Vince un Efes notevole, ma l’Olimpia c’è

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Un’altra gara di ottima pallacanestro, un altro spettacolo di livello assai elevato per i 9416 del Mediolanum Forum, trascinati da una squadra di casa che sa farsi amare ed in piedi ad applaudire anche gli ospiti, ad oggi  tra le due-tre squadre migliori della Turkish Airlines Euroleague, certamente la migliore vista a Milano sinora.

Ed è proprio da quell’applauso convinto a fine gara che si deve partire, perché è testimonianza di una folla che riconosce lo sforzo ed il valore dei propri beniamini senza mancare di rendere il giusto omaggio a rivali di valore molto levato, a partire da quel Larkin che ha generato più di una reazione di meraviglia.

Ha vinto l’Efes, perché oggi pare più forte, sebbene si tratti della classica sfida decisa da un paio di dettagli, che siano un tiro, una palla vagante od un rimbalzo che avrebbero potuto indirizzarla dall’altra parte. Ma quei dettagli, sebbene pure parte dei cosiddetti “intangibles”, sono andati spesso in direzione turca, come ha chiaramente ed onestamente ammesso un deluso Jeff Brooks a fine gara al nostro Lorenzo Lubrano: «Abbiamo perso troppe palle 50/50, io non posso essere contento per un’occasione persa».

La nostra abituale analisi, sperando le 5 situazioni che riteniamo più significative.

 

  • L’Efes ed i tre punti: la chiave, la sofferenza e la forza

Prima di ieri sera i turchi tiravano 82/235 dall’arco, pari al 34,9%,  esattamente confermato dall’8/23 che è voluto dire 34,8%. Il problema milanese, nonché la forza della squadra di Ataman, è che quel dato, arrivando al Forum, era composto da un 55/126 (43%) opera di  Larkin, Micic e Peters, mentre il resto della squadra era fermo ad un misero 24,77% (27/109). Messina sapeva bene tutto ciò ed ha organizzato una difesa assai efficace e competente per togliere tanto ai tre frombolieri avversari, limitandoli ad un 4/14 assai sotto media. Risultato finale? Vince l’Efes. Farlo in condizioni in cui la bravura dell’avversario ti toglie le armi migliori ed in cui sai soffrire è un ulteriore sintomo di forza, di equilibrio e di grandissima efficacia di tutto il sistema. Giù il cappello!

  • La classifica non mente

Due gare in 48 ore hanno mostrato tre squadre che affrontavano la settimana da leader della lega. Si può tranquillamente dire, sia prima che dopo queste due sfide, che tale classifica era e resta assai veritiera, con valori precisi. Tutte e tre le protagoniste paiono appartenere al livello più alto della competizione, con l’Efes un gradino più in alto, anche grazie ad una struttura consolidata su cui si è lavorato soltanto con inserimenti assai mirati, mentre Milano e Maccabi stanno lavorando per valere quelle vette, già oggi decisamente più avanti di quanto un normale processo di crescita potesse far pensare.

  • Diavolo di un Ataman…

Mi descrive, alla viglia, le qualità da 5 “tiratore” di Singleton, cosa che mi fa pensare ad un largo utilizzo dell’ex blaugrana in quel ruolo. Ingenuo io, pollo direi… Non lo vediamo mai per tutta la gara in quella posizione, poi arriva il momento della verità ed ecco che improvvisamente Pleiss, sino a lì abbastanza dominante, si siede. Tripla di Singleton che apre la difesa milanese e scuote definitivamente la partita indirizzandola, senza via di ritorno, verso il Bosforo.

  • Assenti che vogliono dire grandezza, presenti che fanno la differenza 

Olimpia ed Efes sono due ottime squadre anche perché giocano una gara di questo tipo senza tre protagonisti assoluti di questo torneo ed uno che iniziava ad affacciarsi con positività recente ad un rendimento europeo importante. Gudaitis e Dunston sono due dei migliori centri e tolgono tanto alle proprie squadre quando non ci sono, soprattutto dal punto di vista della presenza in area e dell’occupazione di spazi vitali nel gioco di oggi. Amedeo Della Valle, atteso a breve al rientro, rappresenta quella variabile di cui l’Olimpia necessita a livello perimetrale: se si confermassero i progressi visti in almeno tre gare di inizio anno, il valore globale milanese non potrebbe che salire. Ma più di tutti, dimenticato perfino da Ataman quando cita l’assenza del solo Dunston, parlerei di Adrien Moerman, uno reduce da una stagione stellare e forse il miglior 4 in assoluto per completezza di soluzioni tra i 7 metri ed il ferro. Ecco, all’Efes manca anche questo signore: è bene allacciare le cinture.

Tra i presenti, chiamati a coprire ciò che viene a mancare nel momento del bisogno, eccellono in maglia biancorossa Jeff Brooks e Paul Biligha, ognuno per proprie precise caratteristiche ma entrambi accomunati da un’applicazione ed un’impatto assolutamente da amare. Però di là c’è Pleiss che non scherza, persino duro a tratti, cosa che normalmente non è, e ci vorrebbe un corpaccione da opporgli, quello di cui dispone Tarczewski. Purtroppo l’opposizione è assai limitata, perché zero rimbalzi difensivi e solo due offensivi non possono bastare, così come un paio di momenti chiave in negativo fanno parte dei dettagli che portano la gara su determinati binari. A cominciare dagli ultimi 5 secondi prima della sirena del 20′: tra fallo in bonus e tecnico annesso la reazione di Messina è il modo migliore per comprendere la situazione.

In casa Efes i rimproveri maggiori di Ataman vanno a Kruno Simon, che negli attimi decisivi prova a tenere aperta la gara con tre errori incomprensibili per uno della sua esperienza. Grandi gare portano anche a grandi errori.

  • I singoli e la classe, oltre il risultato

Shane Larkin è straordinario, non è una novità. Vederlo però da vicino utilizzare quelle gambe razzenti senza soluzione di continuità è musica dolcissima per chi ama il gioco. Il rimbalzo difensivo a quote che dovrebbero essere per lui inesplorate, in un momento decisivo a fine gara, è l’immagine più bella. Inno alla gioia del basket.

Come inno alla gioia è il canestro del 48-49 di Scola, su assist di Rodriguez. I 24 secondi se ne stanno andando, il Chacho prova battere il suo uomo, è quasi in volo per una conclusione pressoché impossibile ed ecco che sulla linea di fondo si palesa Scola, perfetto lettore dell’emergenza, dettando il passaggio per un facile appoggio alla tabella. Facile, sì se sei Lusi Scola innescato da Sergio Rodriguez. L’argentino gioca una gara modesta, cosa peraltro comprensibilissima a quell’età e dopo un capolavoro di prestazione come quella di martedì. Per il play milanese trattamento speciale della difesa turca riuscito perfettamente: nell’eccellenza abituale si può dire che 11+9 con una sola persa non sia ottimo tabellino. Anche qui, certamente, ma solo se sei il Chacho…

L’energia che mettono in campo a livello fisico ed atletico Micic e Larkin per 35′ e 30′ è qualcosa di surreale e senza pari in tutta l’Eurolega. Accoppiata alla gestione perfetta di Coach Ataman, vuole semplicemente dire primo posto strameritato.

Le belle sconfitte non esistono, ma esistono le prove che ti danno consapevolezza e stimolo a continuare il grande lavoro che stai facendo. Questa è la gara di Milano.

Martedì aveva vinto Messina, ma non aveva perso Sfairopoulos. Ieri sera ha vinto Ataman, non ha perso Messina.

 

 

 

 

 

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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