E’ troppo alta l’Acropoli di Italbasket: la Grecia di Antetokounmpo è oggi di un altro livello

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Il test probante si voleva ed il test probante è arrivato. Tanto duro da digerire, quanto perfettamente in linea con un certo realismo che deve accompagnare la spedizione della Nazionale in Cina. Non si può parlare di asfaltata, perché gli azzurri hanno tenuto quando si poteva crollare oltre il lecito, ma di sicuro è stata un partita aperta per una manciata di secondi, nulla più.

La Grecia vista ieri gioca ad un livello assolutamente superiore, inutile negarlo. La cosa era facilmente prevedibile, perché i nomi del roster di Skourtopoulos sono di diverse categorie superiori ai pari ruolo italiani, fatta eccezione per Hackett e Belinelli. Purtroppo è molto chiaro come tutte le nazionali che saranno ai Mondiali con ambizioni di quarti di finale ed oltre abbiano almeno 3-4 atleti di caratura internazionale, non necessariamente soltanto NBA. L’Italia di Meo Sacchetti, senza Gallinari e Datome, sta dietro e non di poco.

Abbiamo separato i consueti 5 punti di Eurodevotion, riguardo situazioni della gara che ci sono parse più significative.

  • Impossibile non partire da Giannis… L’impressione è quella di essere parte di un viaggio che non abbiamo idea dove ci porterà, perché i limiti, nel caso del recente MVP NBA, non sono noti a noi umani. Se già “di là” fanno fatica a stargli dietro, figuriamoci a latitudini FIBA. Irreale è per una volta termine che si può usare con certezza. Piccolo esempio: quando comincerà ad entrare un jumper dai 4 metri, senza arrivare all’arco (e ci arriverà…), abbiamo la benché minima idea di cosa potrà succedere?
  • Almeno una quindicina i tiri eseguiti dall’Italia in condizioni di emergenza, forse termine più appropriato rispetto a semplici “forzature”. Tanti, troppi i possessi in cui la pressione della difesa greca pareva crescere progressivamente, creando grave imbarazzo nella fluidità della circolazione di palla azzurra. Abbastanza naturale che la conseguenza fossero “tiracci” ben lontani da quella ricerca del ritmo di cui si è parlato a lungo in queste settimane.
  • Daniel Hackett e Marco Belinelli: si vede lontano un miglio come appartengano al livello più alto. Non sarà una forma ancora da perfezionare a cambiare qualsiasi valutazione. Il problema è che senza altre armi, al momento, anche questi due splendidi atleti rischiano di naufragare, soprattutto perché troppo spesso costretti a navigare in acque che non sono quelle ideali per loro. DH è uno straordinario giocatore di squadra che con il completamento del processo di maturazione tecnica sa essere decisivo in tantissime cose, di cui molte appartengono al mondo degli “intangibles” (chiedere a Real Madrid ed Efes, se vi fossero dubbi). Ma se deve attaccare troppe volte in solitaria e trasformarsi in De Colo o Rodriguez, allora siamo lontani: lui è stato fondamentale e forse più per far sollevare il trofeo di Eurolega a quei De Colo e Rodriguez, ma non è nè l’uno nè l’altro per caratteristiche tecniche. Lo stesso Belinelli sa muoversi come pochi per ricevere  e tirare, ma se la qualità di blocchi e circolazione di palla è bassa, tutto ciò crolla. Quante volte ha ricevuto ed invece di poter rilasciare con ritmo il suo tiro ha dovuto provare e riprovare a cercare delle spaziature che non c’erano?
  • La Grecia, che oggi gioca contro quella Turchia che sarà probabilmente la rivale per il passaggio ai quarti di finale, nella seconda fase cinese, è una squadra completa che vola sulle ali dell’entusiasmo dettato dalla presenza di Antetoukounmpo ma che si basa su un gruppo di giocatori che ha tutto per fare bene, anche benissimo. Straordinaria nello spot di 1, con Calathes e Sloukas (infortunio da valutare, la maledizione dell’annata Fenerbahce pare non finire mai) che peraltro possono benissimo giocare insieme. E’ coperta in tutti i ruoli ed ha atleti di alto livello come Printezis e Bourousis che, dopo una stagione anonima, possono recitare ruolo decisivo per talento, tecnica ed esperienza, conoscendo alla perfezione gli spartiti da recitare in occasione di manifestazioni come un mondiale. Completezza che poi si allarga ulteriormente valutando gli altri giocatori, a partire da quel Thanasis, “fratellino” che può essere arma letale in difesa su esterni di talento, anche 1 e 2.
  • Realismo, brutto ripetersi, ma è la parola chiave. Vitali, Della Valle, Abass, Ricci e Tessitori: per almeno due momenti di gara questo è stato il quintetto azzurro. Questi sono ragazzi che meritano il massimo rispetto, tuttavia credo si possa dire tranquillamente che, visto il loro palmarès e l’esperienza internazionale, diventi difficile pensare di competere con Grecia, Turchia, Serbia etc. Hackett, Belinelli, Datome, Gallinari e Melli: qui le cose sarebbero cambiate. Ok, inutile pensare allo sfortunato Nick, che non ci sarà:  Brooks ne raccoglierà il testimone come peso all’interno della squadra. Pur scoperta come centro, questa sarebbe un’altra Italia. Il problema è che già una semplice amichevole d’agosto, come quella con la Russia, non certo oggi una superpotenza, ha dimostrato che bastano 5-6 minuti di pessima pallacanestro ed a questi livelli saluti la compagnia. Altra faccenda il campanello d’allarme che ha suonato Meo parlando di “facce ed atteggiamento sbagliati”. Qui sarebbe molto grave, ma è cosa che, con serenità e pazienza, si potrà valutare già dalla gara impossibile di oggi con la Serbia. Sempre con grande realismo, che vuol dire preolimpico.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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