Eurodevotion Weekly : Il dominio delle guardie

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Ruoli… what?

Quante volte abbiamo sentito dire che la pallacanestro è cambiata, che non ci sono più i ruoli di una volta, che i giocatori debbono saper fare tutto etc etc etc. Ok, vero, almeno parzialmente, ma qualcosa di chiaro sta emergendo in questa Turkish Airlines Euroleague nonché nella pallacanestro mondiale.

Chiamateli 1 o 2, chiamateli “combo”, magari restate pure con il vecchio concetto di playmaker, ma certamente quelli che un volta si definivano “i piccoli” stanno emergendo come assolutamente dominanti e determinanti in questa lega. Nel bene, per chi li ha, come nel male, per chi invece ne soffre la mancanza.

E proprio l’ultimo turno (Round 12) ci ha consegnato una serie di prestazioni che confermano in pieno questa teoria.

 

  • L’asse Ataman-Larkin, poi ci sarebbe Micic…

Che Larkin sia oggi MVP di quante lega è abbastanza scontato. Ma perché e da dove nasce questo dominio? Semplicemente dall’asse con il suo Coach, quell’Ergin Ataman diabolico come geniale, che ha costruito un sistema perfetto che coinvolge dapprima le sue guardie, lo stesso Larkin come Micic, per arrivare a pioggia su tutto l’organico.

Si gioca moderno, a ritmo alto e gradito ai giocatori, fisicamente “demanding” ma mentalmente molto libero. Grande vantaggio nella genialità di Ergin: il suo Efes fa meno fatica degli altri perché la mente è più libera e l’attenzione ai dettagli decisivi viene da sé senza pesare. Ci ritorneremo, è forse punto decisivo per gestire un calendario come questo.

 

  • Facundo, la fonte di eterna ispirazione dei “blancos”

Il “piccolo grande uomo”, il Nate Archibald moderno, uno Steve Nash di queste latitudini che sa mandare a canestro anche i custodi delle palestre. Le fortune Real passano da lui, attraverso un impatto che è materia da “highlights” così come spesso silente.

La palla che ti arriva da Campazzo non è mai banale ed ha sempre i giri giusti. Il talento c’è sempre stato, riconoscerlo ed elevarlo è merito di Laso, la leadership è cosa che il giocatore aveva dentro e che doveva solo trovare la sua casa, la “casa blanca”.

 

  • Calathes ed ora Rice: Pitino sogna

Nick Calathes è forse l’atleta con il maggior impatto reale, tra statistiche ed efficacia, sul gioco del torneo. Playmaker per eccellenza, nel sistema Pitino trova la situazione ideale in cui esprimere il suo essere leader, spirituale come tecnico. Ed allora anche uno 0/9 da tre in un derby passa in secondo piano, perché c’è un Coach, grande, che sa come fare per metterlo da parte, in una notte in cui esplode tutto il talento di Tyrese Rice.

Se Pitino mette insieme i questi due tasselli (un po’ come il lavoro di Obradovic con Sloukas e De Colo), si fa notte per chi se li trova davanti. Conoscendo il Coach, facile che ci riesca.

 

  • Sloukas e quella voglia dai riprendersi il trono

Kostas è uomo silenzioso, diretto, che esterna poco ma che ha dentro molto. Che ha l’umiltà dei grandi, forse perfino troppa, ma che sa come essere “giocatore capo”. L’esempio, la forma di leadership più accurata e gradita ai compagni.

Ha sofferto, tanto, da marzo in poi, per tante ragioni di cui abbiamo già parlato. Il suo Fenerbahçe stava (e sta) soffrendo le pene dell’inferno e serviva lui per iniziare la risalita.

3 gare, 3 W. Il fatturato di Sloukas? 106’24” in campo, 10/17 da 2, 5/9 da tre, 15/15 ai liberi, 27 assist con solo 10 perse ed un “discreto” 71 di valutazione. E’ tornato. Rivuole tutto. In silenzio, alla sua maniera.

 

  • Lorenzo Brown sì, Milano no

Il nativo di Roswell (GA), prodotto di NC state, ha dominato la partita di Milano sui due lati del campo. Aveva di fronte Rodriguez, non esattamemte uno qualunque. Punti, assist e difesa. Dura fare meglio.

Ed il discorso si amplia e si chiarisce, riguardo l’impatto degli 1-2, proprio guardando a Milano. Limitato il Chacho, solo mezz’ora agra per Nedovic, il nulla assoluto dagli altri, e l’Olimpia sparisce dai radar per due gare di fila, tra il Pireo ed il Forum. Ok, ci sono anche altri problemi (giocare senza centro è durissima), ma è lampante come in mancanza di un grande impatto in quei due ruoli, oggi è pressoché impossibile fare pallacanestro di livello.

 

Il discorso potrebbe proseguire guardando a quanto costruiscono, per sé e per gli altri, due come James e Strelnieks a Mosca, piuttosto che analizzare la Shved-dipendenza del Khimki, per arrivare fino in fondo alla classifica. dove ci sono quadre che non hanno fenomeni in queste posizioni (occhio a Walkup, la crescita continua, come ad Albicy). Ed anche lo stesso Barça sta comunque soffrendo, a sprazzi, l’assenza del duo Heurtel-Pangos, con un attacco che talvolta ristagna.

E’ la nuova pallacanestro, quella che nasce e si sviluppa negli spot 1-2. Poi c’è il resto, altrettanto importante, ma che nulla può in mancanza di quella fonte di “giovinezza tecnica”.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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