Mercato e regolamenti. L’importanza della componente indigena nei vari roster (pt 1)

Le operazioni di mercato sono condizionate dai regolamenti. L’importanza della gestione dei giocatori indigeni.

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Clamoroso, siamo ai dettagli, c’è l’accordo, manca solo l’ufficialità sono le classiche parole e frasi fatte che accompagnano la maggior parte delle notizie sportive una volta finita la stagione agonistica lasciando spazio al mercato, teatro dei sogni per qualcuno, motivo di preoccupazione per altri. I protagonisti non sono più soltanto i giocatori e gli allenatori. La ribalta viene occupata da analisti di mercato, procuratori, dirigenti. I tifosi impazziscono trasformandosi a volte in improbabili insider. Uno degli elementi fondamentali, per capire alcune operazioni, è la conoscenza dei regolamenti. L’Eurolega ha il suo ma la costruzione dei roster delle partecipanti è inevitabilmente condizionata dalle norme vigenti all’interno dei vari paesi e l’incidenza del patrimonio autoctono un asset di rilevanza assoluta. La Turkish Airlines Euroleague, infatti, non impone alcun obbligo sulla nazionalità dei giocatori permettendo anche la presenza, per assurdo, di un team con dodici giocatori americani. Ma questo che cosa comporterebbe per la squadra nel proprio campionato nazionale? L’obiettivo di questa analisi di Eurodevotion è proprio quella di fornire, in tre parti, una panoramica dei regolamenti interni dei massimi campionati europei sottolineando l’importanza dei giocatori “locali” all’interno di una rosa. Le prime due leghe prese in esame sono la ACB (Asociación de Clubs de Baloncesto) e la VTB visto che ben sette, delle magnifiche diciotto che prenderanno parte alla prossima edizione della Euroleague, provengono da li. La Spagna presenterà, ai nastri di partenza, Real Madrid, Barcellona, Baskonia e Valencia mentre dell’ex Unione Sovietica vedremo CSKA Mosca, Khimki e Zenit. Attraverso i consueti cinque punti di analisi proveremo a disegnare le prospettive, le novità delle squadre spiegando determinate scelte con un occhio regolamentare.
FORMAZIONE SPAGNOLA: La ACB impone, a tutte le squadre partecipanti, l’iscrizione a referto di almeno cinque giocatori di formazione spagnola, in roster di dodici elementi. L’ottenimento di questo status è molto più facile e breve per gli iberici, piuttosto che per gli italiani, come andremo a vedere nella seconda parte della nostra analisi. Bastano, infatti, soltanto tre anni di cui solo uno a livello juniores. Profili come quello di Shengelia, Granger, Tavares, spagnoli di formazione, rappresentano un notevole valore aggiunto per il loro club e un vantaggio per gli stessi atleti, in fase di contrattazione nel proprio paese di “adozione”. Giocatori come questi, oltre ai naturalizzati, formano la spina dorsale dei club ispanici e sono da vedere in questa ottica le acquisizioni catalane di Mirotic e Abrines e l’eventuale colpo in canna Gasol. Operazioni che avvicinano il valore indigeno dei “Blaugrana” a quello della “Casa Blanca” che avrà ancora tra le propria fila i vari Llull, Fernandez, Reyes. Le conferme di Vives, Abalde, San Emeterio, tra gli altri, rappresentano la risposta, in casa valenciana, alle big.

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CARROLL/JANNING: Jayce Carroll e Matt Janning non hanno soltanto in comune un passato in Italia, la nascita negli Stati Uniti e un tiro mortifero. Sono infatti due dei giocatori che hanno ottenuto un passaporto, rispettivamente azero e georgiano, guadagnando lo status di giocatori facenti parte della categoria “Bosman” pur non essendo l’Azerbaigian e la Georgia stati dalla UE. Il regolamento internazionale, infatti, estende il concetto di cittadinanza europea cestistica a tutte quelle nazioni facenti parte della FIBA Europe, ridisegnando a livello sportivo la geopolitica. La Spagna mantenendo la differenziazione tra Bosman, Cotonou (convenzione che raccoglie ben 69 stati, la maggior parte africani) ed extracomunitari (al contrario di altri stati come Italia e Turchia che hanno uniformato gli stranieri) accoglie molti giocatori europei, passaportati che potrebbero avere meno appeal in altri campionati. Brandon Davies, ugandese di passaporto, gli “italiani” Vildoza, Garino, Laprovittola sono altri esempi interessanti da citare nella categoria.

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COREY HIGGINS: il trentenne americano, approdato al Barcellona in questa estate, è fino ad ora il grande colpo, insieme a Motum al Valencia, del mercato sul fronte extracomunitari per la futura ACB.

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VTB: l’ex giocatore del CSKA è il collegamento perfetto per parlare della VTB. La lega russa, infatti, al contrario di altre, non ha nessun tipo di imposizione uniformandosi, così, al regolamento dell’Eurolega. I giocatori indigeni non sono tutelati come in altri paesi ma sono comunque presenti in maniera importante nelle varie squadre visto il loro valore assoluto. Un giocatore come Kurbanov è stato importantissimo per la conquista del titolo così come sarà interessante vedere l’impatto di Strelnieks agli ordini di Itoudis.

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KHIMKI/ZENIT: a proposito di lettoni da segnalare la firma di Bertans, ex Olimpia Milano, e di Timma per il Khimki. Due giocatori che potranno benificiare della presenza, in cabina di regia, dello zar Shved in una formazione, quella allenata da Kurtinaitis, che presenta un mix di russi e lettoni a roster. Curioso vedere l’impatto del talento Karasev che, dopo la parentesi in NBA tra Cavs e Nets, ha giocato le sue ultime tre stagioni alla corte del padre allo Zenit prima dell’avvento di Plaza che sarà, anche il prossimo campionato, alla guida del gruppo di San Pietroburgo che si presenta con tantissime novità ma con una forte impronta indigena.
ACB e VTB, due mondi antitetici, ma il cui impatto dei giocatori nazionali e la loro corretta gestione ha importanza e rilevanza simile per poter puntare alla corona europea.

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