Gianmarco Pozzecco si racconta…..

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In esclusiva ad Eurodevotion, coach Gianmarco Pozzecco ripercorre le tappe della sua carriera da giocatore e quelle poi da allenatore. Ovviamente non potevamo non chiedergli un parere sul nuovo format di Eurolega. Insomma, non voglio svelarvi nulla. Buona lettura…

I primi passi di Poz nella pallacanestro….

«La pallacanestro ha sempre fatto parte della mia vita. Sicuramente ha giovato anche il fatto che mio papà sia stato un giocatore di basket, ma la scelta è stata solo mia e non ho avuto nessun tipo di pressione da parte sua».

«Mi ricordo che da bambino durante un allenamento di mio fratello, il suo coach (Tullio Micol) disse a mia madre: Signora la prossima volti porti un paio di pantaloncini in più per Gianmarco, che così si allena anche lui con noi. E’ da lì che iniziò tutto…»

Il grande amore di Pozzecco: Varese 

«Io sono nato a Gorizia, ma tutti mi considerano di Varese visto che ho giocato tanto con quei colori (1994-2002). La mia carriera è stata lì ed è anche il posto dove sono cresciuto come giocatore. Inoltre, Varese ha deciso di nominarmi cittadino onorario nello stesso giorno in cui lo è stato un mito di questo sport come Dino Meneghin. E’ stato un momento davvero molto emozionante poter condividere un riconoscimento cosi importante insieme ad una persona come Dino». 

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Il 1999: lo scudetto della stella con Varese e l’esclusione di coach Tanjevic dagli europei di Parigi 

«Per vincere lo scudetto a Varese ho venduto l’anima al diavolo e sono davvero molto orgoglioso di questo. Vincere in una piazza del genere è stato qualcosa di speciale perché non sempre capita di vivere momenti così ed aver fatto parte di un traguardo storico è certamente qualcosa di gratificante. Ho giocato tante finali scudetto, ma quella ha un sapore molto diverso. Eravamo una squadra strana e particolare, ma alla fine abbiamo vinto e questo è l’importante». 1960644-41208365-2560-1440

«Eravamo ad Atene per il torneo dell’Acropoli, giocammo due partite e in queste due gare mi ricordo che giocai pochissimo. Ovviamente non ero contento della situazione e decisi di parlarne con Dino Meneghin, che all’epoca era il team manager della Nazionale. Dino mi disse di non prendere una decisione così forte in modo affrettato e mi consigliò di parlarne con il coach. Il mattino seguente scesi per fare colazione e c’era il coach che mi stava aspettando. Gli dissi che non ero felice della situazione e lui mi disse “secondo me tu non sei giocatore di livello europeo” ed io gli risposi “visto che non stiamo preparando il campionato africano allora vado a casa”».

«Tanjevic è una persona che stimo tantissimo ed è un uomo meraviglioso. Ho apprezzato molto il fatto che lui sia stato sincero nei miei confronti e mi abbia detto la verità senza troppi giri di parole. Credo che un allenatore debba essere sincero con i propri giocatori e debba dire le cose come stanno senza illuderli. L’unico rammarico che ho è di non aver fatto parte di quella spedizione, perchè ovviamente sarebbe stato bellissimo visto che c’erano due miei grandi amici come Andrea Meneghin e Alessandro De Pol».

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Il legame con Andrea Meneghin e Charlie Recalcati 

«Andrea è stato un grandissimo compagno di squadra. Siamo cresciuti insieme e abbiamo condiviso tanti bei momenti insieme tra cui lo scudetto del 1999 con Varese e non solo».

«Coach Recalcati è stato l’unico allenatore con cui ho vinto qualcosa e quindi per me ha rappresentato qualcosa di davvero speciale. Senza di lui non avrei potuto vincere lo Scudetto, la Supercoppa e la medaglia d’argento alle Olimpiadi del 2004 ad Atene Invece, lui ha vinto anche a Bologna, Siena ed in Nazionale anche senza di me».

