Il Maccabi c’è! Sprofondo Fenerbahçe, ma…

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Il “sold out” della Menora Mivtachim Arena, per noi con qualche capello bianco più nota come semplicemente Yad Eliyahu, è un tempio assoluto del basket continentale e la notte vissuta ieri è stata giustamente piena dei significati che la situazione del momento gli assegnava. Pur in un contesto tecnico che ha spesso lasciato a desiderare.

Zeljko Obradovic, dopo la gara di Milano ed anche a seguito del pesante rovescio in patria contro il Galatasaray, aveva messo le cose in chiaro: ci sono responsabilità del coach, come detto a Belgrado, ma ora tocca ai giocatori tirare fuori quanto hanno dentro, che è tanto, ma non può più tardare vista la classifica e la situazione assai inusuale che il club asiatico di Istanbul sta vivendo.

Ha vinto il Maccabi perché oggi è molto più squadra e perché per circa 25 minuti il Fenerbahçe non ha fatto nulla di quanto preparato e richiesto dal suo Coach. La reazione turca ci ha mostrato sprazzi di quello che potrà e dovrà essere il ritorno di tanti campioni al livello che loro compete.

L’analisi di Eurodevotion negli abituali 5 punti, che ormai tanto piacciono anche alla concorrenza…

  • Coach vs Coach: Ioannis vs Zeljko

E’ un altro dei grandissimi duelli che possiamo goderci settimanalmente, uno spettacolo nello spettacolo in cui diverse culture di gioco si scontrano sulla base di un minimo comune denominatore che si chiama dettagli, con la stessa “d” di difesa. L’approccio di grande aggressività degli israeliani è fondamentale: coach “Sfai” sa che mettere in difficoltà da subito una squadra con problemi assai profondi può mettere la gara su un piano molto favorevole ai suoi e prepara perfettamente il piano. Se è ovvio che non potesse pensare di tenere i turchi a 6 punti nel primo tempo, lo è altrettanto l’intento di far perdere ritmo all’attacco avversario concedendo spazio ai palleggiatori ed aggredendo dal momento della messa in atto del “pick and roll”. A quel punto diversi secondi se ne sono andati e la vallata del Fener non vede un briciolo di luce.

Obradovic ci prova in ogni modo ma è palese come ai suoi serva un perfetto mix di lavoro e fiducia, qualcosa che si trova tra palestra, spogliatoio ed un poco di confidenza che può arrivare solo da un successo convincente, di squadra. Che oggi il Fenerbahçe non è.

  • La verità nei numeri

11 assist e 17 perse. 44 rimbalzi concessi a fronte di 31 conquistati (15 a 7 quelli offensivi). 9/34 da due punti. Sconfitta di 12, segnando 55 punti, tirando 10/21 da tre contro un misero 6/20 avversario.

Non serve altro per giudicare la gara ed il momento del Fenerbahçe, che col 44,7% in stagione da due punti è penultimo, davanti al solo fanalino di coda Alba Berlino, squadra che non dovrebbe stare nemmeno nella stessa frase coi turchi.

La qualità della pallacanestro, da sempre punto di forza delle squadre di Obradovic, si esprime in questo ed in tanto altro: 107,25% di rapporto tra 74 assist e 69 perse, ad un ritmo gara da 80 possessi che producono 69,8 punti ad uscita. E quel PACE da 80 vuol dire che in tutta la Turkish Airlines Euroleague solo l’Asvel fa peggio (78).

Il NET RATING da -8,5 dice che ogni 100 possessi, i turchi segnano 87,3 punti (peggio solo Valencia, Zenit e Stella Rossa) a fronte di 95,6 punti avversari (qui fanno peggio in 4, compreso il Real…)

  • Tel Aviv ha talento, atletismo e profondità

Che Sfairopoulos portasse il Maccabi ad un certo livello era scontato. Già lo scorso anno, da quando prese le redini dei gialloblu, il ritmo fu da Playoff. E così sarà quest’anno, dopo un mercato intelligente, profondo e completo.

