#fenerback ? Bayern battuto sulle orme della recente grandezza

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“Our history did not come to an end yet”. Coach Zele indica la via nell’immenso, bellissimo striscione che copre la parte più calda della tifoseria della Istanbul asiatica.

Serata da emozioni fortissime in riva al Bosforo e le facce che la introducono dicono tutto. C’è tensione, tanta, concentrazione, ancor di più, passione, infinita. E’ chiaro sia la notte del Fenerbahçe più che del Bayern, avversario che tuttavia non è mai facile da affrontare in nessuna occasione ed ancor meno se hai le spalle al muro, con una pressione che attanaglia.

Per una volta, niente “5 punti” di #eurodevotion. Oggi la cronaca è analisi in sé ed il susseguirsi di sensazioni è racconto di corpi e menti che vanno oltre il singolo episodio agonistico.

E quando piove, può diluviare. 7-2 iniziale, poi 0-9 tedesco e vantaggio esterno sulle ali di Monroe e Koponen. 4 punti di Williams evitano il primo momento terribile.

“Pure passion and intensity”: è la descrizione del primo timeout di Zeljko da parte del telecronista. «Siate aggressivi tutti, guardate il canestro, tutti !!!».  E’ il messaggio che arriva dopo un’idiozia sesquipedale di Kalinic che tira la maglia dell’avversario ad 1, 9″ da fine possesso. C’è frustrazione in quel chiaro antisportivo. Tanta.

La squadra si muove molto meglio quando Sloukas e De Colo vengono separati, altrimenti  si gioca su un lato solo, clamoroso downgrade per la miglior pallacanestro di sempre sul lato debole.

24″ del Bayern sono una nuova sensazione positiva cancellata da un possesso offensivo di esecuzione senza cuore.

18-15 a fine quarto: quante volte avete visto De Colo palleggiarsi sul piede e non avere idea di dove finisca il pallone?  E’ dramma, sportivo ok, ma dramma resta.

Layup sbagliato da Vesely, pessimo pallone in post di Gigi Datome ed un’altra buca è scavata in proprio: il Bayern fa il suo, come sempre.  20-23 ma soprattutto 12 rimbalzi a 7 per gli ospiti: suona male…

I tedeschi arrivano al ferro troppo facilmente e gli aiuti cui eravamo abituati nell’area el Fener sono occasionali e sconclusionati: qualcuno salta, qualcuno fa fallo. Cuore di capitano, Mahmutoglu dall’arco e 25-25. Ora c’è Kostas e non c’è Nando. Ancora Melih ed è 28-25, la Ulker Arena riprende voce grazie a singoli momenti di Fener d’annata: De Colo è seduto. Monroe è un clinic vivente in post: per sé e per gli altri.

30 pari: non è Wimbledon ma la tensione sembra quella della prima domenica di luglio…

Kostas e Nando: si ricompone la coppia, ma a Monroe interessa poco. OMG!  Derrick Williams alla Derrick Williams: più atteso di Godot!

Se alla sirena di metà gara sei 40-39 dopo che hai tirato 9/15 da 2 e 6/10 da tre, qualcosa non va: 10-18 a rimbalzo con nove carambole lasciate agli avversari sotto il proprio canestro. Non è difficile pensare alla ragione tecnica, ma viene tutto dalla mente, che serena non è.

Ed è sulla quella mente che un Obradovic estremamente lucido e tranquillo parla ai microfoni di Euroleague.tv .

Il terzo quarto è ulteriore altalena di emozioni, fortissime, in cui il Fenerbahçe è sulle spalle di un Derrick Williams indemoniato che ha voglia di esplodere in tutta la sua onnipotenza cestistica, ma il Bayern non molla tanto che l’alternanza dello score resta immutata.

Ad 1’14” la tripla di Zipser è tremenda per impatto sulla gara: 59-62 dopo che  perfino il veterano Alex King aveva provato a spingere nuovamente all’inferno la squadra di Obradovic. I timeout dello stesso coach sono una continua situazione di psicologia, aggressività e messaggio tecnico in perfetta combinazione. C’è la durezza di chi sa che deve pretendere di più dai suoi ma non vuole rompere un equilibrio che è di questi tempi molto instabile, coi fantasmi dello Zalgiris che paiono seduti in panchina tra Gigi, Nando, Kostas etc.

La carica la suona Sloukas con un “jumper” deciso e vecchio stampo, dopo blocco di Vesely: 61-62 che manda tutti all’ultimo riposo breve. Non lo sappiamo ancora, ma è l’alba di un parziale che dirà, di qui alla fine, 31-20 e finalmente quella lettera magica: W.

Gigi si getta su quasi tutti i palloni, Vesely comincia  fare la voce grossa al ferro, Derrick Williams continua la sua grande prova di aggressività offensiva, Mahmutoglu prosegue la serata da capitano con la “C” maiuscola, Kalinic fa il suo, Bobby Dixon suggella il tutto per l’82-70 che chiude la gara. La squadra di Radonjic è troppo passiva e lascia campo, anche costretta, ad un Fenerbahçe vecchio stile, quello che vince avendo qualcosa da tutti. Per quei rimbalzi finisce 30-20 per i tedeschi, ma il secondo tempo è solo 12-10 per Monroe e soci, con due carambole raccolte sotto il canestro turco (erano 10 nei primi 20′). 24 assist e 9 perse vogliono dire qualità ritrovata in parte, certamente con l’ausilio della retina scossa col 66,7% da due ed il 50% da tre su 24 tentativi.

De Colo è seduto. Ci sono casi, dinamiche e necessità. Obradovic non guarda in faccia nessuno.

#fenerback ? Passo dopo passo. “Never underestimate the heart of a champion“. Rudy T oggi è la sintesi di tutto ciò che si è vissuto nella notte della Ulker Arena, che ha ripreso voce e fiducia grazie alla sua squadra. Perché sono le squadre a trascinare il pubblico, anche quello storicamente più caldo.

«I miei giocatori devono capire che dobbiamo essere concentrati in ogni secondo degli allenamenti, non solo in partita». Il messaggio della buonanotte firmato Obradovic non è per nulla casuale.

(photo : fenerbahce.org )

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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