Come onorare al meglio Dino Meneghin? Ci pensano Rodriguez e Scola, l’Olimpia vola

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L’atmosfera di festa, ma soprattutto di sconfinata ammirazione per un campione senza età e senza pari, ha contagiato l’ambiente del Forum sin dalle prime ore della serata.

Cerimonia emozionante, figlia di quegli anni d’oro che Ettore Messina vuole fortemente far rivivere a Milano, sebbene la Turkish Airlines Euroleague di oggi sia cosa diversa, più complicata, anche se non  necessariamente tecnicamente più valida, anzi. Non è il caso di aprire il dibattito tecnico in questa sede, ed allora, dopo Dino Meneghin, si celebra il successo di questa Olimpia Milano che pare non volersi fermare, confermandosi al vertice di un torneo sempre più appassionante.

Il valore di questa W è ancor superiore se lo si valuta nell’ottica del peso avversario: il Maccabi è una signora squadra, molto ben allenata e che avrà certamente un futuro importante già da questa stagione.

Nella consuetudine di #eurodevotion la straordinaria prova milanese, guidata da Sergio Rodriguez e Luis Scola,  riletta nei nostri 5 punti.

 

  • Difesa, la chiave: ok, però…

Se ne è parlato a lungo, Tel Aviv arrivava a questa gara con la miglior difesa del torneo (parliamo di “defensive rating”, non certo dei punti subiti che contano ben poco e dipendono da altro) e diversi possessi lo attestano anche in questa sfida, soprattutto nel primo quarto, quando le mani addosso e l’apertura alare di diversi protagonisti gialloblu sembrano elemento decisivo nelle palle perse milanesi.

La stessa Milano, nei momenti migliori, tanti, della stagione aveva sino a qui dimostrato di saper eccellere in fase difensiva a livello di squadra, seppur diversi elementi non siano catalogabili come dei “cagnacci”.

Tutto bene, tutto corretto e nessun dubbio che i titoli e le gare che contano si portino a casa in difesa, poi però bisogna fare i conti con la pallacanestro moderna, quella dei creatori di gioco come Rodriguez e Wilbekin, cui ci dedichiamo nel prossimo punto. Ed allora la sfida delle grandi difese diventa un 92-88 in cui eccellono a lunghi tratti gli attacchi, ognuno secondo le proprie caratteristiche. Che certamente vengono forzate da due assenze, una per parte, importantissime come quelle di Gudaitis e Casspi, che si bilanciano per peso ma appunto darebbero condizioni differenti di lavoro ad entrambi i coach.

Milano scollina per l’ennesima volta oltre il 45% da tre, di fronte a chi normalmente concede il 36,6%: sono tiri costruiti bene almeno nel 60-70% dei casi. Poi ci sono i singoli ed allora i limiti diventano inesplorati. Il lavoro di Messina è straordinario nella costruzione dei buoni tiri e queste statistiche arrivano da lì, non certo da preghiere raccolte dai gestori del cielo cestistico.

Il Maccabi gioca un’ottima gara anche offensivamente, ma deve rimpiangere, in tale equilibrio almeno 3-4 possessi che da rapida transizione non sono diventati vero e proprio contropiede. Contro una rivale di questo tipo non puoi concederti errori in 3vs1. Dettagli, decisivi, mai casuali.

  • Sergio vs Scottie

Non potevano esserci dubbi, non ci sono stati dubbi. Due protagonisti assoluti a queste latitudini, così diversi ma così di impatto. Leadership a tutto tondo ed esecuzioni fondamentali per la propria squadra, abilissimi a farlo in proprio così come nel coinvolgimento dei compagni. “El chacho” è più playmaker classico, oltre che titolare di un carriera oltremodo superiore, mentre l’americano è il prototipo della pointguard moderna, leggermente più portato a battere il proprio avversario e chiudere la faccenda subito, possibilmente dall’arco. Gli 11 assist del primo ed il 6/10 da tre del secondo sono la testimonianza di quanto sopra. Duello stellare, se si potesse dividere il premio di MVP questa sarebbe l’occasione ideale.

