L’Olimpia tra un presente complicato di nome Sassari ed un futuro tutto da definire

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Presidente, GM, allenatore, scelte tecniche ed obiettivi: dove va Milano? La certezza imprescindibile si chiama Giorgio Armani.

 

Il pericolo Avellino è scampato. Un’altra eliminazione prematura, dopo Cantù e Bologna in Coppa Italia, avrebbe avuto l’impatto di un meteorite sul basket milanese, accompagnandosi a due stagioni di Turkish Airlines Euroleague sulle quali le valutazioni sono assai differenti tra i commentatori. Ora è tempo di Sassari, temibile perché in striscia infinita, sebbene sia francamente operazione fantasiosa ritenere l’Olimpia non favorita in una serie italiana.

Andiamo oltre l’orticello italico ed allora eccoci a Maggio 2019, quasi certamente a poche settimane dal capolinea della gestione Proli. E’ assai possibile che l’addio del Presidente vada di pari passo con la fine dell’era Pianigiani, essendo il manager piemontese il vero ed unico artefice e sostenitore dell’arrivo a Milano del coach senese. Ed ora, cosa attendersi dal futuro milanese?

Proviamo a capirci qualcosa, con le normali difficoltà del leggere una situazione che è assai complessa ed indecifrabile, soprattutto per una società che, per usare un eufemismo,  non ha mai voluto comunicare troppo (e non di certo per responsabilità di chi gestisce quel ramo del club). E tale scelta, del tutto legittima, porta però ad una ridda di voci che da anni accompagno l’ambiente cestistico biancorosso. Giusto? Sbagliato? Non saremo noi a giudicare, lasciamo che lo faccia la storia recente, sempre partendo dal campo, per noi unico giudice supremo.

PRESIDENTE

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Per quanto sappiamo, Proli terminerà a fine Playoff il suo rapporto con l’Olimpia. Non potrebbe essere diversamente, andando a logica. Come abbiamo già accennato, non vedremmo la possibilità di avere rapporti fattivi con un gruppo da cui è uscito (non ci permettiamo di immaginarne le ragioni) a fine marzo.

Ma l’Olimpia senza Proli perde o guadagna? Domanda intrigante. Conversare con lui è sicuramente un’esperienza interessante e formativa poiché, e qui non ci sono dubbi, si tratta di manager di alto profilo, pratico ed assai competente nel suo lavoro. Appunto, nel suo lavoro… Ma siamo certi che la pallacanestro, intesa tecnicamente, sia una delle sue competenze più spiccate? Non ci iscriveremo certo al partito di chi esulterà per il suo addio, così come non ci fasceremo la testa, limitandoci ad una considerazione di base. Un Livio Proli che avesse dato carta bianca tecnicamente ad un GM capace ed esperto avrebbe potuto costruire un’Olimpia stradominante, cosa non accaduta. Ed aver perso Flavio Portaluppi, la cui conoscenza del gioco è sopra ogni ragionevole dubbio, senza che potesse dare il 100%, è parte significativa degli errori commessi.

Chi quindi dopo Proli? Soluzione interna al gruppo. Argomento assai riservato su cui non possiamo azzardare alcuna ipotesi. La certezza? E’ un fior di azienda con moltissime persone capaci, quindi Milano è in una botte di ferro. Che diventerà d’oro se il presidente sarà presidente ed un GM potrà lavorare sulla costruzione di una squadra e sul gioco della stessa. Nonché scegliere il coach.

GM

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Pascucci, Gherardini e… vedremo. Detto che un nuovo incarico in NBA ha tolto di mezzo la prima possibilità, sull’ex Toronto Raptors, attuale gestore delle fortune del Fenerbahçe in coppia con Obradovic, si è scritto di tutto e di più. Le nostre fonti, assai dirette, ci hanno sempre parlato di soli “rumors” senza nulla di concreto. Che il dirigente forlivese abbia nel suo futuro un ritorno in Italia è certo e naturale, tuttavia non è per nulla detto che ciò avvenga nel breve e necessariamente a Milano, come lui stesso ci ha detto nell’intervista rilasciata prima delle Final 4 alla nostra Deniz Aksoy. Ad oggi è pista molto fredda.

Incassata la smentita di Ario Costa, peraltro ovvia almeno sino ad eventuali cose fatte, si vocifera di un altro uomo che ha la totale stima di Livio Proli, così come il suddetto “Wimbledon” (per i più giovani era il soprannome di Ario Costa a causa di una dimensione decisamente esagerata delle mani). Anche qui solo voci, quindi stiamo alla finestra.

La cosa più importante e fondamentale è che, qualunque sia la scelta, vi sia comunione d’intento tra GM e Coach, poiché imporre ad uno dei due ruoli la presenza di qualcuno non al 100% in sintonia sarebbe peccato mortale. Certamente, se veramente vi fosse la volontà di assicurarsi un competente “uomo di basket”, l’upgrade sarebbe garantito. Che però possa operare secondo le sue conoscenze, senza limitazioni dall’alto che non siano quelle relative alla gestione finanziaria.

