SECONDO RISTORO: L’OTTOVOLANTE, ATAMAN-VITO CATOZZO, MILANO, IL GATTO DI CENERENTOLA E LE DIFFIDE DI MARJANOVIC

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Doppiato il “capo” del decimo turno, ovvero secondo ristoro nella similitudine podistica (sempre più frequente il paragone tra Eurolega e maratona; non solo perché tra stagione regolare, playoff e finali le partite possono arrivare a 41, solo una in meno dei fatidici 42km). Ristoro stavolta imbastito a sangria in onore della magica coppia Chacho-Luis, con ovvio sabotaggio del bicchiere destinato a Rudy Fernandez; il tempo di riprendersi, e scopro che è già passato anche l’undicesimo turno, ma del resto ormai è acquisito che non sono né puntuale né diligente.

Così, mentre gli altri redattori di Eurodevotion partecipano in pieno alla maratona – al momento 99 commenti su 99 partite, senza contare preview, interviste e overview generali – riesco a protrarre la mia personalissima impresa di sfangare qualsiasi richiesta di commentare anche una sola partita. Da quando mi sono bruciato la copertura da operatore di call center, nelle chat redazionali mi fingo confinato in Svezia (che come sapete non ha squadre in Eurolega), scrivendo a caso parole prese dal catalogo Ikea. Non sono sicurissimo che il Direttore se la sia bevuta, anche perché non mi ha ancora chiesto di intervistare Marco Crespi (c.t. della nazionale femminile svedese, per chi avesse legittimamente perso le sue tracce); più probabilmente, teme che io gli saturi il salotto rifilandogli una libreria Havsta.

 

  • OTTOVOLANTE

Scorrendo la prima giornata del nono turno: il Panathinaikos vince di 1 a Kaunas, Berlino di 2 con Belgrado, il Bayern di 3 con l’Olympiacos, l’Efes di 6 a Villeurbanne, Milano di 4 col Maccabi. Viceversa, nell’undicesimo turno, +32 (Pana-Vitoria), +31 (Maccabi-Asvel), +29 (Efes-Bayern), ancora +29 (il CSKA a Barcellona), +21 (Olympiakos-Milano).

Anche la classifica rispecchia bene la confusione: dopo 11 turni, solo 3 vittorie di differenza tra la quarta e la sedicesima (terz’ultima).

Sarà il numero e la frequenza delle partite, la latitanza -finora- delle dominatrici del recente passato, un livello medio probabilmente più alto che mai, o anche solo l’immagine di ciascun giocatore che si sveglia di soprassalto nell’ennesima trasferta chiedendosi “e ora dove K sono?!?” (a me capiterebbe. Non so voi), più o meno tutte le squadre percorrono montagne russe che a confronto quelle di Disneyworld sembrano il Brucomela.

Per dire, il fino a quel momento imbattuto Barcellona, dopo Milano, esce sconfitto anche dalla visita al Real Madrid; poi asfalta il Fener e vince largo pure col Maccabi, per finire con il tracollo casalingo (già detto, -29) con il CSKA. Ok, dopo 26 pellicole Marvel perfino io ho capito che, più o meno ad un terzo del film, gli Avengers subiscono gravi sconfitte, da cui si riprendono a fatica ma che riscatteranno nel trionfo finale; però non sono sicuro che rientri tutto nel copione approvato sotto la Sagrada Familia, se non altro per la sofferenza di dover assistere in sequenza al tripudio di Rudy Fernandez (che continuo a trovare piacevole quanto l’auto che ti lascia a piedi. Il venerdì sera. Subito fuori città. Mentre stai partendo per il we. E piove. Vita vissuta.) e dell’intera banda-CSKA. Forse per questo, in casa Barça si è parlato di un possibile, clamoroso ritorno anche di Pau Gasol. In effetti, alla reunion degli Avengers mancava giusto lui; oltre a Scarlett Johansson come addetta stampa, ovviamente.

 

  • LE ALTRE BIG

Dopo essersela passata malissimo in avvio, il Real l’ottovolante sembra solo contemplarlo dal Mac Donalds del parco divertimenti: dopo il Barcellona, asfalta il Khimki di Shved e poi anche il CSKA, per espugnare infine San Pietroburgo; 6 le W consecutive e ritorno prepotente dove si temeva (cioè, dove IO temevo) potesse trovarsi nel ranking complessivo. Altro che difficoltà psicologiche come stanchezza da vittorie, novembre piovoso, fidanzata che non risponde più al telefono e in frigo solo cibo scaduto.

Per il mio disappunto, vola anche l’Efes. Probabilmente era scritto nel mio kharma che la prima a violare il Forum in Eurolega fosse la squadra di Ataman; se già avevo riserve su alcune condotte, dopo averlo visto fronteggiare un arbitro assumendo una posa da Vito Catozzo (se avete meno di 40 anni, rassegnatevi: non potete capirla. E vi siete persi qualcosa) l’ho trovato gradevole da vincente come un cocktail di sonnifero e lassativo.

Ammetto: se, dopo aver giocato la finale lo scorso anno, oggi guarda tutti dall’alto, forse come coach non si dovrebbe discutere; è anche vero che se hai un Larkin capace di metterne anche 49 in una sola partita, non è come partecipare al mondiale di formula 1 su qualsiasi auto diversa dalla Mercedes.

Sulle montagne russe restano invece – incerti se entusiasmarsi o dare di stomaco – Fenerbahce e CSKA.