«Sono state due persone molto importanti e speciali nella mia vita e non smetterò mai di ringraziarli». 

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Zele Obradovic e l’offerta del Panathinakos

«Dopo lo scudetto vinto a Varese contro la Benetton Treviso allenata proprio da Obradovic, mi chiamò il mio agente e mi disse che Obradovic mi voleva con lui al Panathinaikos. Ci sentimmo un paio di volte al telefono con il coach, ma poi la cosa non si fece perché io volevo rimanere a Varese. L’anno scorso durante un’intervista gli chiesero chi fosse il giocatore italiano che avrebbe voluto allenare e che non ha mai allenato e lui ha fatto il mio nome. Ho tanta stima e venerazione per lui. E’ una persona eccezionale».

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Tim Duncan: «Mi piace quel piccoletto con i capelli rossi…

«Mi ricordo che feci la Summer League con i Toronto Raptors e giocai la prima partita benissimo, solo che il coach di Toronto non era presente. Invece, era presente il GM dei Miami Heat, il quale rimase molto impressionato e mi disse che mi avrebbero firmato. In quel periodo però i giocatori FIBA in NBA erano solo una decina e quindi alla fine non si fece più nulla. Oggi sono 110 e tra questi se giocassi ancora ci sarei anche io».

Il capitolo Fortitudo Bologna  e la finale di Eurolega a Tel Aviv 

«In quel periodo Fortitudo e Virtus Bologna erano due squadre fortissime e la città era considerata una vera e propria basket city. Di quella finale non ho un ricordo ben definito, forse perchè abbiamo perso di 44 punti e quindi non penso mai al fatto di aver giocato una finale di Eurolega . Mi ricordo solo che eravamo una squadra molto forte, ma che nessuno di noi avrebbe mai immaginato che potessimo arrivare fino in fondo». 

 

Le Olimpiadi di Atene 2004: la rivincita di Pozzecco con la Nazionale

«Nel 2003 coach Recalcati decise di non portarmi agli Europei e quindi pensai che non avevo nessuna chance di far parte della squadra per le Olimpiadi nel 2004. Invece, un giorno ricevetti una telefonata da parte del coach che mi disse che mi avrebbe voluto portare ed ero molto felice di questo. Durante la fase di preparazione ero molto sotto pressione perchè sapevo che c’erano giocatori come Basile, Soragna, Marconato, Galanda ecc.. che avevano un posto sicuro, mentre io dovevo conquistarmelo. Per un giocatore rappresentare la propria nazione in una manifestazione del genere è qualcosa di davvero speciale ed unico. Ero presente nel momento più importante ed in parte ha cancellato le delusioni di quando sono stato a casa». 

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15 maggio 2008 Avellino – Capo d’Orlando 

«Sono passati tanti anni, ma se ci ripenso mi commuovo ancora. Il ricordo più bello che ho di quella giornata è la scritta che avevo sulla maglia “Chicco,” in ricordo di Enrico Ravaglia, scomparso nel 1999, mio compagno di squadra a Varese e mio grande amico. Ho deciso di scrivermi quel nome perchè è come sei lui in quel momento così importante della mia vita fosse dentro di me».

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Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, comincia la carriera da allenatore (Capo d’Orlando, Varese e Fortitudo

«Non è un caso che io abbia allenato queste tre squadre in cui ho giocato. E’ normale che sia stato così ed è bello perchè vuol dire che da giocatore ho lasciato un bel ricordo. Sono contento di aver avuto la possibilità in queste tre squadre anche se magari non è andata come speravo, molto probabilmente sentivo troppa pressione, quella che a Sassari per il momento non sento e credo mi abbia aiutato molto».

