Sogno Olimpia Milano, incubo Fenerbahçe: il Forum ai piedi di Messina e Rodriguez

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1-18 !!!

Basterebbe questo dato numerico a definire l’importanza della serata vissuta dall’Olimpia Milano contro il Fenerbahçe Beko. Nella nuova era, dopo tre stagioni, il record milanese contro le tre perenni contendenti di Turkish Airlines Euroleague (Real, Fener e Cska) doveva ancora riempire la casella delle W. Al primo tentativo Ettore Messina ha colmato quel vuoto e lo ha fatto nel modo più intenso, deciso ed autoritario che si potesse immaginare.

E’ stata una grande notte milanese, che va giudicata con grande equilibrio poiché è andata di pari passo con la prova incredibilmente negativa di una squadra come quella turca, francamente incomprensibile da quasi tutti i punti di vista.

Ed allora proviamo ad entrare nelle pieghe della gara, con i nostri consueti 5 punti.

  • Sergio ed Ettore

In fondo è sufficiente nominarli è già si capisce che Milano è loro. Ci sono tante ragioni perché questa squadra si crede possa avere un futuro roseo, ma nessuna di queste assume importanza paragonabile a quella della leadership totale esercitata dall’asse coach-playmaker che questi due straordinari protagonisti del gioco stanno costruendo in biancorosso. Non vi sono dubbi, nel gioco di oggi come in quello di sempre, che sia un rapporto particolare in tutti i sodalizi vincenti quello che lega un coach al suo “meneur de jeu”, per dirla alla francese.

C’è talento nel caso di entrambi, c’è appunto leadership, c’è equilibrio totale tra l’essere trascinatori, consiglieri fraterni e critici durissimi dei propri compagni e giocatori. La storia della pallacanestro ci insegna come la maggior parte dei programmi di successo sia nato sulla base di una relazione ed una guida simile: Milano oggi ha il suo capo ed il suo capo-giocatore. E’ tanto, è tantissimo. Nemmeno Godot fu mai tanto atteso.

  • Fenerbahçe: perché?

Infortuni lunghissimi per almeno 5 giocatori, mancanza di preparazione, le nazionali… Tutte cose ragionevolissime, ma anche cose che valgono per parecchie squadre. Cosa sta succedendo sulla sponda asiatica di Istanbul da marzo in poi?

Se la risposta a questa domanda manca perfino a Zeljko Obradovic, non saremo certo noi a poterla dare, tuttavia sono proprio le parole del più grande di sempre a darci indizi e, perché no…, qualche prova.

«La responsabilità maggiore è dei nostri playmaker e degli esterni». «Puoi fare errori di ogni tipo, ma se non dai tutto non puoi vincere».  «Ci alleniamo bene, prepariamo le cose che dobbiamo fare e nessuna di queste viene tradotta in campo».

Tante, tantissime tematiche chiaramente espresse dal Coach senza peli sulla lingua, come fanno solo i grandi. «Mi conoscono, sanno cosa voglio, cosa chiedo e come lavoro. Loro sono i miei giocatori, gli voglio bene…»

Si parte da parole durissime per arrivare ad un concetto finale di amore e voglia di stare al fianco dei propri giocatori, ma questa volta, a differenza di Belgrado, non c’è solo l’assunzione di responsabilità in proprio ed è giusto che sia così. Ci torneremo, perché è “il tema” dell’Eurolega, ma oggi possiamo totalmente sottoscrivere parole e musica di Zele: questo Fenerbahçe non è solo responsabilità sua. E’ ora che tanti, troppi protagonisti facciamo un passo avanti deciso nella direzione della squadra, che non può essere solo un lungo elenco di campioni. «E’ chiaro che nella mia squadra ci siano tanti giocatori di talento, ma non siamo una squadra». Appunto.

  • La transizione difensiva milanese e la mancanza di ritmo turca

Una ciliegia tira l’altra. Messina aveva lamentato mancanze recenti nel tornare in difesa con efficacia e ieri sera si è capito fin da subito che il lavoro fatto in settimana andava in questa direzione. Rientri rapidi, palla fermata lontano dal canestro, primi aiuti in agguato, tutti pronti a sacrificarsi con sprint e recuperi di ottima fattura.