ALLENATORE

piangina

Simone Pianigiani ha un altro anno di contratto. Quanto conta? Il giusto nell’ottica milanese attuale, tuttavia, non trattandosi di “bruscolini”, prima di rescindere con chi magari ti portasse in dote un altro scudetto, seppur nel quinto/sesto campionato continentale, non sarebbe operazione automatica. Situazione “alla Spalletti”? No, decisamente più salda, anche se le similitudini sul futuro sono più di una.

Ci si sono messi persino i bookmaker a spararla grossa, col nome di Messina secondo solo appunto a Pianigiani come prossimo coach Olimpia. Aggiornamento delle quote del sito Betaland: 2,00 (era 2,50) quella del coach della Lupa, 3,50 quella del vice di Pop. Con buona pace, a 7,00, di vari Blatt (nome gettonassimo nei corridoi di Vitoria, nonché dalle nostre fonti) e Pascual (erano a 6,50).

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Ma Pianigiani è da sostituire? Ci vogliono le spalle grosse per questa Milano, è fuor di dubbio. Non si parla di pressione dell’ambiente, relativa, quanto delle aspettative a volte un po’ fuori luogo dovute alla mancanza di obiettivi chiari, cosa che ha mandato fuori giri fior di coach negli anni recenti.

La pallacanestro del coach trionfante con Minucci non ci ha mai fatto impazzire, anzi. Crediamo si possa dirlo con estrema tranquillità, senza mancare di rispetto a nessuno. Il roster a disposizione quest’anno non era per nulla inferiore a quello di Baskonia od Efes, solo per nominare due squadre da Playoff e Final 4, con la prima colpita da infortuni in modo ben superiore a quello tanto lamentato da Pianigiani. Per non parlare dello Zalgiris, che vale mezza Milano in campo, ma ha un genio in panchina che moltiplica “pani e pesci” a volontà. E se vogliamo dirla tutta, nel caso di Pianigiani si tratta di un allenatore discreto, ma del tutto monocorde, non in grado di fornire soluzioni attraverso un “piano B”. Ci sarebbe piaciuto confrontarci con lui, ma non è stato possibile (decisione non nostra): capire il perché di certe scelte tecniche ci avrebbe aiutato a comprendere molto meglio e forse ad avere un’idea differente da quella che, con grande umiltà ma ben circostanziata, portiamo avanti da 22 mesi. Nessun preconcetto, perché proprio chi scrive, le stesse cose le pensava della nazionale, ad esempio, quando Milano non era lontanamente  pensabile, se non nel chiaro progetto di Proli.

Non è secondario che, in caso di approdo di un nuovo allenatore, sarebbe auspicabile che questi si portasse il suo staff, come insegna la storia dello sport, in netta controtendenza con quanto fatto da Milano negli ultimi anni.

Quello che non ci ha mai convinto è la comunicativa del coach e ci siamo semplicemente basati su quanto abbiamo imparato dai suoi colleghi in Eurolega. Un’altra domanda che ci sarebbe piaciuto porre riguarda i risvolti psicologici della continua lamentela. Magari una risposta chiara e franca alla domanda sarebbe stato ancor di maggiore aiuto per comprendere. Poi forse avrà ragione lui, ci mancherebbe, ma ci è difficile pensare che una sala stampa con centinaia di giornalisti (Final 4) sia in torto completo nel momento in cui apprende, con reazioni abbastanza ilari, che l’Olimpia, secondo il suo allenatore, sarebbe un “underdog” nel campionato italiano. E’ solo una delle tante uscite che ci fa sorridere  ritenere un “troll”, termine che ci infastidisce solo  a leggerlo. Il silenzio e la divisione tra “amici” e “nemici” non ci è mai piaciuto perché le più belle storie d’amore nascono spesso da precedenti all’apparenza conflittuali. Il dialogo è la via, l’unica.

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Ed allora la nostra risposta al sostituire o meno il coach è chiarissima: cambiare per cambiare non serve a nulla, ma se i nomi sono quelli fatti, ovvero Blatt, Messina o lo stesso Pascual, allora diciamo che il salto in alto sarebbe notevole. Senza tralasciare il nostro personalissimo amore per Bartzokas. Il tutto pensando che una Milano che volesse svoltare veramente dovrebbe andare “all in” su Jasikevicius, senza se e senza ma.

ROSTER

Questa Olimpia è un’ottima squadra che può tranquillamente lottare per un posto al sole dei Playoff europei. Certo, c’è qualcosa da correggere, ma non vediamo necessità di alcuna rivoluzione, soprattutto se si valorizzasse quanto già presente, cosa mai fatta quest’anno. Non bisogna gettare al vento quanto messo insieme con un ottimo lavoro sullo scorso mercato.

Al capitolo italiani, non siamo sicuri che Della Valle sia elemento di spicco in Eurolega, anzi, tuttavia nemmeno che debba essere uomo da asciugamani. Così come non crediamo che un Cinciarini possa confrontarsi apertamente coi top nel suo ruolo, ma nemmeno che debba collezionare DNPCD, per dirla all’americana. Anche perché altrimenti non capiremmo come un Mahmutoglu possa giocare nello stesso torneo con un ruolo di un certo peso.

