I campioni del Cska, la sfida dell’Olimpia ed il futuro dell’Asvel: focus su tre realtà così diverse di Turkish Airlines Euroleague

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Quarto appuntamento con l’approfondimento sulle partecipanti all’edizione 2019/20 di Turkish Airlines Euroleague.

Cska, Olimpia ed Asvel: tre città così diverse, tre squadre così diverse, tre obiettivi, al momento, assai diversi.

CSKA MOSCOW

Il sorriso nella foto di Andrey Vatutin è quello di chi sa quanto ha sofferto ed oggi, con pieno merito, si ritrova in cima all’Eurolega grazie alla fiducia accordata ad uno straordinario condottiero come Dimitris Itoudis. Straordinario, appunto, quindi si potrebbe pensare che non fosse così difficile accordargli quella fiducia anche nei momenti neri, come ad esempio il post Buducnost, tra i giorni più tesi e complicati della stagione dell’Armata. Ed invece era proprio complicato, perché negli occhi di tutti c’era ancora quel presidente che, a bordo campo prima dell’allenamento che precedeva la finale “che nessuno vuol giocare”, ovvero il 3/4 posto di Belgrado, si interrogava, proprio ai nostri microfoni, sul futuro dell’intero management, dello staff e dei giocatori nella capitale. Come è finita lo sappiamo tutti e quel «You made me proud, you promised it» urlato in mezzo al campo a Vitoria è l’immagine più bella di questa fantastica organizzazione cestistica. Un’altra chiave? Nessun rinnovo preventivo con ben 9 uomini, più il coach, in scadenza. Rischio pazzesco, roba da gente coi “controattributi”. Ha vinto lui, il Presidente, come ha vinto “Dima”, oggi nel ristrettissimo club degli “dei del pino”. Il pezzo da pagare è stato l’addio di Cory Higgins, del Chacho, di Nando De Colo, di Othello Hunter e di Alec Peters. Un tale esodo da una squadra campione non ha precedenti, ma il lavoro sul mercato stato eccellente.

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6 nuovi giocatori, tutti notevoli ed attesi ad un compito altrettanto importante. Mike James, Ron Baker e Janis Strelnieks in un reparto guardie in cui c’è da sostituire delle leggende, Darrun Hilliard richiesto del salto in alto più grande, Johannes Voigtmann e Kostas Koufos a dare forza al ferro e non solo, soprattutto per il tedesco. Sarà un Cska nuovo, dai concetti nuovi e dal sistema consolidato ma che deve adattarsi ai nuovi, così come questi devono diventare parte di una macchina che crea campioni, come accaduto da Berlino a Vitoria.

Ci vorrà più palla in post, perché Koufos la richiede, così come il ruolo di Daniel Hackett sarà ancora di maggior importanza, vista l’esperienza e la statura internazionale ormai consolidata. All’apparenza c’è meno talento tra gli esterni, ma può benissimo esserci molto di più in termini organizzativi ed Itoudis questo lo farà fruttare al meglio. Vedremo meno iniziative individuali, se non quelle ovviamente riservate a Mike James (non certo nel numero e nella qualità “bassina” di quelle viste a Milano), ma vedremo probabilmente il classico “team effort” a livelli altissimi.

Will Clyburn potrebbe diventare “l’arma” continuando quella crescita che lo ha portato a dire che «a Mosca non c’è pressione, si gioca e si vuole farlo meglio degli altri» dopo il trionfo in terra basca.

Ma è assolutamente ovvio che la sfida per eccellenza sarà quella riguardante Mike James. Itoudis ci ha pensato a lungo, ha ragionato su ogni pro ed ogni contro possibile, poi qualcosa ha fatto pendere la bilancia dalla parte del sì. Sia chiaro, Messina non è pazzo ad aver lasciato il talento di Portland, così come Itoudis non è pazzo ad averlo firmato: sono concetti e sfide che valuteremo in stagione, senza dover necessariamente parlare di rimorsi ed azzardi ad ogni trentello piuttosto che ad ogni virgola (difficile…).

La firma di James? C’è una storia, anzi due, forse di più, dietro. Da una telefonata nel cuore della notte «E’ ancora sotto contratto o si è liberato? Tu lo prenderesti?» a chi lo ha seguito per tutto l’anno scorso, fino al momento decisivo, quello arrivato durante il torneo estivo cui ha partecipato il giocatore, in cui sfidava gli NBA con un team tutto targato Eurolega. Un’altra telefonata, da un lato Coach Dima che risponde, dall’altro Kyle Hines e Will Clyburn che chiamano e dicono chiaro e tondo che «Mike vuole giocare da noi». Iniziale perplessità poi ecco il colloquio diretto: «Hey Mike, lasciamo stare Twitter per quel che riguarda la squadra e pensiamo a far esplodere tutto il tuo talento in campo?» «Sì coach, ci sono». Così nasce la sfida dell’anno, ovviamente dopo la buonuscita milanese.