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Basile e Soragna 

«Ho sempre desiderato allenare dei miei compagni di squadra perchè sapevo che non avrei avuto tante difficoltà e che tutto sarebbe stato più semplice. E’ stata un’annata bellissima con loro e non c’è mai stato un momento di “tensione” tra di noi ed è stato davvero bello poter allenare due giocatori come loro di grande carisma».

L’esperienza da assistente al Cedevita

«Sono stati due anni meravigliosi, in cui ho avuto la fortuna di ricoprire un ruolo che non avevo mai ricoperto prima e mi è servito tanto per migliorare e crescere come allenatore. Il lavoro del vice è quello di preparare la parte tattica della partita e di curare la parte video ed erano cose che non avevo mai fatto. E’ stata un’esperienza stupenda».

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La trattativa con la Dinamo Sassari 

«Ero a Formentera quando mi arrivò la chiamata del presidente Stefano Sardara, che mi comunicò la sua decisione di volermi alla Dinamo come coach dopo le dimissioni di Vincenzo Esposito. Non esitai neanche un istante e presi il primo volo per la Sardegna. Lui però mi chiese di non fare delle follie perchè credeva molto in me e io lo tranquillizzai dicendogli che poteva stare tranquillo. Sarò sempre grato a Stefano». 

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La vittoria in Fiba Europe Cup e la Finale Scudetto…

«Andando oltre le vittorie, la cosa più bella dello scorso anno è stato il percorso che abbiamo fatto. Ottenere 22 risultati utili consecutivi non è una cosa banale anzi, c’è stato tutto un duro lavoro. La nostra forza è stata l’unione che c’era tra giocatori, staff e società». 

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Marco Spiussu

«Marco Spissu è un giocatore forte e questo l’ho sempre pensato. Tutto quello che facendo è solo merito suo. Io ho deciso di puntare su di lui perchè sapevo che tipo di giocatore è e cosa mi avrebbe potuto dare. Sono molto contento di come sta giocando e sono sicuro che farà molto bene e si toglierà parecchie soddisfazioni».

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La “nuova” Dinamo

«Quando abbiamo allestito il roster quest’estate, il primo nome che ho fatto è stato quello di Michele Vitali. Ho chiesto alla società se c’era la possibilità di prenderlo e quando ho capito per era un’operazione possibile ho insistito. Michele è un giocatore fortissimo e ha tante qualità. Sono convinto che diventerà ancora più forte e crescerà. Bilan lo avevo allenato ai tempi del Cedevita e mi ricordavo che fosse forte, ma non così tanto. E’ stato per diversi anni accostato a squadre di Eurolega, ma poi non si è fatto più nulla. Sono davvero molto contento di averlo con noi». 

L’inizio di stagione (la Supercoppa vinta, il terzo posto in campionato ed il primo nella Basketball Champions League)

«Siamo molto soddisfatti di questi primi mesi perchè i risultati che stiamo ottenendo sono figli del percorso che stiamo costruendo. C’è un rapporto bellissimo con i tifosi e si respira davvero un’aria bellissima qui. Ora dobbiamo continuare così e non fermarci».

La Nazionale Sperimentale

«Ringrazio il presidente Petrucci e chi ha condiviso questa scelta. Sono orgoglioso di poter allenare questa Nazionale e non vedo l’ora di cominciare. Credo molto nei giocatori italiani ed inoltre credo che bisognerebbe puntare più su di loro ed avere maggiore fiducia».

La Turkish Airlines EuroLeague

«E’ una manifestazione stupenda, nella quale c’è un’alta qualità di pallacanestro e sotto certi aspetti è anche più bella della NBA. L’unica cosa che cambia rispetto alla NBA sono alcune regole e penso che bisognerebbe trovare un punto d’accordo ed avere le stesse. Faccio il tifo per Milano, perchè e l’unica squadra italiana e per il Fenerbahce. Ho grande stima di Ettore Messina e di Zele Obradovic, che considero i migliori allenatori in Europa». 

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Fonti Foto: Eurosport, Fip, Pallacanestro Varese, Dinamo Sassari

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