Vita da procuratori. Viaggio nel mondo delle agenzie europee

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Ruolo difficile, complicato, spesso percepito con grande negatività, vittime di un’etichetta di gestori troppo potenti  ed influenti delle carriere dei giocatori.

E’ difficile, appunto, fare il procuratore, ma l’ultima cosa da sostenere è che si tratti di un male per il gioco: per capirlo basta seguire le parole di chi gestisce tantissimi atleti ed ha voluto, in forma logicamente anonima (per non coinvolgere situazioni delicate e trattative riservate), condividere con Eurodevotion molti aspetti del proprio lavoro, anche quelli più delicati.

Una conversazione chiara, senza fronzoli, che rende perfettamente l’idea di come si muovano oggi le grandi agenzie. E come da nostra tradizione siamo apertissimi a sentire anche altre voci, nello spirito di un confronto sempre costruttivo.

– Partiamo dallo scouting: come selezionate i giocatori cui proporvi ?

Lo scouting è cambiato molto negli anni, grazie alle immagini che oggi possiamo avere in quantità molto superiore. Una volta dovevi muoverti di più, soprattutto se volevi scovare mercati meno appetibili per le televisioni etc. I giocatori conoscono gli agenti principalmente per passaparola, come avviene ad esempio nei college USA, tra i quali ve ne sono alcuni che indirizzano gli atleti verso certe agenzie di cui conoscono e rispettano il lavoro. Se là puoi attendere fino ai 22 anni, per chi termina l’università, in Europa devi cominciare a 14/15 poiché vi è un sistema diverso. Ed in quel caso devi rivolgerti ai genitori per aprire un contatto.

– Ci sono regole o limitazioni per i minorenni? Se sì, vengono aggirate con accordi coi genitori?

Ovviamente non si può fare un accordo con un minore e ci vuole serietà nell’approccio ai genitori. Altrettanto chiaro però che per conoscere i genitori, devi passare inizialmente dall’atleta. C’è molto di etico in quell’approccio: chi ha quell’etica e chi no.

– Le percentuali. Normalmente quanto prende un agente? Queste percentuali restano fisse durante la durata dell’accordo o possono mutare? Infine, visti e considerati i diritti di immagine, come viene gestita la percentuale su questi introiti dell’atleta?

La percentuale è del 10%, poi si possono trovare altri accordi, ma di solito non cambiano. Sui giocatori NBA la percentuale è fissata nel 4%.  I diritti d’immagine sono un bel discorso ampio… Il pagamento della commissione agli agenti arriva solitamente dalla squadra e non dal giocatore, che sa poco di tutto ciò. E poi la risposta è sì, abbiamo percentuale anche sui diritti d’immagine.

– Discorso dei diritti di immagine, appunto, che non possiamo non affrontare…

Quei diritti ci sono e non si possono eliminare. Se conviene si può utilizzare una società che li gestisce dall’estero, rigirandoli a chi di dovere. Non vi è un limite alla percentuale di quei diritti. In poche parole, per eventuali problemi fiscali etc, dipende da chi esercita il controllo, ovvero le federazioni: c’è chi lo fa e non accetta diritti d’immagine e chi, invece, non lo fa perché crede che eliminandoli diminuirebbe la capacità di spesa delle proprie squadre e quindi abbasserebbe il livello del campionato. Ovviamente ne segue un discorso fiscale che riguarda i singoli sistema nazionali. 

– Il vostro compenso comprende anche percentuali sui premi?

Sì.

– Qual è la durata media di un rapporto con l’agente? Vi sono clausole abituali di rescissione per entrambe le parti ed una sorta di indennità per l’agente lasciato dal giocatore o viceversa?

Lo standard FIBA parla di due anni ma poi ci possono essere quelle scritture private cui accennavamo. E’ data molta libertà al giocatore se vuole cambiare. Ad oggi non vi è alcuna indennità per l’agente che il giocatore sceglie di cambiare.

– Misko Raznatovic, plenipotenziario con la sua Beobasket, ha recentemente aperto la discussione proprio su queste situazioni. Ci vuole un’associazione per tutelare anche i procuratori? Kyle Hines non ha risposto con grandi aperture, almeno per ora…

Raznatovic ha ragione ma ci sono delle cose da considerare. Innanzitutto ci sono troppi agenti improvvisati ed impreparati, che si inventano tali, soprattutto in alcuni paesi, alla ricerca di soldi facili. Questo non va  favore dei giocatori. Noi come agenzia siamo certi che serva qualità e serietà nel nostro lavoro: i giocatori ci scelgono per quello. la qualità deve fare la differenza. Devo darti un servizio che ti faccia vivere meglio, che ti dia assicurazioni, che ti alzi la qualità della vita per mille fattori come il clima, la puntualità dei pagamenti etc. Ecco, così tu scegli me e non un altro. E per far questo noi investiamo sui giocatori.

– Mi chiarisci come avviene questo investimento?

