#italbasket tra passi avanti, buone notizie e le consolidate criticità

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Terza sconfitta nel weekend ateniese per gli azzurri, ma qualcosa di differente si è visto, seppur rapportato alla minor caratura della Turchia rispetto a Grecia e Serbia.

Gara molto chiara nel suo svolgimento, con due quarti a testa che hanno smascherato senza alcun inganno pregi e difetti delle due formazioni in campo.

La probabile presenza di Datome, già prevista, e Gallinari, gradevole sorpresa rispetto ai tempi attesi, in occasione dell’ultimo torneo di preparazione in Cina (Serbia, Nuova Zelanda e Francia le avversarie) è certamente un’iniezione di fiducia per tutto un gruppo che ne ha bisogno come il pane.

  • Il pallone decisivo. Lo gioca, e lo perde, Alessandro Gentile. I fantasmi del passato, anche quelli sapientemente creati da una certa opinione pubblica, tornano immediatamente in mente a tanti. Sgomberiamo il campo da qualsiasi equivoco tecnico. La perde Ale andando ad impegolarsi in una zona del campo dove c’è un muro turco, ma è tutta la squadra a commettere un errore globale in cui vi sono responsabilità di tutti. Ci son poco meno di dieci secondi da giocare, ovvero tutto il tempo del mondo per un buon tiro. Hackett (evidentemente debilitato, si vedeva benissimo) la passa a Gentile e proprio per la grandissima stima che abbiamo nei confronti di Daniel, avremmo preferito vederlo risalire il campo palla in mano con Gentile al suo fianco a posizionarsi. Brooks e Biligha giocano… una difesa perfetta per i turchi, andando ad intasare spazi che non erano di loro competenza. Belinelli si muove troppo lentamente e resta nascosto dietro ad un difensore avversario. E’ persa di squadra, le statistiche, in questo caso, sono bugie.
  • La Turchia ha 5/6 giocatori, tra cui due di assoluto livello che sono Cedi Osman ed Ersan Ilyasova, ed uno che deve crescere ma ha basi discrete come Furkan Korkmaz. Il resto non è nulla di che. Tra gli errori azzurri quello di aver fatto diventare un fattore Metecan Birsen, uno che in Eurolega, nostro terreno prediletto, non abbiamo mai visto. Interessanti le valutazioni che ci sono arrivate “live” da un dirigente turco (anche di nazionalità, prima che si scatenino illazioni…): «Korkmaz è un buco nero, tira tutto ciò che riceve, Cedi è un ottimo giocatore di squadra anche da terminale offensivo, manca totalmente un 1 di livello, nessuno dei giocatori che parevano buoni a 18 anni ha fatto un passo avanti ed allora Semih (Erden) ed Ersan (Ilyasova) restano le uniche soluzioni credibili come 4 e 5». Non ci sono problemi solo in Italia…
  • Jeff Brooks gioca una partita terribile, condita da facce rivedibili ed una sorta di nervosismo latente che non è un bel messaggio. Il giocatore c’è, lo sanno tutti, ma spesso il limite è altrettanto evidente: quanto è questione di suo mancato coinvolgimento offensivo e quanto invece riguarda una sua personale assenza da quel punto di vista? Gli errori di ieri in difesa sono assai inusuali. A Verona lo avevamo visto molto attivo anche dalla panchina a dispensare consigli ai compagni ed a discuterne con Coach Meo. Marco Belinelli manca di brillantezza ed esce dai blocchi troppo lentamente. Si potrebbe discutere della qualità di quei blocchi, dove emerge soprattutto una certa ingenuità di Biligha, tuttavia sappiamo bene che il campione di San Giovanni in Persiceto deve crescere, e lo farà senza alcun dubbio.
  • Gigi ed il Gallo, finalmente. Ovvio che nessuno sia in grado di sapere in che condizioni siano esattamente e quale tipo di apporto possano dare, tuttavia anche la sola presenza da oggi in poi darà una dimensione di fiducia e di positività che a questo gruppo è venuta a mancare coi rovesci di questi giorni. Oltretutto si andranno a coprire un paio di ruoli dove manca pericolosità del tutto, Gentile escluso. L’intelligenza tattica, oltre ai valori tecnici consolidati, porterà la squadra ad una dimensione del tutto diversa. Ma attenzione! Non sono i salvatori della patria, arrivano da una preparazione che definire a singhiozzo è poco, e devono inserirsi al volo in meccanismi che non sono per nulla oliati. Pensare che da oggi sia tutto in discesa sarebbe errore marchiano: l’Italia resta una squadra che deve avere ritmo ed aggressività, davanti come dietro, con tanta voglia di aiutarsi e di sporcarsi le mani. Senza quello è naufragio scritto. E senza dimenticare, novità negativa di ieri, l’attacco al pressing, veramente un disastro contro i turchi.
  • Ale, Ale, Ale… La sua partita è straordinaria per l’80-90%, con quel 10-20% che ci fa riflettere e, perché no, rimpiangere tutto ciò che avrebbe già potuto essere ma che certamente potrà ancora essere. Già venerdì pensavamo a quando il “Rising Star” di Eurolega era questione tra lui e Bogdanovic. Di acqua, sotto i ponti ne è passata, e spesso sono state inondazioni con tanti danni collaterali. Non è questa la sede per ritornare su tante cose, su colpe vere o presunte di questo o quello. Resta il fatto che Gentile è un giocatore in netta ricostruzione che può fare la differenza a qualsiasi livello. Ha tutto, tranne il tiro da fuori, e sa fare tutto meglio di quasi tutti gli altri. Il duello con Cedi Osman, anche se spesso non diretto, ha entusiasmato in diversi frangenti. Un paio di palloni immaginifici, che ci ricordano la fucilata da 14 metri contro i Celtics al Forum che fece sobbalzare mezza NBA, almeno due tagli di pura conoscenza del gioco, di cui uno chiuso con straripante potenza al ferro. Gioco spalle a canestro che quando non si ingarbuglia in forzature, su cui si può e si deve lavorare ancora tanto, è devastante per fisicità e qualità. Una condizione fisica  ancora da migliorare per non causare perdita di lucidità in momenti di rottura prolungata. In sostanza talento, tanto, sempre tantissimo. Se saprà ritagliarsi uno spazio, non necessariamente dalla panchina, di alta qualità, la variabile in positivo per l’Italia può essere lui. Prima di firmare per la sua nuova squadra, che gli auguriamo sia all’estero, perché l’Italia è campo minato dove ancora si sta a discutere solo di quelle suddette colpe vere o presunte, forti della visone del dito, mai della luna che è la, proprio dietro quel dito.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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