Gigi Datome : Ad Atene capiremo a che punto siamo. Sono curioso di vedere Campazzo contro le guardie NBA.

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E’ senza dubbio il volto azzurro del decennio, l’unico atleta di notevole valore ad aver sempre dimostrato attaccamento totale alla maglia della Nazionale.

Protagonista di una crescita tecnica di altissimo profilo durante la sua carriera, alla vigilia dell’ennesimo appuntamento da Capitano, ci ha parlato, con la consueta disponibilità e gentilezza, della situazione del gruppo di Meo a pochi giorni dal primo torneo in cui si affronteranno squadre che in Cina ci andranno per grandi obiettivi.

– Innanzitutto Gigi, un aggiornamento sulle tue condizioni. Come procede il recupero dopo la pulizia di fine giugno al ginocchio?

Bene, in questi giorni dovrei iniziare col 5vs0. In Cina durante l’ultimo torneo amichevole sarò in campo e potremo fare le valutazioni reali sul mio stato di forma. Si deve andare cauti per cercare di arrivare il meglio possibile all’appuntamento con le gare che contano.

– Un primo approccio “soft” a Trento, qualche difficoltà in più con gli avversari di Verona ed ora Atene, dove l’asticella si alza non di poco: come ci arrivate?

Ci siamo allenati tanto, il lavoro fatto è molto. Ora possiamo capire a che punto siamo, va bene trovare squadre importanti. Già la Russia ci ha spiegato che 30 minuti di buon basket non bastano con nessuno. Saranno indicazioni importanti quelle di Atene.

– Ho visto un Meo molto segnato dai “doveri di esclusione”: si può dire che, al netto di pregi e difetti, il gruppo sia molto sano e volenteroso tanto da mettere in difficoltà il selezionatore nel momento delle scelte?

E’ sempre un momento difficile per tutti, lo sappiamo. Ti dico che in allenamento ci diamo parecchio, l’intensità e la voglia non mancano mai. Abbastanza naturale quando alcuni si giocano il posto, ma si lavora bene perché per usare un eufemismo sappiamo di non essere il Dream Team, quindi o ci si allena duro oppure va male.

– Il Gallo pronto solo per le Filippine, tu che dovresti esserci per le ultime amichevoli in Cina e, da non dimenticare, l’assenza certa di Nick: avete esperienza e valori tecnici per  salire in corsa, ma a volte pare che vi sia una sorta di maledizione che accompagna questa generazione azzurra…

Abbiamo certamente l’esperienza per poter entrare un po’ più tardi in squadra ma altrettanto certamente il lavoro di preparazione in palestra è una cosa che mi manca molto, non farlo è comunque un handicap. Quella mancanza di lavoro, per chi lo ama come me, è sempre difficile da gestire. Io sono contento di esserci stato nella finestra dello scorso settembre, così ho potuto incamerare con anticipo un po’ dei concetti del basket di Meo. Sulla maledizione che pare colpire la nazionale è vero che ogni tanto ci si pensa. Ce n’è sempre una, dall’appendicite del Gallo oggi alla polmonite di Bargnani qualche anno fa, ma sono cose che accadono anche agli altri.

– Un pensiero agli esclusi dopo Verona. Si è sentito dire in giro che sarebbe un vantaggio per i club di appartenenza la mancata partecipazione ad un Mondiale di alcuni giocatori. Parlando con te, da sempre presente, mi pare che si possa dire esattamente il contrario, non trovi?

E’ sempre una questione che riguarda chi pensa al proprio orticello e non va oltre. Io sono sempre stato contento di esserci, dopo 19 estati, perché la nazionale è un’esperienza bellissima ed anche perché mi fa piacere tornare nel mio club già pronto ed in buona forma. Poi magari qualche squadra pensa al suo investimento sul giocatore ed allora preferirebbe che l’atleta di dedicasse all’allenamento personale in vista della nuova stagione. A mio parere la cosa migliore è avere un periodo minimo di stacco in cui possiamo gestirci il fisico e poi si può andare tranquillamente in nazionale. Ma vedere della positività nel fatto di essere tagliati alla vigilia di un Mondiale direi proprio di no.

– Venendo al discorso puramente tecnico, appare lampante che questo gruppo debba attaccare sempre, sia in fase offensiva che in quella difensiva, tenendo un ritmo alto ed una pressione costante. Mai passere un tiro, mai lasciare che un possesso avversario possa scorrere con fluidità: è questa la via?