Le ultime giornate ci hanno regalato a imperitura memoria il meraviglioso time-out in cui Obradovic, in tinta purpurea particolarmente intensa perfino per lui, manda aff… l’intera squadra con dedica speciale a Gigi Datome (ma perché???). Non che la squadra ne abbia tratto immediato beneficio: nell’incontro successivo, una sequenza di 0/8 ai liberi. No, dico, zero-su-otto: e noi che “scherzavamo” il povero Carlo per un 1/5 (anche se va riconosciuto che i 4 non a bersaglio erano variegato materiale edilizio scagliato verso i derelitti ferri della nostra palestra…).

Comunque, alla fine lo sfogo ha prodotto il risveglio che neanche il bacio del principe, con le ultime convincenti vittorie e un Gigione da 20 punti; previsto nuovo finale per la riedizione della Bella Addormentata.

Dal canto suo, il CSKA spiega al mondo perché le montagne russe sono, appunto, russe: prima un avvio fulmineo e sorprendente, poi 4 perse su 6, quindi il clamoroso +29 a Barcellona. Certo, insieme al crociato di Clyburn si sono strappate anche molte chances di ripetere la stagione precedente, ma forse sta presentando il conto anche la forzata rivoluzione del roster coi conseguenti saliscendi “da paura”.

Pur se i critici non mancano, la costante sembra il sorprendente approccio di Mike James. Che avesse momenti di onnipotenza lo si sapeva benissimo pure a Milano; ma che riesca a mostrarsi anche disciplinato e in controllo, con rare sbavature (soprattutto a fine gara, in effetti), costituisce indizio di una notevole qualità del “manico”. Avete il bimbo piccolo che non dorme mai, il cane ostinato nel lasciare “tracce” in cucina, la vecchia auto che non tiene il minimo? Chiamate Itoudis, ci pensa lui.

 

  • SPECIAL ASVEL

L’Asvel Villeurbanne merita ormai una rubrica a parte.

Prima delle ultime tre uscite sfortunate (con Efes, Fener e Maccabi, peraltro; mica il Trucazzano Basket, con tutto il rispetto), aveva vinto in casa (e che casa: si chiama Astroballe. Già.) con il CSKA campione in carica, con tripla decisiva a 13” dalla fine; per poi espugnare subito dopo nientemeno che Belgrado, con un 72-74 dopo un supplementare (massì!) che fa tanto torneo UISP, ma di altissimo livello.

Nello sport, si sa, la squadra inizialmente sottovalutata che sorprende positivamente viene paragonata a Cenerentola al gran ballo. Non capiterà, ma se dovessero andare ai playoff saremmo molto, ma moooolto oltre: sarebbe il gatto di Cenerentola che si intrufola al ballo, convince l’orchestra a suonare un boogie-woogie perché lui (sempre il gatto) odia il valzer, monopolizza il principe per insegnargli questa nuova danza, e nell’andarsene passa in cucina cavandone un filetto da 7 kg.

 

  • MILANO, CHE NON PUO’ MANCARE

Tra campionato e coppa, dell’ottovolante Milano è presenza fissa, generando pacate reazioni dei tifosi che passano direttamente dal sentirsi Luke Skywalker dopo aver disintegrato la Morte Nera a immedesimarsi in Willy il Coyote.

Del resto, la squadra giustifica l’elettroencefalogramma impazzito dei tifosi, con vette sublimi e abissi insondabili.

Per dire, nella serata del ritiro della maglia di Meneghin, Scola ha spiegato che qualcun altro è in grado di giocare ad altissimo livello a 40 anni. 20 punti, e vabbé; 3 su 4 nelle triple, e vabbé; ma 7 rimbalzi, contro l’indemoniato parco lunghi del Maccabi, per un 40enne che salta quanto me appena sveglio, quello proprio…

Nonostante uno Scola così, si sente assai la mancanza di Gudaitis. Certo non baciato dalla fortuna, l’Arturo: dopo essersi rotto il crociato ed aver dovuto rinunciare al mondiale, rientra dopo sette mesi, gioca sei partite e … si rompe la mano. Avete presente quei periodi in cui perfino i venerdì si travestono da “lunedì mattina in hangover”? Ecco.

Chi ha sfruttato al meglio gli spazi lasciati dall’assenza del lituano è Biligha, sempre entusiasmante per impegno ma anche capace di pregevoli soluzioni, come il tiro da 3-4 metri. Non altrettanto può dirsi di Tarczewski, che in difesa e nelle letture sembra sempre più Paperoga (come avrete notato, oggi mondo Disney a manetta. Mi piace pensare che arriverà un soggiorno omaggio in uno dei parchi, o almeno l’autografo di Jessica Rabbit).

Ah, sì, poi c’è Aaron White. Considerati i pochi secondi spesi in campo, “White” ormai significa “Breve storia triste”. Fine.

 

  • OFF TOPIC: PREOLIMPICO

Nonostante tutti si siano stracciati le vesti all’idea di uno spareggio con la Serbia, sono personalmente contento di aver evitato sia il girone con Lituania e Slovenia (avremmo potuto. E vi figurate Doncic in semifinale e la Lituania alla Zalgirio Arena?), sia il Canada con la Grecia. Anche perché in Canada non sarei potuto andare.

Belgrado, quindi, e se il Direttore concorda, ci saremo (tranquillo Direttore, a nostre spese!). Sempre che Bobanone Marjanovic, dopo essere stato importunato in tutti i modi nel corridoio dell’hotel di Foshan (Cina), non abbia già presentato una diffida giudiziale che ci impedisca di avvicinarlo a meno di 200 metri. Se non l’ha fatto, promessa solenne: dovesse ricapitarci di condividere l’ascensore con lui, Jovic, Bogdanovic e Lucic a due ore dalla sfida con l’Italia, ci immoleremo serenamente.

 

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