Ergin Ataman : L’Olimpia è una squadra da Final 4 e per me non è una sorpresa

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Una delle oramai abituali serate che definire uggiose è assai limitativo, il buio davanti al Forum è rotto dai fari del bus che accompagna l’Efes dall’hotel all’allenamento, previsto come spesso accade secondo preferenza dei Coach allo stesso orario in cui si giocherà il giorno seguente.

I giocatori scendono velocemente ed imboccano il tunnel verso l’arena. Con il nuovo calendario, spesso sembrano dei robot impostati per svolgere un determinato compito, come tali parrebbero del tutto estranei ad ogni tipo di emozione, ma poi, appena toccato il parquet, è come se la magìa del gioco si impossessasse delle loro menti e dei loro corpi. Ed ecco che all’improvviso iniziano quelle classiche sfide di tiro impossibili, le prese in giro per il piccoletto che non arriva al ferro così coi quelle per il centro che spadella rovinosamente dall’arco.

Il comandante Ataman è nella sua posa abituale, controllore e gestore delle fortune dei suoi da bordo campo, attento a qualsiasi dettaglio.

Ergin è uomo che come tanti, a volte,  ha sbagliato, ma diversamente da tanti lo ha saputo ammettere. Questa è la qualità che gli riconosceremo sempre.

Come sempre disponibile e schietto, la chiacchierata con lui scorre molto piacevolmente su tanti temi, ma c’è un allenamento da iniziare, bisogna far presto.

– Ergin dopo un primo spicchio di stagione, che bilancio fai della vostra avventura europea?

Bene, sono soddisfatto. Siamo più avanti dello scorso anno ma c’è ancora molta strada da fare per crescere. E’ presto, tutto sommato. La presenza sin dall’inizio di Shane (Larkin) in buona forma ci ha aiutato molto.

– A proposito di giocatori, da inizio stagione sei senza Adrien Moerman: confermato il rientro per dicembre come da programma?

Sì, per metà dicembre dovrebbe essere disponibile.

– Una curiosità su un altro tuo giocatore, ovvero Chris Singleton. A Kuban, 4 anni fa aveva una dimensione interna un po’ più consistente, mentre ora, tra Barcellona ed Istanbul mi pare sia sempre più il classico lungo perimetrale. Non è troppo lontano dal ferro, con conclusioni da tre quasi superiori numericamente a quelle da due (119 e 127 in Spagna, 19 e 22 in T)urchia) ed una media rimbalzi (4,4 e 3,9 rispettivamente) che dovrebbe essere più alta con quel corpo?

Sai, anche a Kuban in realtà giocava molto da “5 tiratore”, (ndr indicazione per stasera,  vista la quasi certa assenza di Dunston?) forse un po’ più vicino al ferro talvolta, ma poi già ad Atene, prima di Barcellona, e poi qui da noi, col ruolo di 5 coperto è diventato quell’arma da perimetro che molti cercano oggi. Poi sono d’accordo, se prendesse qualche rimbalzo in più non mi dispiacerebbe. 

– Impossibile non chiederti di quel “unprofessional” con cui hai etichettato la prova di Atene di Vasiljie Micic (0/6 da tre e 7 perse). Dopo quella tua dichiarazione il giocatore ha detto 14/19 da due, 10/12 da tre, 19 assist e 11 perse in tre gare. Ed allora prima Ataman “non doveva usare quei termini”, poi però “ha fatto bene, hai visto la reazione di Micic?”. Dove sta la verità?

Non c’è una verità e non è merito mio quello che ha fatto nelle ultime gare. Lui è questo. Due giorni prima era stato MVP, poi fa una prova del genere in una gara importante e particolare… Io sono così, aperto e diretto, loro mi conoscono e sanno come sono e cosa voglio. Era il mio sentimento, ho ritenuto giusto dirlo.

– 9 gare sono già un discreto campione per una riflessione. Mi pare che il gioco si stai avvicendano, molto spesso, a ritmi e situazione tecniche NBA. Parecchie gare ad alto punteggio, transizione offensiva rapida, prestazioni dall’arco notevoli, anche diverse asfaltate e così via. Sei d’accordo?

Assolutamente sì ed è abbastanza normale. Coi ritmi del calendario hai ancora meno tempo rispetto al recente passato per preparare tatticamente le gare, quindi meglio liberare il talento dei giocatori e quel talento si esprime meglio in velocità, 1vs1, soluzioni dirette dal “pick and roll” etc. 80 gare è normale che aumentino la libertà rispetto alla tattica. Il pubblico si diverte di più rispetto quando assisteva a dei 63-58…

– Le difficoltà del Fenerbahçe, l’inizio un po’ lento del Real, il rinnovamento del Cska: sono solo alcuni segnali ed è presto, ok, ma sono cambiati gli equilibri di un torneo che sino allo scorso anno pareva soltanto dover scegliere chi fosse la quarta alle Final 4?

Sì, sono cambiati. Ci sono 6 squadre oggi che possono fare le Final 4, io ci metto Milano ed il Maccabi tra quelle che non  erano considerate lo scorso anno. E non dimenticherei il  Fenerbahçe (ndr l’intervista è delle ore 20, prima dell’ennesimo rovescio della squadra di Obradovic), che ha difficoltà ma ha un roster importantissimo che troverà gli equilibri dopo un inizio difficile dovuto anche ad un calendario che è molto strano.

– Ecco, Milano e Fenerbahçe, cominciamo dai biancorossi, partiti fortissimo. Che squadra sono?

Per me non sono una sorpresa, non avevo dubbi che con l’arrivo di Messina e, contestualmente, di giocatori straordinari come Sergio Rodriguez diventassero una squadra da Final 4. Ed oggi lo sono.

– Mi hai sempre parlato in termini notevoli di Messina…

Ok, la mia idea, ma basta la carriera per spiegarne inequivocabilmente la grandezza.

– Veniamo al Fenerbahçe. A parte le cose che hai già detto, c’è quell’ormai famoso “timeout” di Zeljko che fa discutere tutta Europa. In sua difesa, sebbene non ne avessi certo bisogno, chi arriva? Proprio Ataman… Che idea hai della situazione?

Io non so molto ed in ogni caso non voglio parlare di situazioni altrui, però è chiara una cosa ed è la ragione per cui ho parlato. Il timeout è un momento molto intenso tra giocatori e coach e non dovrebbe essere reso pubblico in diretta. Succede in ogni ambiente di lavoro, anche tu litigherai pesantemente coi colleghi, ma in un ufficio normale non c’è l’adrenalina che accompagna una gara e giocatori che arrivano in panchina dopo uno sforzo continuato. Così come per un Coach, la pressione del momento che deriva dallo sforzo è notevole, quindi può accadere. Poi è la storia di Zele a ricordarci il suo rapporto coi giocatori, che ho definito padre-figlio.

– Infine registriamo proprio oggi il ritorno ufficiale di Rick Pitino: un ulteriore miglioramento qualitativo in Turkish Airlines Euroleague?

Welcome back! Questo te lo dico in inglese.

 

Inimitabile, Ergin. Fatto lui han gettato lo stampino.

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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