Assolutamente sì: il discorso ritmo è fondamentale. Deve essere alto e darci maggiori opportunità. Dobbiamo sporcare tutto lo sporcabile in difesa, dobbiamo aiutare in 5 a rimbalzo, perché il deficit di stazza coi lunghi si può limare solo lavorando di squadra tutti insieme.

– Meo ha avuto parole abbastanza dure dopo la gara con il Venezuela, di contro si sa che durante la fase di preparazione, soprattutto iniziale, con carichi di lavoro pesanti, le gambe possono essere dure e la mente risentirne anche a livello di applicazione. Come interpreti l’equilibrio tra queste due situazioni?

Non ero in campo, quindi non voglio essere quello che dà giudizi senza esserci stato, ma credo che ciò che ha dato maggiormente fastidio a Meo sia stata l’atmosfera un po’ troppo piatta, forse dovuta anche ad un torneo che, Russia a parte, non presentava grandissimi stimoli. Dobbiamo voltare pagina ed il torneo di Atene arriva al momento giusto.

– Della mancanza di stazza e della conseguente impalpabilità soprattutto in post si è detto fin troppo: una parziale soluzione a questo problema può essere l’utilizzo proprio in post dei giocatori schierati come 2 e 3, laddove può esserci invece un vantaggio a livello di taglia e talento?

Ci sta come ragionamento tecnico. Anche un Gallo, in post, di attenzione ne attrae parecchie, così come ci può andare Daniel, ci posso essere io, tra l’altro soluzione che mi piace molto. Il basket ti offre tante opzioni anche quando non hai grande stazza e bisogna essere bravi a percorrere tutte queste strade ed esplorare tutte le soluzioni possibili.

– Tornando a quella palla in post talvolta il rischio è di fermarla un po’ troppo ed allora il discorso andrebbe in controtendenza rispetto alla necessità di ritmo elevato: come si gestisce questo eventuale problema, qualche volta visto anche a Verona?

Dobbiamo capire bene tutti e 5 in campo come equilibrare la situazione. Quando la palla è in post si aprono diverse opportunità e possono esserci variabili differenti. Come dicevo prima esplorarle tutte è fondamentale perché quella suddetta palla in post può voler dire tantissime cose.

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– In fase difensiva mi pare evidente che, sebbene il test con il Senegal non fosse così probante anche per via del loro viaggio interminabile in giornata, la scelta sia di cercare di non fare arrivare la palla ai lunghi avversari. E quando questa ci arriva, si prova a sporcare la ricezione in tutti i modi mettendo le mani addosso per quanto possibile. E’ idea che mi confermi e su cui lavorate molto?

E‘ chiaro che le squadre avversarie ci attaccheranno soprattutto lì. Dovremo togliere spazio ed è un lavoraccio di fatica e di coesione di squadra. Paul (Biligha) sta facendo un grande lavoro ma non dobbiamo pensare che si possa soffrire solo lì. Anche in altri ruoli posso esserci problemi di mismatch ed è per quello che si deve lavorare  sempre e comunque in 5. Questo è un gruppo che di difensori puri ne ha pochi quindi deve emergere il lavoro di squadra.

– Direi  che per quel difensore puro il nome di Daniel pare quello più azzeccato…

Infatti.

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– Non te l’ho mai chiesto: chi vince?

Sai che non ci ho mai pensato? Se non vinciamo noi… direi che mi farebbe piacere vincesse la Serbia. E’ squadra attrezzatissima.

– Ed il giocatore che ti intriga di più in questa manifestazione, magari anche non già sulla bocca di tutti?

Non sarà una sorpresa od un nome dal sommerso, ma ti dico Campazzo. Sono curioso di vederlo all’opera contro le guardie NBA.

– A proposito, potremmo vedere finalmente il duello Datome vs Tatum: mi prendo sempre la responsabilità delle tante similitudini che ci vedo…

Ecco, la responsabilità è sempre tua per questo paragone…

– Due curiosità, per chiudere: scarpe gialle anche per andare alle gare dei Mondiali?

No, quelle sono ferme ad Istanbul e riguardano solo il Fenerbahçe. Tra l’altro devo parlare con Sloukas per capire se quest’anno cambieremo qualcosa. L’ultima stagione ne abbiamo passate di tutti i colori…

– Cosa leggi nei giorni dei Mondiali?

Ho appena terminato “Il Brigatista” di Antonio Iovane e sto iniziando “Appunti di vita” di Cristian Nuti.

A presto Capitano, ci si risente dopo Atene per fare un nuovo punto della situazione.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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