Dall’altra parte gestione del ritmo inguardabile. Anche quando vi è stato un briciolo di velocità nel passare dalla fase difensiva a quella offensiva, si è perso tutto con un uso eccessivo del palleggio di cui, ahimè, i responsabili principali sono Nando De Colo e Kostas Sloukas, senza dimenticare un Bobby Dixon impalpabile ed un Leo Westermann che sarebbe un playmaker e… si dimentica un “set” offensivo in un possesso chiave.

Ovviamente le due cose sono facce differenti della stessa medaglia ed è lampante come una sia automaticamente causa dell’altra e come, d’altra parte, la seconda garantisca efficacia alla prima.

  • Il duello tra i lunghi

Arturas Gudaitis cambia la squadra, così come lo faranno Nedovic e Mack quando ben reinseriti. E’ sotto gli occhi di tutti come si aprano territori sinora inesplorati per i meneghini con la sola presenza del centro lituano. Ne beneficiano soprattutto gli esterni, gongola Messina che può dare sfogo alla sua infinita fantasia tecnica e garantire multidimensionalità alle sua squadra. Se Biligha fa il suo ed anche oltre, non si può dire altrettanto, per l’ennesima volta, di Kaleb Tarczewski, che porta a casa sì 9 rimbalzi, ma è totalmente avulso ed ancora colpevole di 4 falli che brillano per la costante inutilità.

Vesely e Lauvergne danno tutto  col la tecnica e l’efficacia che lo stato di forma attuale gli concede. Cosa puoi chieder di più a chi non ha fatto mezza giornata di vacanza per rientrare da lunghi e fastidiosissimi infortuni nati tra febbraio e marzo? Impalpabile Duverioglu. Che il ceco ed il francese possano essere le colonne della rinascita turca è certo, ma hanno bisogno di tempo per se stessi e di collaborazione degli esterni per la squadra.

31 punti, 20 rimbalzi e 10/19 da due il fatturato complessivo del trio biancorosso ruotato nel ruolo di 5 da Messina. 28+16 e 10/19 da due (1/3 da tre del solo Lauvergne) per i centri di Obradovic. Bravi i milanesi a tener botta in un reparto in cui gli avversari sono potenzialmente superiori, soprattutto dal punto di vista tecnico. Ma non lo possono essere oggi.

Pensare che oggi il problema del Fenerbahçe sia vicino al canestro, considerando che i due interpreti principali del ruolo arrivano da pressoché totale inattività negli ultimi 7/8 mesi è pura follia. Rivolgersi sul perimetro è realtà.

  • Il futuro e l’equilibrio

Messina ha troppa esperienza e capacità per non saper che un’esagerata celebrazione di questa serata può solo far male. C’è un lavoro da fare, c’è un percorso all’inizio, ci sono 30 gare di stagione regolare che possono dire tutto ed il contrario di tutto. La fiducia che l’ambiente milanese ripone nell’operato del coach catanese è base fondamentale, ma come ha detto proprio lui «Non si può avere prima di dare». Questa squadra sta dando molto in Europa e lo sta facendo con una progressione tecnica interessante. E’ fondamentale non dimenticare i limiti, che ci sono, e lavorare per eseguire al meglio e colmare quelle lacune. Milano dovrà essere sempre più squadra, agli ordini di un grande coach e di un grande playmaker.

Il Fenerbahçe è francamente troppo brutto per essere vero. Ora gara chiave a Tel Aviv e due giorni dopo tranello casalingo mica da ridere con l’arrivo del “next big one” Jasikevicius, prima di ricevere poi il Bayern e di volare a Mosca e Barcellona. Al 20 novembre le cose saranno molto più chiare e sapremo se la nottata sarà passata o se i nuvoloni grigi resteranno nel cielo di Istanbul. Serve una sterzata decisa, perché questo appiattimento non appartiene ad un gruppo di atleti straordinari, di campioni fuori e dentro il campo. Il «too late» menzionato da Zeljko alla termine della risposta alla nostra domanda sullo stato fisico e mentale della squadra dovrà tornare ad essere #neverenough. Nei fatti.

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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One thought on “Sogno Olimpia Milano, incubo Fenerbahçe: il Forum ai piedi di Messina e Rodriguez

  1. Vista una partita “seria” di Milano. In realta’ par di vedere una impostazione seria anche nelle brutte sconfitte e, appunto senza esagerare, dopo anni di pnr e sperandio e’ gia’ bello cosi’.

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