La dimostrazione arriva da una gara in cui si è giocato malino ma si è stati in grado di vincere, chiaramente con la collaborazione di un avversario ai minimi termini, ma comunque in modo che fa capire come le armi a disposizione dell’allenatore greco siano tante, varie e sfruttate la meglio.

La squadra deve crescere come circolazione di palla, poiché quando il ritmo si abbassa si cade in una normalità pericolosa, ma già oggi sa difendersi bene insieme, pur non avendo “cagnacci” particolari nell’1vs1 della propria metà campo.

Tarik Black ed Othello Hunter sono la coppia di centri migliore, almeno oggi, di questa lega. Una serata da 21 punti e 20 rimbalzi combinati, con 7/12 da due ed il solo neo di una lunetta da sistemare (6/11 ed 1/2 rispettivamente) contro Vesely e Lauvergne, dimostrano ampiamente il dominio imposto.

9 uomini sopra i 12′ di impiego, un Avdija in rampa di lancio in campo a 6’57” ed il solo Cohen DNP sono forza che non tantissimi possono pensare di avere.

  • Kostas e Nando: il palleggio, il playmaker occulto ed i tempi dei blocchi

Il Fenerbahçe di Obradovic, negli anni recenti ha sempre presentato dei giochi offensivi in cui un giocatore schierato da 2-3 (prima Bogdanovic poi Guduric) ha preso in mano il gioco da vero playmaker dopo un paio di passaggi dall’entrata nel possesso. Può essere De Colo quest’uomo? Non oggi. Se già si perde tempo a cominciare ad attaccare, concedendo 7-8 secondi di riposo assoluto alla difesa, e poi chi arriva dal lato debole in punta per guidare quell’attacco si diletta in una serie di palleggi inutili, il vantaggio avversario è totale e non ci sono più spazi e mio di offendere.

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Il “pick and roll” chiave del gioco moderno, è efficace se chi palleggia sa quando e come partire, per non svilire l’efficacia del blocco: Sloukas e De Colo, in particolare, sbagliano sempre questi tempi. Se vi aggiungiamo che questi blocchi sono ben lontani dal ricordare le famose “case cantonali”, la frittata è fatta. Oggi il problema numero uno è questo e deriva da un utilizzo errato per tempi del palleggio che crea un’entrata errata e l’effetto domino di un lato debole che diventa terra di conquista per una difesa ben poco sotto pressione.

Le esitazioni di Kostas anche nel momento migliore dei suoi e l’atteggiamento troppo “soft” e fuori dal contesto di squadra di Nando sono i due punti su cui lavorare maggiormente.

  • Parole chiare e pesanti

«Dobbiamo tornare in campo e giocare da uomini». Gigi Datome è abbastanza chiaro all’intervallo. Ricordiamo un Gigi così duro e diretto pubblicamente? A fatica.

«Non credo che avremo la possibilità di giocarcela». Tra l’ironico, il sarcastico ed il terribilmente realista il commento di Obradovic prima di iniziare il terzo quarto. E’ vero, come ci ha ricordato Andrea Meneghin, che sono più o meno le parole dell’intervallo di Vitoria nella stagione 16/17 culminata col trionfo di Istanbul, ma oggi ci pare esserci qualcosina in più a livello di problemi.

Il Fenerbahçe torna in campo e ci prova, da uomini, guidato da Datome, Dixon e Williams, perché molti di questi sono uomini straordinari. In difficoltà, grande difficoltà, ma restano uomini di sport straordinari che daranno tutto per tornare ad essere quelli veri. Il Coach indica la strada, con un timeout terrificante nello sguardo e nei contenuti vero il Capitano azzurro ed un tecnico subito dopo a difesa dei suoi: è quello che fanno i grandi Coach e Zele è il più grande di tutti. Vi massacro, vi chiedo tutto e di più, ma sono con voi e sono il primo a gettarmi nel fuoco, con voi e prima di voi.

Si deve ripartire da qui. Forse se fossero entrati quei due tiri sul 59-54 saranno già alla svolta. Che arriverà, sebbene la situazione lasci spazio a dubbi legittimi.

 

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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