Arriviamo anche a 10-15 mila dollari su certi atleti. Pensa che per molti ingaggiamo allenatori che non tutti conoscono, per fare un lavoro individuale sui giocatori durante l’inattività. Alcuni coach del mondo NBA chiedono che 5-10 mila a settimana, in Europa meno, sui 1000-1500. E per fare questo dobbiamo essere preparati anche tecnicamente su pregi e difetti dell’atleta.

– Può capitare che sia l’agenzia a voler abbandonare un atleta per via di comportamenti poco professionali o altre ragioni quali il decadimento della prestazione legata a diversi motivi?

Può succedere, anche spesso, e mi fermo qui.

– Succede che un presidente od un GM chiami l’agenzia chiedendo se avete disponibili determinati profili in certi ruoli oppure è più probabile che vadano direttamente al sodo con un nome che rappresentate?

Innanzitutto nessuna squadra va direttamente dal giocatore. Prendono una lista di atleti che gli mandiamo, scremano e poi chiedono. Ci sono i dirigenti competenti, eccome. Poi dipende dal costo, dal rapporto abituale con l’agenzia. Se vuoi certi atleti è anche vero che ci si debba rivolgere ad una certa agenzia. Diverso per i big, i quali decidono loro dove andare.

– Con chi avete i maggiori contatti oggi in società? Presidenti, GM, direttori sportivi o altro, magari direttamente gli allenatori?

In Italia maggiormente coi DS che hanno potere, mentre altrove, come magari in Germania, contano di più i Coach.

– I giocatori che rappresentate vi forniscono una lista di destinazioni più gradite con magari un’idea dell’ingaggio che vorrebbero?

Sull’ingaggio sì, sulla destinazione no. Devono fidarsi. Se non ti fidi, non ti rappresento.

– Per i contratti in scadenza a giugno, di base quando cominciate a lavorare su eventuali rinnovi oppure su nuove opportunità? Cosa dice il regolamento?

Dipende dalle squadre quando rinnovare. Di solito avviene dopo che si abbia idea del budget. Fuori dall’Italia c’è più programmazione, come si evince anche dai contratti più lunghi. Non è come nel calcio, la cui scadenza è a fine giugno: nel basket di solito si intende un contratto risolto il weekend dopo la fine della stagione. Un’altra differenza col calcio è dovuta al cartellino ed al suo essere un asset: nel basket non avviene. In sostanza è questione di etica e di classe di chi lavora. Si può fare mercato tutto l’anno senza infrangere alcuna regola.

– Esiste un mercato degli agenti, ovvero vi sono casi in cui una determinata agenzia cerca atleti che sono sotto contratto con altri rappresentanti? Capita che siano invece gli atleti che vogliono cambiare e vi cercano direttamente nonostante abbiano già un altro agente? C’è una regolamentazione di tutto ciò oppure è Far West?

Direi che è proprio Far West totale. 

– I rapporti con la NBA. Avete generalmente accordi di sub-agenzia o alcuni di voi agiscono direttamente anche su quel mercato?

Sì, abbiamo partner che lavorano solo per la NBA.

– Questione stampa. Da diverse parti si dice che molti procuratori creino voci di offerte che in realtà non ci sono per alzare il valore sul mercato del proprio rappresentato: è un fenomeno così comune?

Noi lavoriamo sull’informazione delle sole ufficialità, ma diamo le giuste info a chi svolge seriamente il proprio lavoro giornalistico, come è giusto che sia nel rispetto reciproco. Nel calcio vi sono esempi di atleti accostati a certe squadre da anni: il procuratore in quel caso cerca, con la collaborazione di qualche testata, di influenzare presidenti che in effetti si lasciano influenzare.

– Sempre riguardo la stampa, mi piacerebbe sapere quale sia la realtà di quante voci volete che escano e quante invece preferite che restino segrete. Quanto incide e quali sono le ragioni che fanno prevalere l’una o l’altra ipotesi?

La segretezza è fondamentale, soprattutto su giocatori meno importanti, che potrebbero essere “rubati” con qualche dollaro in più. Mentre i top in realtà scelgono loro, come abbiamo già detto. Quindi, per quest’ultimi, il fatto che si sappia o meno conta poco, tanto i salari sono quelli ed è la volontà dell’atleta che fa tutto.

– Infine, se dovessi indicarmi l’attività  che svolgete per l’atleta, quali passi mi descriveresti per dare un quadro completo dell’assistenza ai giocatori dal mercato fino al termine di una normale stagione?

In stagione accade che alcuni non chiedano nulla, mentre altri hanno richieste quotidiane. Facciamo mercato, reclutiamo, ne curiamo lo sviluppo attraverso il lavoro coi coach che abbiamo descritto e lo accompagnamo alla stagione e durante la stessa. Una curiosità? Un problema che ho dovuto gestire è quello del cambio manuale: una società ha dato l’auto a due giocatori USA che guidavano solo con l’automatico…

Siamo perfettamente d’accordo con il nostro “procuratore mascherato”: la differenza la fa la qualità del lavoro. Per un agente, come per un fruttivendolo, un avvocato od un operaio. Generalizzare è il peccato più stupido che si possa fare, soprattutto sottolineandone soltanto le negatività.

 

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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