronti poi decisivi hanno punito severamente perché, come detto mille volte, non esistono belle sconfitte, ma esistono, e contano tantissimo, le brutte vittorie. Quelle che riempiono la casella delle W e quelle che un grande allenatore, come Milano ha in Ettore Messina, sanno valutare per organizzare il lavoro e correggere gli errori.

 

 

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