Il capolavoro di Obradovic e Melli, il dominio di Laso e Campazzo

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Weekend importante in due dei tre maggiori tornei continentali. In Turchia il Fenerbahçe impatta la serie sul 2-2 con l’Efes, mentre in Spagna i campioni del Real dominano senza grossi problemi gara 1 contro il Barça.

L’analisi di #eurodevotion, che eccezionalmente abbandona i 5 punti punti per dedicarne 3 ad ognuna della due gare.

FENERBAHCE 82 – EFES 73

IL CAPOLAVORO DI ZELE

Chiacchierando ieri mattina con alcuni amici si discuteva sulle possibilità di questo Fenerbahçe di continuare a competere in una serie in cui i problemi di infortuni sono assolutamente decisivi per gli uomini della sponda asiatica di Istanbul. La sovraesposizione di tanti uomini non poteva che essere un problema, sia fisico che mentale. Ed allora cosa ci voleva? Lui, sempre e soltanto lui, Zeljko Obradovic. In condizioni di totale difficoltà ha saputo infondere nei suoi una forza etica e fisica di livello superiore. Io non so se vincerà o meno il titolo, ma il solo fatto di allungare la serie ad almeno gara 6 è l’ennesimo episodio straordinario di una carriera di un coach che sa solo e soltanto dare il 100% ai suoi uomini, ottenendone il 101%.

NICK MELLI, IL GIOCATORE IDEALE

Ci sarebbero i numeri, e sarebbero sufficienti. Ma Nick oggi è molto di più. Se esiste il prototipo di giocatore ideale, totale, capace di ricoprire più ruoli ed essere efficace su entrambi i lati del campo, coprendo i 28 metri alla perfezione, beh, questo è Nicolò Melli. Altra partita straordinaria, impatto devastante per energia e lucidità, capacità di giostrare da 5 come da 4 (importante l’apporto di Duverioglu, finalmente in grado di supportarlo per quasi 25′): si chiama dominio. E ciò che rende ancora più grande la dimensione del livello di Nick è il fatto che ha alcune cose su cui può migliorare tanto. Qualche passaggio, soprattutto “skip” è ancora un po’ impreciso, qualche tiro, dopo una scelta giusta, perde un po’ di equilibrio, soprattutto in avanti, risultando lungo. Dettagli, quelli su cui lavorano i campioni, come Nick.

L’EFES ED UNA SERIE CHE SI ALLUNGA

Quel «Saremo campioni» di Ataman inizia a pesare, con la serie che si allunga. «Ho chiuso Twitter ed Instagram, sono più rilassato». Mah, qualche perplessità sul tenore di questa dichiarazione c’è. «Bisogna congratularsi con i giocatori di entrambe le squadre, è la miglior serie finale in Europa». Magari Laso e Pesic ci diranno diversamente, ma oggi è così e questo è l’Ergin che ci piace di più.

La pressione è ovviamente su chi sta meglio, proprio l’Efes, se la serie va avanti. La Ulker Arena ha riportato alla normalità due fattori determinanti: il Fenerbahçe torna a tirare un numero di triple più controllato ed in linea con la stagione (21), mentre la certezza che il cast di supporto turco alle grandi guardie di Ataman non sia all’altezza è ormai conclamata.

Micic predica nel deserto, coi soli Beaubois e Larkin attivi ad intermittenza. Dunston è spettatore dello show di Melli e questo non può bastare.

 

REAL MADRID 87 – BARCELONA 67

QUALITA’ REAL

18 assist e 6 perse, contro un 12/12. E’ il gioco madrileno a fare la differenza, guidato da un Facundo Campazzo straordinario e da un Fabien Cuseur che è il campione meno considerato di tutta Europa. Il Barça non ci capisce niente fin dall’inizio e si squaglia in prossimità di ogni timido tentativo di rientro. Certo che voltarsi verso la panca, per Laso, dev’essere una sensazione di gaudio e serenità. Mamma mia! Quanto qualità. Se poi è gestita magistralmente…

CAMPAZZO NUMERO UNO

Inutile girarci attorno, la stagione, dall’inizio alla fine, ci ha mostrato un giocatore che oggi può essere considerato il numero uno nel ruolo, con caratteristiche precise. Si può magari preferire un Higgins, per altre ragioni, si può innamorarsi di Calathes, per altre ancora. Tutto ragionevolissimo, ma Facundo oggi, sui 28 metri, è la cosa più intesa, intrigante e coinvolgente che ci sia. «Spero di migliorare ancora, spero che questo non sia il mio momento più alto». Tutti avvisati.

BARCELONA: SI E’ SPENTO TUTTO IN GARA 5 CON L’EFES?

E’ legittimo pensarlo, ce lo confermano i risultati e le prove recenti: dopo l’episodio decisivo della serie contro l’Efes, il Barça, sino ad allora semplicemente straordinario, si è perso.

La gara di ieri è solo l’ennesima dimostrazione di una situazione che si protrae da fine aprile. «Non mi è piaciuta la nostra attitudine, non siamo mai stati in partita». Tutto vero, coach Pesic. Ma sono le stesse situazioni vissute nelle ultime di stagione regolare in Liga Endesa, le stesse parole sentite durante la serie con Zaragoza (ricordate quel «la nostra attitudine è stata al limite della catastrofe»?). Ora  le partite semplici, anche troppo, sono finite. Riuscirà l’esperto coach serbo a riprender filo filo del discorso con una squadra che appare sulle gambe più mentalmente che fisicamente? Gara 1 è sempre la meno significante di una serie, soprattutto se la vince la squadra di casa, ma recepire il messaggio va oltre il punteggio. Pesic lo sa.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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