C’è un po’ di azzurro nel grigio cielo cinese, ma serve ancora tempo. Ci sarà?

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Seconda sfida alla Serbia nel giro di una settimana e seconda sconfitta per la Nazionale di Meo Sacchetti, ma quanto visto in Cina è ben differente dall’Acropoli. Ovvio che sia così anche solo per il ritorno in campo di Gigi Datome e Danilo Gallinari, tuttavia vi sono alcune situazioni che lasciano spazio ad un moderato ottimismo.

Sia chiaro, non è cambiato nulla a livello di obiettivi reali, ovvero passaggio del primo girone e qualificazione al preolimpico su tutto, giocandosela con Portorico, Iran o Tunisia cha sia, ma la crescita del quoziente tecnico della squadra potrebbe avere quell’impennata che una preparazione a ranghi completi avrebbe certamente garantito.

Nel consolidato format di analisi di Eurodevotion abbiamo separato 5 situazioni che ci sono parse più indicative delle altre riguardo la gara e la proiezione futura degli impegni degli azzurri così come della Serbia.

  • Oggi è l’Italia di Daniel Hackett. E non è certo una questione di sola forma, ma, globalmente, di impatto sulla gara e sul ritmo. Ciò che ci impressiona maggiormente è che Daniel, già di gran lunga il miglior difensore azzurro, si sta facendo carico di una serie di situazioni offensive che non appartengono esattamente alle sue caratteristiche principali. Piace come attacca il ferro appena possibile, piace come si prende i suoi tiri senza alcuna esitazione e questo è un grande miglioramento rispetto al passato. Un piccola annotazione: il basket sarà cambiato ed il “mid range” è quasi sempre un ricordo appannaggio di chi ha qualche capello bianco in più, ma quel “jumper” dai 4 metri che è sempre stato nell’arsenale di DH è proprio una pista da non percorrere?
  • Le rotazioni azzurre sono molto limitate al livello più alto. Detto molto chiaramente, si parla di Hackett, Belinelli, Datome, Gallinari e Brooks con l’aggiunta di Gentile, Abass e, volendo ma con grande attenzione, un poco di Biligha dalla panchina. Vitali, Filloy, Della Valle, Sacchetti, Ricci e Tessitori al momento devono essere in grado di portare un semplice mattoncino quando richiesto: perché strutturalmente non valgono le grandi sfide. E’ chiaro che si tratta di un problema non da poco in presenza di due giocatori come Gigi ed il Gallo che non dovrebbero essere, almeno nei primi giorni del torneo, in grado di stare in campo 30-32 minuti. Se questi ragazzi del cosiddetto “supporting cast” dimostreranno grande applicazione nei pochi minuti che dovranno dividersi, la situazione potrebbe essere gestibile. Ma quell’applicazione vuol dire in primis difesa: perché puoi non essere baciato dal Dio del talento, ma non puoi avere piedi pigri e lacune di concentrazione dietro.
  • La Serbia è uno squadrone, non ci piove, ma ha anche una serie di personalità sulla cui pigrizia e mancanza di durezza mentale si potrebbe scrivere un’enciclopedia. Il lavoro di Sasha in panchina è per certi versi più complicato di ciò che possa apparire. Di fronte ad un roster che può veramente giocarsela per il gradino più alto del podio, non sarà facile convincere i vari Bjelica, Raduljica e Jokic che si deve giocare vero anche prima degli USA o della Spagna e la gara di ieri con l’Italia potrebbe aver una valenza duplice. O la prendi come “abbiamo vinto anche in pantofole comunque” oppure, e sarebbe meglio per i serbi, “bisogna giocare al 100% perché questi hanno talento per stare con noi”. Il fattore Jokic ci pare fondamentale. Si parla di un grande giocatore che può fare il vuoto come e quando vuole a questo livello, tuttavia deve “esserci” a pieno regime perché dietro può pagare dazio contro avversari che lo allontanino dal ferro in direzione arco.
  • Il “pick and roll” Hackett-Gallinari, così come potrà esserlo quello più atipico del gallo con Datome o con Belinelli, è arma che può fare malissimo e deve crescere per aumentare esponenzialmente le possibilità azzurre. Nel sistema CSKA Daniel è abituato ad avere come “rollatori” gente che va profonda come Hines o come Hunter, con l’alternativa di “pop”  dei vari Vorontsevich, Clyburn o Kurbanov. Con Danilo può essere un po’ diverso. Non trattandosi ovviamente di un 5 di ruolo, la “rollata” profonda è più probabile in caso di cattiva rotazione avversaria e di “mismatch” evidente, cosa che col salire del valore avversario dovrebbe percentualmente diminuire come possibilità. Poi può esserci il “pop” e qui si può fare veramente male, anche perché in caso di cambio si può attaccare anche con Daniel contro un 4-5 ed allora è vantaggio acquisito da capitalizzare. Infine, ed è cosa vista ieri almeno un paio di volte, il Gallo pare gradire una sorta di “mezza rollata” per ricevere a metà tra gomito e post basso. I tempi non sono facili da interpretare, infatti in quelle situazioni vi è stata un po’ di esitazione su cui bisogna lavorare: ci fossero state settimane di allenamento forse parleremmo di una situazione che porta vantaggi a bizzeffe già ben rodata. Il vantaggio del “p&r” dura lo spazio di un istante e gestire quel momento è la chiave dell’efficienza di un sistema offensivo. Il QI dei due giocatori coinvolti, così come quello dei citati Gigi e Beli, può fare la differenza anche in meno giorni di lavoro. Senza dimenticare che se è vero che due campioni azzurri si sono uniti al gruppo solo ieri, è anche vero che la prossima sfida con la Serbia arriverà il 4 settembre, con le gare di un eventuale secondo turno il 6 e l’8. Qualche giorno c’è, senza però trascurare Filippine ed Angola…
  • Il Gallo da 5, o se vogliamo, le “small tower” con Brooks. Non era difficile immaginarlo, si trattava di soluzione oltre che tattica praticamente obbligata. E come tutte le atipicità, si gioca sul fronte del saper soffrire dove si è in difetto per essere in grado di far male dove si ha un vantaggio. L’Italia, lo sappiamo tutti, non ha nulla dai 5 in post e nemmeno nel “roll” al ferro. Ora, Gallinari è tutto tranne che un 5 ma è anche uno dei pochi atleti che può essere devastante dai 9 metri al ferro stesso. Se gli azzurri sapranno mettere la mani ovunque in difesa e sporcare tutto il possibile che arrivi dalle parti dei tre secondi, allora davanti ci si potrà divertire. Esattamente quel divertimento che non toccherà ai vari Jokic etc quando si dovranno esibire nei “close-out” su gente appunto come il Gallo. Vedi il già memorabile tentativo di decapitazione  ieri in una di queste fasi. E non tralasciamo il fatto che in una gara del genere, per l’Italia è quasi meglio, per assurdo, affrontare un lungo dalle atipicità di Jokic piuttosto che centri veri e propri come Milutinov, contro i quali, una vota sistemato il loro sederone in post, è quasi finita. Molto bene, infine, Abass per lunghi tratti su Bogdanovic: ed allora gli si perdonano alcune scelte offensive almeno discutibili.

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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