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Diario di viaggio Fiba World Cup Day 2: l’attesa dell’Angola, tra Sasha Djordjevic ed una bella chiacchierata con Gigi Datome

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Prima di tutto, come stai? Non è una domanda di cortesia, visto che circolano più percentuali sul tuo rendimento che sondaggi elettorali…

Mah, le percentuali lasciamo che le facciano, io mi sento bene. Certo vado in affanno presto, e non sempre segnerò come ieri, ma potrò essere utile anche nelle piccole cose che aiutano la squadra. Il ginocchio, comunque, va bene.

Negli articoli dei giorni passati, molti hanno individuato come obiettivo la conquista del preolimpico. Visto come abbiamo superato il primo scoglio, ci siamo quasi, visto che basta battere l’Angola. Anche se sembra un po’ come quegli avvocati che assumono le cause perse, così anche se va male…

Dobbiamo necessariamente fare i conti con la realtà, abbiamo da incontrare Serbia e Spagna che sono molto forti. E prima, dobbiamo ancora raggiungere l’obiettivo del preolimpico: dobbiamo restare concentrati sull’Angola, e poi vedremo il resto.

Spesso la Serbia gioca con due lunghi, anche con l’Angola Djordjevic ha insistito molto su Jokic e Marjanovic o Milutinov. Potrebbe essere anche una prova in vista dell’incontro con noi?

La Serbia ha giocato così già al torneo dell’Acropoli, i loro lunghi sono giocatori di livello assoluto e giustamente li schiera insieme. Non sarà una misura solo per noi.

Per passare ai quarti, fermo restando che ce la giochiamo con tutti, contro la Serbia potrebbe essere sufficiente limitare il divario, e poi puntare tutto su una vittoria con la Spagna…

Così andiamo troppo in là, ora dobbiamo pensare a domani (oggi ndr). Qui ogni partita, ogni canestro, perfino ogni possesso è importante, per il passaggio del turno. Noi dobbiamo giocare a testa alta con tutti, come abbiamo sempre fatto; il bello di un torneo come questo per chi non é favorito, come noi, è che possiamo provarci e farci trovare pronti nelle occasioni, perché in una sfida secca può succedere di tutto.

Parlando allora della nostra nazionale, oltre ai temi noti, la sensazione è che siano essenziali Vitali e Filloy, per gestire la squadra ed evitare cali quando Hackett è in panchina.

Sì, il ruolo del playmaker è fondamentale, detta i ritmi. Certamente loro sono molto importanti per noi, dato che come detto ogni possesso è importante, se riescono a tenere alte l’intensità e la qualità possono dare un grande aiuto.

Un altro barometro della squadra ci sembra Alessandro Gentile…

Certo, Gentile ha fatto vedere quanto è importante per noi, ma non bisogna mettere responsabilità su nessuno in particolare; dobbiamo essere tutti pronti a capire in ogni partita come possiamo aiutare la squadra, ci saranno diversi protagonisti ed è importante aiutarsi e supportarsi.

Nella buona partita di Tessitori di ieri abbiamo notato con soddisfazione, da tifosi, quanto i compagni esultassero per le sue giocate.

Quella di Tessitori è una bellissima storia da raccontare, perché dalla A2 a fare il mondiale può essere una ispirazione importante per tanti, non solo per chi è in A2 ma anche per tanti che giocano in A e sono meno sotto la luce dei riflettori. Lui è stato bravo a presentarsi in forma e a farsi trovare pronto nei momenti in cui é stato chiamato a giocare, non solo ieri. E poi é un bravissimo ragazzo che si è inserito benissimo nel gruppo.

Una parola per i tifosi che vi hanno seguito fin qua

Stoici! Fa sempre piacere avere i tifosi dietro, certo le distanze a questo giro erano davvero importanti: grazie a loro, oltre naturalmente a tutti quelli che sono a casa e non sono potuti venire, che ci supportano da lontano, un grazie di cuore.

Non si deve parlare di chi non c’è, ma facciamo una eccezione per Nicolò Melli, che sappiamo essere dispiaciutissimo per non essere potuto venire. Cosa gli dici?

Nicolò si è operato un giorno prima o uno dopo di me, perfino il mattino del matrimonio ha fatto terapia, ha tentato veramente tutto il possibile per esserci. Gli dico solo che, essendo più giovane di me, gli auguro di avere un altro mondiale a cui partecipare.

Cambiamo argomento: Istanbul e la Turchia sono molto cambiate in questi anni.

Sì, ci sono stati scossoni, anche se da quando sono lì non ci sono stati i cambiamenti avvenuti nel decennio precedente. Comunque lo spirito delle persone che vivono lì é costante, sono affettuosi e hanno l’orgoglio di andare oltre le difficoltà. Mi trovo veramente bene, mi sento a casa.

Se dovessi indicare un luogo del cuore?

Il Bosforo, adoro attraversarlo in auto e anche in barca, ti rendi conto di cosa sia Istanbul. Ho anche i miei angoli, e adesso che sono lontano da tempo ne ho nostalgia.

Milano ti ha cercato, senza successo. Ora che la squadra è fatta, cosa ne pensi?

Certamente qualcosa è cambiato, però attenzione: sbaglierebbe chi si aspettasse tutto e subito, occorre tempo per tutto ed Ettore avrà bisogno di tempo per impostare il suo metodo. Certo, è una squadra molto solida, il che è importante con l’attuale formula dell’Eurolega; è competitiva, come anche in passato, ma certo ora è un’ottima squadra.

Un confronto tra questo gruppo azzurro e quello in qualche modo “originario” del 2013?

Difficile dirlo, perché i gruppi non si valutano da come vanno a cena o come stanno insieme, ma nelle difficoltà. E’ in quei momenti che si vede che tipo di gruppo è. Finora siamo stati gruppo sempre, alla fine di questo mondiale ti dirò che gruppo era.

Ultima domanda: vista la qualità del tuo libro, il prossimo che scrivi sarà un poliziesco?

Noooo, è difficile scrivere, finché non lo fai non te ne rendi conto. Ho raccontato la mia storia, che conosco bene, ma altro… non credo proprio; intanto ora penso a giocare e al mondiale.

 

 

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