Chiarimento arbitrale su Olimpia vs Barcellona: tutto a norma di regolamento sull’infortunio di Brandon Davies

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Come sempre, in presenza di una situazione regolamentare non chiarissima a tutti (in primis a noi), proviamo a trattarla con uno schema fisso, ovvero separando i fatti dal regolamento,  per poi proporre la nostra analisi.

E per il regolamento ci affidiamo a Silvio Corrias, grande fischietto italiano con  significativa esperienza internazionale, oggi gestore dello splendido  sito http://www.weref.it, che ci offre settimanalmente elementi importantissimi per comprendere situazioni a noi poco chiare se non pressoché sconosciute.

Diversi lettori ci hanno chiesto di analizzare quanto accaduto in occasione dell’infortunio di Brandon Davies durante Olimpia Milano vs Fc Barcelona, a poco meno di 5′ dal termine dell’ultimo quarto. L’arbitro avrebbe dovuto fermare il gioco? Lo avrebbe dovuto fare la squadra milanese? Lo avrebbe potuto chiedere quella catalana?

 

I FATTI

Minuto 4’49” dell’ultimo quarto, rimessa sotto canestro per il Barcellona, con 5 secondi disponibili nel possesso, che a 4’46” va al tiro da tre con Claver. Sbagliato, il rimbalzo finisce nelle mani di Della Valle. Sin dalla ripresa del gioco vi è una discreto scambio di cortesie tra Arturas Gudaitis e Brandon Davies. In ordine temporale, l’ultimo fallo non sanzionato è del lituano, ma ce n’è per fischiare in precedenza. Quando, mancando il reale contatto per il tagliafuori, Gudaitis cade su Davies, il ginocchio sinistro dell’americano resta “sotto”, causando un infortunio che toglierà dalla gara definitivamente il giocatore.

Dopo il rimbalzo di Della Valle l’Olimpia continua il suo possesso ed al termine del 5vs4 trova la tripla proprio dello suo numero “00”  per il 64-60 a 4’28”. Vi è una leggera esitazione dello stesso giocatore, dopo aver raccolto il rimbalzo sul tiro di Claver, molto più chiara dal vivo che dalle immagini televisive. Da notare, nell’ambito di un regolamento che ormai non viene quasi più applicato, che Luis Scola, in questo possesso offensivo, entra in area dei tre secondi a 4’35” e ne esce quando il cronometro segna 4’28-4’29” (questione di frame).

IL REGOLAMENTO

Gli arbitri devono fermare il gioco solo in caso di infortunio che comporti la presenza di sangue o di un colpo alla testa, nonché in situazione potenzialmente pericolosa (giocatore a terra, ad esempio  sotto il canestro con altri che saltano in zona). In qualunque altra situazione il gioco deve continuare,  a meno che non vi sia la richiesta di arresto del gioco stesso da parte di chi ha il pallone in mano. Quindi, a termini di regolamento, quanto accaduto è assolutamente regolare e non vi è giustificazione per le proteste di Pesic. Che sono comprensibili umanamente (vedi un tuo uomo a terra) ma non regole alla mano. La ratio di questa regola sta nel fatto che non si è voluto, già dagli anni ’90, dare un vantaggio a chi esagerava l’impatto  degli infortuni simulandone conseguenze più importanti. Anche perché se si fermasse il gioco dopo alcuni secondi verrebbe danneggiata la squadra in possesso di palla, che riprenderebbe con una rimessa eseguita con un tempo  sul cosiddetto “shot clock” ridotto di quei secondi già trascorsi.

IL COMMENTO

Detto che non vi è alcuna infrazione non sanzionata, resta il dubbio che è venuto a diversi appassionati probabilmente più sensibili a determinate situazioni: Milano ha mancato di sportività confermando il gioco con un avversario a terra?

Non ci sono elementi per  parlare di comportamento poco sportivo da parte di Della Valle (palla in mano) o dei giocatori milanesi. Può anche essere (non lo sappiamo) che sia mancata l’esatta consapevolezza della gravità dell’infortunio, nella concitazione dei momenti chiave di una sfida così importante.  Certamente Brandon Davies non simula: non è atleta che lo ha mai fatto e lo conferma in questa occasione. E’ una semplice questione di sensibilità e di comprensione del momento: a noi piacerebbe che il gioco si fermasse sempre perché questo sport vede molto raramente casi di simulazione di infortunioche invece siamo stucchevolmente abituati a vedere, ad esempio, nel calcio. La cultura di questo sport è superiore e spesso si avvicina a quella del rugby, il cui concetto è semplice: se vuoi menare io ci sono e per togliermi dal campo o vedermi a terra devi farlo più duro di me.

In quanto alla ratio della regola sopra descritta non saremo mai dalla parte dei simulatori e non ci piace che, per colpa di pochi, si scriva una regola che dà la possibilità di un vantaggio all’avversario di chi ha subito un infortunio. Non è questione di Olimpia, di Barcellona o di squadre di “minors”. La nostra idea è che se un infortunio causa una superiorità numerica, il gioco andrebbe interrotto.

Infine per quanto riguarda la situazione dei “3 secondi” di Scola non sanzionati, la domanda che poniamo è semplicissima: perché mantenere in essere una regola che quei tre secondi non li considera nemmeno più? Siamo ben oltre i 5″ e non certo solo in questo caso. Anche ieri sera decine di mancate chiamate, come più o meno in ogni gara. Ormai i giocatori lo sanno e ne approfittano. E non si dica che si considera l’impatto reale del giocatore sull’azione con la sua permanenza in area, perché nell’esempio di ieri, come in tantissimi altri, il solo fatto che un giocatore stazioni in quella posizione causa  movimenti difensivi che influenzano lo svolgimento dell’azione e segnatamente le scelte della difesa.

A margine, la certezza che durante quell’azione vi siano stati almeno tre errori arbitrali aumenta soltanto la nostra perplessità di fronte al fatto che una gara che assegnava il primato non vedesse protagonisti alcuni tra i fischietti migliori della lega (Hierrezuelo, Lottermoser, Garcia, Ryzhik, Latisevs…). Nessuna polemica o dietrologia, che non sopportiamo e non ci appartiene, solo una domanda legittima proprio in un momento in cui raccogliamo con grande piacere una voce che circola da qualche tempo: l’Eurolega potrebbe aprire la strada al fatto che gli arbitri possano dirigere gare con impegnate squadre della loro stessa nazionalità. Attendiamo quel giorno, sarà un grande giorno per lo sport e per il gioco che amiamo.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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