L’obiettivo dei russi è vincere ma noi pensiamo che quest’anno sia prima di tutto crescere e diventare squadra. Arrivare in fondo, anche senza sollevare un trofeo europeo, potrebbe essere grande cosa, perché una rivoluzione così merita tempo e non potrà essere bollata come una nuova “rivoluzione d’ottobre” (che poi fu novembrina…) ma dovrà esserlo come “di febbraio, marzo, aprile” etc.

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OLIMPIA MILANO

Milano e Messina, Messina e Milano. Inutile giraci attorno, la chiave è il Coach, peraltro come in tantissime squadre di questa competizione in cui gli allenatori sono più che decisivi. L’arrivo del “vice Pop” è manna dal cielo per la nuova Olimpia di Leo Dell’Orco, chiamata finalmente a meno chiacchiere e più fatti. E proprio i fatti sono la forza di Ettore, altro straordinario condottiero immersosi fin dalle prime amichevoli nel clima da battaglia che i tifosi biancorossi avevano tristemente dimenticato nelle ultime due stagioni.

La pallacanestro milanese sarà competente, organizzata ed assolutamente di primo livello. Più dietro che davanti, perché Chacho a parte mancano sicuramente almeno un paio di pedine con talento vero per essere da Final 4 o titolo. Ma l’organizzazione difensiva potrà certamente colmare una buona parte del divario rispetto alle big.

Una delle chiavi del collettivo Olimpia sarà proprio, in quel lato difensivo, la seconda rotazione sul pick and roll, disastrosa negli ultimi 730 giorni. Lo si è già visto ed è quella che cambia tutto dando il la ad una serie di movimenti che trasformano la difesa in… attacco.

La scelta di Shelvin Mack è stata decisa da parte del Coach e merita rispetto ed attesa. Se ci può essere un dubbio a riguardo è semplicemente legato alla considerazione se ci si possa permettere un giocatore importante per minuti ed ingaggio dal limitato impatto offensivo, almeno a ritmo basso, in un contesto come la Turkish Airlines Euroleague.

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Milano sarà molto nelle mani, o meglio nei corpi e nel recupero di Arturas Gudaitis e Nemanja Nedovic. Se i tempi di rientro dovessero oltremodo allungarsi sarebbe problema serio. Il mese di ottobre comincia tra tre giorni ed ognuno di questi, dopo la metà, potrebbe essere quello buono. La squadra ha bisogno dei due atleti per aumentare l’impatto degli esterni e per dare peso, soprattutto tecnico, nel ruolo di centro, dove alcune lacune di Tarczewski faticano ad essere eliminate.

L’obiettivo, chiaro e dichiarato con grande onestà, fermezza e trasparenza da Messina, sarà la qualificazione Playoff. Assolutamente possibile (e se Milano ce la facesse non vorremmo essere in chi se la troverà su cinque gare), ma altrettanto difficile. Molto più di quanto non lo fosse lo scorso anno, perché il livello è cresciuto moltissimo, sia tra le big, che tra le “contender” in ottica postseason, almeno 13 squadre di altissimo profilo.

E’ un’avventura assai affascinante per la cosiddetta “rivoluzione silenziosa” di Ettore. La società pare organizzata, presente, competente e correttamente aperta al mondo che frequenta come mai prima e la necessaria operazione di recupero della fiducia dei tifosi pare già sortire gli effetti auspicati. Stile Armani. Finalmente quello vero.

ASVEL VILLEURBANNE

Dura, durissima per coach Mitrovic.

Esordio assoluto nella nuova era e tanti interrogativi tecnici che si accompagnano però ad un notevole entusiasmo. L’incredibile vivaio francese (tra 5-10 anni domineranno in lungo ed in largo almeno a livello nazionale) oggi non trova ancora riscontro nelle squadre di club a livello europeo. I migliori sono “di là” ed allora qui si deve creare un mix tra certezze esperte, come un David Lighty, un Edwin Jackson od un Jordan Taylor, e tante scommesse da vincere, senza oggi quota favorevole, come Theo Maledon (sarà già di impatto?), Ismael Bako e tanti altri.

Pensare che questa squadra scollini oltre le dieci W è francamente difficile, ma l’atletismo e la freschezza che può mettere in campo possono creare tante sorprese.

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L’arrivo di Antoine Diot può cambiare tante cose, nella speranza che il play stai bene, finalmente, dopo le tormentate ultime stagioni. Fosforo e leadership.

Ci attendiamo un gruppo d’assalto, che faccia di ritmo, atletismo e fisicità i suoi cavalli di battaglia.

E quelle suddette 10 W sono in realtà l’obiettivo, che si raggiungerà solo e soltanto se la difesa saprà tenere botta con i grandi talenti che si incontreranno in ogni gara del torneo.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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