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  • I Coach e gli scacchi: i giornalisti israeliani comprendono e spiegano basket

Non ci sono in campo Doron Jamchi, Mickey Berkowitz e nemmeno Moti Aroesti, così come Mike e Bob non sono al fianco di Dino, perché di leggendario ad oggi le due squadre in campo non hanno ancora nulla, ma si tratta di due compagini che ad oggi hanno spesso rappresentato l’eccellenza europea in questa stagione e l’organizzazione data dai due Coach lo dimostra.

Parla correttamente di “partita a scacchi” la competentissima stampa israeliana dopo la gara e sia Messina che Sfairopoulos non possono che riconoscerlo. Quintetti atipici di assai differente matrice, cambi per spostare gli equilibri ai quali giungono immediate risposte dalla panca avversaria, tentativo costante di fare male dove chi hai davanti può soffrire di più. Vince Messina, non perde di certo Sfairopoulos.

  • Luis Scola, la mossa ed i lunghi

Con il solo Tarczewski di fronte a Black ed Hunter è chiaro che c’è poco da fare nei pressi del ferro. Ed allora Messina, tanto prevedibilmente quando efficacemente, porta il suo 4-5 argentino a giocarsela spesso dall’arco. Ne esce un 3/5 decisivo, ne esce l’ennesima prova superba di un fuoriclasse assoluto che lo è soprattutto perché capace di non andare sotto contro avversari che oggi dovrebbero farlo a pezzi. 7 rimbalzi quando un Hunter ne raccoglie 5 più o meno negli stessi minuti? Clamoroso. Biligha è al solito generoso e positivo nell’atteggiamento, mentre il sopracitato Kaleb ci prova, ma è sempre troppo poco efficace tecnicamente, senza reali movimenti da pallacanestro vera e soprattutto non può certo raccogliere due sole carambole in 15’17”. Non si pretendono soluzioni alla Olajuwon, ma almeno l’atletismo che gli appartiene sì. Che il professor Scola inizia le lezioni di piede perno, come ci ricordava propio Meneghin…

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  • La parola ai Coach

«Il nostro obiettivo sono i Playoff, che possiamo fare in Eurolega. Ma dobbiamo capire che non possiamo considerare questo torneo come quello che interessa di più perché, diversamente, nel campionato italiano dobbiamo lottare per vincere». In una notte perfetta il grande Coach sa come ricordare ai suoi che le varie Bologna, Brindisi, Brescia etc non possono essere messe lì in un angolo in attesa di tempi migliori che arriveranno per grazia ricevuta. Il grande Coach sa essere psicologo, al momento giusto. Messina, non finiremo mai di ripeterlo, è tutto ciò.

Così come grande è il suo rivale di ieri, quel Ioannis Sfairopoulos che ha classe perfino nella protesta : «Chiamata incredibile, così, all’improvviso, quando per tutta la gara lo hai concesso a tutti hanno…» lamenta giustamente, ma con un pizzico di ironia, quando vengono fischiati tre secondi a Black. «Sono fiero di come abbiamo sempre reagito ai parziali milanesi, per aver lottato fino alla fine». Per come giocate, aggiungeremmo noi. Occhio a questo Maccabi, lo sosteniamo dalla firma di Casspi che completò il roster a fine luglio: dopo la trasferta di Barcellona di venerdì, gli israeliani, saranno 6-4 oppure 7-3 ma, soprattutto, avranno già archiviato viaggi a  Mosca (Khimki), Madrid, Milano ed appunto Barcellona. Che potranno essere anche state eventualmente 4 sconfitte, ma tutte, sinora con la sola eccezione di un paio di quarti a casa Shved, hanno dato dimostrazione di una squadra competitiva ai massimi livelli.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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