La magìa della Stark Arena, la difesa della Stella Rossa: Fenerbahçe KO

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Obradovic: Sono il primo responsabile di questa situazione

 

E’ uno dei posti più belli dove si possa fare pallacanestro, è stato giustamente il teatro di un’appassionante sfida tra due squadre così diverse per costruzione ed obiettivi ma così simili per lo spirito messo in campo (magari Zele non sarà d’accordissimo per certe cose…). La Stark Arena conferma la sua magia e davanti a ben 16879 spettatori, scatenati come al solito, registra l’impresa di una Stella Rossa che già all’esordio ad Oaka aveva fatto vedere cose interessanti. Belgrado non sarà facile per nessuno, come ampiamente previsto.

Nei consueti 5 punti di Eurodevotion andiamo ad analizzare il successo dei serbi su un Fenerbahce attualmente troppo brutto per essere vero.

NANDO DE COLO

Campionissimo. Con la C parecchio maiuscola! Il suo primo tempo dice 14 in 16’10” ed è sulle sue spalle che Obradovic sopravvive ad un parziale che avrebbe potuto essere molto più penalizzante. Con il francese, è Bobby Dixon a dare un po’ di respiro ad un attacco che batte in testa troppo spesso. E’ chiaro che se hai un Datome da zero tiri nei primi  8 minuti ( uno soltanto in 15’36”) ed un Vesely chiaramente non ancora pronto, la faccenda, su un campo come questo, si complica mica poco. Quando la difesa serba prende le misure all’ex Cska, esercitando una pressione che lo costringe a ricevere con difficoltà e sempre in condizioni di assoluta emergenza nei 24 secondi, i turchi si trovano senza spunti e la gara si decide.

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IL FATTORE ESPERIENZA DELLA STELLA ROSSA

Lorenzo Brown, vecchio leone da G-League, così come James Gist, uno che questa lega la frequenta con successo da anni, per arrivare a Derrick Brown e Charles Jenkins, altri personaggi di notevole profilo a livello di rendimento e conoscenza del gioco: il mix tra questi “marpioni” ed il resto del roster delle Stella è veramente importante, forse molto più di quanto da tutti noi pronosticato ad inizio torneo. Ma su tutti spicca il nome di Stratos Perperoglou. La 35enne ala greca, sulla breccia dal 2007, tra Pana, Oly, Efes e Barcellona, predica pallacanestro entrando sotto pelle ad un Fenerbahçe che non ha nulla o quasi da opporgli. La 211esima gara di Turkish Airlines Euroleague è un affresco di qualità, nella pienissima conoscenza del gioco sempre dimostrata.

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LA DIFESA ADATTATISSIMA DEL FENERBAHCE, MA DAVANTI E’ NOTTE FONDA

La squadra turca inizia la gara con una difesa assai adattata che spesso pare perfino una sorta di zona (nello Zele pensiero vi sono moltissimi punti di contatto tra i due sistemi difensivi, soprattutto sul pick and roll): vi sono benefici e tutto sommato gli avversari toccano quota 20 solo nel secondo quarto e tirano col 44,7% da due. Si fatica di più sul perimetro perché i cambi sono spesso troppo passivi e confusionari.

L’attacco è obiettivamente troppo negativo per appartenere a questa squadra. Si può limitare ad un De Colo (e Dixon) contro tutti. Le occasioni in cui si arriva agli sgoccioli dei 24 secondi senza aver costruito nulla si sprecano, ma soprattutto la palla non arriva mai in post a creare vantaggi ed obbligare a scegliere la difesa. Ovvio che questo non sia il vero Vesely e la cosa pesi tantissimo, tuttavia siamo sempre stati abituati a vedere grande pericolosità in quel settore del campo da diversi protagonisti in gialloblu. Da Gigi a Kalinic, ad esempio, si è visto poco o nulla di tutto ciò. La qualità dei blocchi, decisamente bassa è certamente una delle cause di tutto ciò.

I NUOVI ARRIVI TURCHI E LA DIFESA SERBA

In diversi frangenti sembrava di essere tornati ai tempi di Radonjic. Non si concede nulla e si fa tesoro di quella pressione per dare ritmo offensivo. Un processo di causa-effetto clamoroso in cui l’attacco si nutre della difesa. Aggressività totale, protezione del ferro e dei tabelloni, linee di passaggio spesso oscurate. Francamente uno spettacolo questa Stella, che nega qualsiasi possesso in post agli avversari.

Il tema si incrocia con gli innesti di De Colo e Derrick Williams. Transizione, non quella che porta dalla difesa all’attacco, ma quella che lavora sull’inserimento in un sistema organizzato di due personalità di spicco. Se Nando può creare in proprio, magari anche numeri che non hanno effetto immediato positivo, per l’americano è più dura, perché in fondo arriva da una situazione in cui non era mai sovraesposto ed era comunque l’opzione per eccellenza, sia sul perimetro che al ferro. Questo era il Derrick Williams di Monaco, questo non sarà il Derrick Williams di Istanbul. Ci vuole tempo, tanto, e storicamente sappiamo come inserirsi nelle idee di Obradovic, soprattutto per i giocatori USA, non è mai così automatico.

LE PAROLE DEI COACH

«Basta alibi sulla preseason difficile, parto sempre da me stesso ed il primo responsabile di questa prestazione sono io. Devo capire col mio staff, velocemente, cosa fare per crescere e quanto tempo ci vorrà. Ci impegniamo in allenamento, ma la gara è altra cosa. Per la prima volta in carriera non ho detto nulla in spogliatoio, sono stato più stupito dalla mia squadra che dagli avversari».

Se esiste un modo di affrontare un periodo come questo, peraltro decisamente prevedibile, quello di Zeljko è certamente il migliore. E’ molto probabile (ci metteremmo più di un piccolo €uro…) che tra sei mesi nessuno ricorderà più questo inizio del Fener, tuttavia, da appassionati, siamo veramente curiosi di vedere come si svilupperà il percorso di lavoro e di crescita.

Milan Tomic è abbastanza schematico e riduttivo: «L’abbiamo vinta in difesa, ma è solo una W, bisogna continuare». La strada è quella giusta.

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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