Mollare Kuzminskas è peccato mortale, lo diciamo oggi, prima di esplorarlo a fondo nel suo ruolo e con un sistema che lo valorizzi e non lo consideri ciò che non è (Kangur o CJ Wallace, ad esempio, per sua fortuna).

Quindi cosa serve? Semplice.

Un 2-3 atletico che dia respiro a Micov, un uomo da “alley hoop” e da 10-15 minuti di difesa dura anche sulle guardie per imporre atletismo e fisico. Alla Jeffery Taylor, per essere chiari. Basta guardare oltre oceano e di profili simili ce n’è a bizzeffe. Bisogna osare con scelte vere che non siano solo quelle di altri acquisite a peso d’oro.

Il tiratore mortifero c’era, si chiama Dairis Bertans, e non si comprende la ragione per cui si possa aver mollato un profilo simile, ruolo che mezza Europa ricerca oggi.

Un cambio di valore per James e Nedovic, un tipo alla Jayson Granger, è forse la cosa più importante. Nessuna squadra di valore in Eurolega gioca senza almeno tre guardie al top: Jerrells non fa parte di questa categoria ed è in grado di fare la differenza solo in Italia.

Un 4/5 da doppia dimensione, con muscoli e fisico classici così come da “small ball” eventuale, soluzione che può giocare un ruolo importante.

Senza infine dimenticare che la pallacanestro europea sforna talenti, tra paesi baltici e Balcani, sui quali si potrebbe finalmente scommettere, secondo una vecchia idea dello stesso Proli di qualche anno fa, poi abortita per non si sa quale ragione. E tornando agli italiani, visto il torneo in cui si gioca, perché non andare su giovani, ma giovani veri, non di 22 anni…, da far giocare per sette mesi affrontando serenamente il rischio di qualche sconfitta ma con la certezza di alti dividendi futuri? Scommettiamo che anche il tifo milanese vedrebbe la cosa di buon grado?

E’ troppo tutto ciò? Non diremmo proprio, anzi, viste le disponibilità finanziarie del club con sede al Forum. Si potrebbe perfino risparmiare qualche soldino con l’inserimento dei giovani. E se non fosse possibile arrivare a tutto, ci si potrebbe accontentare di parte di ciò, senza però piangere sul mancato arrivo di X o Y. La buttiamo lì, senza alcun dubbio a riguardo: con 15-18mln si può fare bene, molto bene. Basta scegliere.

OBIETTIVI

Alla fine, cosa vuole Milano?

A nostro parere è tema basilare. Per troppi anni non si è capito bene quali fossero gli obiettivi chiari e definiti della squadra biancorossa. Primeggiare in Italia e prendere ciò che arrivava in Eurolega? Puntare forte sul torneo continentale e lasciare qualcosa in patria? Distribuire sforzi per provare da arrivare pronti su entrambi i fronti? Le stesse parole di allenatore e dirigenza non ci hanno mai chiarito a fondo la questione.

L’Olimpia ideale, che non dimentichiamo dispone del quinto budget europeo, può benissimo affrontare il doppio impegno. La struttura e l’organizzazione che Livio Proli ha messo a disposizione di staff e giocatori è di primissimo piano e vale assolutamente il meglio. Se questo “meglio” non è arrivato, le responsabilità, da questo punto di vista, non sono ascrivibili certo al Presidente.

Giocare sette mesi di LBA trattandola come un percorso di crescita per dare minuti e spazio che conta alle seconde linee, nell’ottica di una crescita che poi pagherà non poco anche in Eurolega e rafforzerà il gruppo in vista dei mesi che contano. E quei mesi che contano, nel campionato continentale, sono già ottobre, novembre etc, quindi ancor più corretto che i giocatori fondamentali possano avere respiro la domenica per essere al meglio in settimana sin da subito.

Così facendo i Playoff saranno obiettivo chiaro, senza storielle di crescita che un Efes ha preso a cazzotti dimostrando il contrario, così come ha fatto lo stesso Barcellona. C’è un dettaglio a riguardo che non si deve dimenticare. Costruire oggi un gruppo che funzioni è più semplice perché la pallacanestro è omologata tecnicamente in una direzione univoca. Tutti giocano molto simile, quindi inserirsi in un contesto tecnico è molto più semplice che in passato. La favola del miglioramento per cui servono mesi e mesi è francamente molto, molto limitata. Ben consci che la conferma di un gruppo sia comunque un punto di partenza importante.

LA CERTEZZA

Giorgio_Armani_1

Nome e cognome sono chiari: Giorgio Armani. L’impegno è intatto, la passione è notevole. Che la tifoseria gli debba un monumento è sicuro, che lo stesso proprietario meriti di più lo è altrettanto. Se finalmente vi sarà l’ingresso di “gente di basket” in grado di operare per competenze, il futuro Olimpia sarà radioso. E meno costoso.

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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