Gigi Datome: Obradovic non si piange certo addosso, il Fenerbahçe sarà pronto nonostante le assenze

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La notizia era nell’aria da qualche giorno. Obradovic ne aveva parlato con grande chiarezza, lo stesso giocatore ci raccontava di un recupero difficile in cui «bisognava verificare la reazione del corpo, che per ognuno è differente».

Non vi era grande ottimismo ed ahimè tutto è stato confermato: Gigi Datome non potrà giocare le Final 4 di Vitoria. Oltre al danno per il suo Fenerbahçe, che perde un atleta dal peso specifico notevolissimo, il disappunto è grande per tutta la pallacanestro italiana, poiché diciamocela tutta, vedere Gigione sollevare quel trofeo un’altra volta ci renderebbe tutti orgogliosi e felici, così come peraltro se dovesse accadere a Nick Melli oppure a Daniel Hackett.

Le parole di Gigi sono state al solito molto mature e consapevoli: grande delusione ma nessun dramma, secondo i valori di un personaggio che abbiamo imparato a conoscere col tempo, sia come persona che come giocatore.

Gigi, chiederti come stai oggi suona male, ma non posso non farlo. Che prospettive e tempi di recupero ci sono attualmente? In Italia si guarda anche più in là, ad un’estate che porta al mondiale…

Non posso darti tempi certi, bisogna vedere come si reagisce alle terapie. Però posso assicurarti che in ottica Nazionale è tutto tranquillo, c’è tempo.

Pare quasi beffardo, in un stagione in cui non hai saltato nessuna gara di Eurolega, mancare all’appuntamento decisivo. Ma come hai sottolineato con grande realismo, gli infortuni sono parte del gioco. Troppi in questa competizione e soprattutto molto lunghi ed importanti?

Ci stiamo ragionando come ELPA (associazione giocatori Eurolega). Se è vero che è giusto aumentare il numero di gare per offrire un prodotto sempre migliore è altrettanto vero che se poi mancano i giocatori lo spettacolo ne soffre. Ci vogliono trasferte più agevoli e meglio organizzate. Sai che, come sempre, Zeljko è stato tra i primissimi a cambiare un po‘ in base ai nuovi calendari: mai più doppi allenamenti se non per sedute individuali.

Partiamo da una curiosità. Dal 2016 al 2019, in maglia Fenerbahçe, hai sbagliato 21 tiri liberi su 225 tirati, mentre nelle esperienze precedenti in Eurolega avevi un altrettanto clamoroso 31 su 33. Pare che a quella linea tu ci arrivi con una tranquillità superiore, eppure di palloni pesanti ne hai avuti tra le mani. E’ solo questione di lavoro e perseveranza?

Che vergogna, troppi errori ! Scherzi a parte, è situazione che alleno molto e che mi piace perché sei tu, la palla ed il canestro, nulla d’altro. Stessa routine, stessi palleggi, perfino stessi respiri. E sfide infinite allora con Udoh, oggi con Vesely e Guduric. Ci aiuta a mantenere alta l’asticella della pressione che avremo in gara.

OK, niente Vitoria, ma resta il fatto che il tuo canestro decisivo contro il Real a dicembre è la giocata dell’anno in Turkish Airlines Euroleague. Come ti è saltato in mente di trasformarti in Gigi “Air” Datome, che tanto ha ricordato quel Michael Jordan del ’91 contro i Lakers?

Innanzitutto ti prendi la responsabilità di dire queste cose e chiamarmi “AIR”…

Vabbè, già l’anno scorso mi avevi detto che era responsabilità mia paragonare le movenze di Jayson Tatum alle tue. Cosa che confermo…

Che bel giocatore, si muove bene, proprio bravo.

Ma torniamo ad “AIR” Datome ed a quel magico canestro…

C’è stato istinto, poi avevo fiducia, il Coach aveva chiamato un gioco per un mio tiro, ma Rudy non mi mollava ed allora ho dovuto batterlo e poi ho fatto quello che potevo. Come dice Nick (Melli) ho scelto un bel momento per segnare il primo canestro di sinistro della mia carriera…

Il tuo “timing” perfetto sulle stoppate. Sono 49 in 176 gare, non tantissime, ma la maggior parte di queste si ricordano, senza contare quelle ormai celeberrime in Nazionale. Grande senso del dramma, direi. Come sceneggiatore di te stesso non sei male…

Non sono uno che salta con la testa al ferro, quindi è questione di tempismo e di esperienza nel scegliere quel tempo ed il giocatore su cui andare o meno. Contro Vesely che va a schiacciare non mi ci metterei di certo…

Coach Obradovic ci ha detto che il record molto migliorato di stagione regolare è principalmente frutto della conferma di un blocco di giocatori nel tempo. Sei d’accordo sull’importanza di tale politica, che il Fenerbahçe pare confermare col diversi rinnovi?

Certamente sì. La conoscenza reciproca ci dà un vantaggio importante nel capire quando la combiniamo grossa prima che Zeljko ce lo faccia notare a modo suo…

Tecnicamente giocate sempre meglio. Dove c’è stato il maggior balzo in avanti?

Gestiamo meglio i momenti decisivi. A volte partiamo lenti o soffriamo un po’ nel terzo quarto, ma poi quando serve ci siamo e sappiamo perfettamente cosa fare e come farlo.

Dove invece trovi che si debba crescere maggiormente?

Non dobbiamo dimenticare che abbiamo anche tanto talento. A volte accade che ci si rifugi troppo nel sistema. Ma è quel sistema che ci ha portato dove siamo ed allora è naturale che sia così.

Ancora una volta sarà Fenerbahçe vs Efes, una rivalità che cresce di importanza e che dà lustro al basket turco. Cosa c’è da rispettare maggiormente della squadra di Ataman?

Il talento diffuso ed una batteria di esterni come Micic, Larkin, Simon e Beaubois che può concludere in proprio o creare per gli altri. Poi Moerman, cresciuto tanto. Sono in fiducia, stanno bene, nel loro momento migliore. Noi qualche problemino lo abbiamo.

Appunto, il rischio è che oltre a te ed a Lauvergne, manchino anche Vesely e Kalinic. Altrove si piangerebbe, mentre Zele pare pensare solo al lavoro ed a quello che chi sarà in campo potrà fare. Hai visto un coach diverso in questi giorni?

Lui è così, non ammette di piangersi addosso. Si lavora con quello che si ha e si dà il meglio. Jan e Nikola ti dico che potrebbero esserci, stanno lavorando tanto per non mancare. Sul Coach ti racconto una storia…

Sono curioso, di cosa si parla?

Quando arrivò Udoh chiese quali erano gli obiettivi e Zeljko, papale papale, rispose : «Sono 25 anni che ogni competizione che gioco lo faccio per vincerla e non cambierà mai».

Chi è il giocatore, avversario o compagno, che ti ha impressionato di più quest’anno e perché?

Cory Higgins, che apprezzo da anni. Non è nemmeno nel secondo quintetto di Turkish Airlines Euroleague e questo mi stupisce molto. Ha sempre fatto bene ma quest’anno si è superato, Straordinario.

L’infortunio di Ennis ha cambiato un po’ le cose. E’ arrivato Erick Green, che è ben diverso, ed allora Sloukas pareva essere un po’ troppo solo in regìa. Avete lavorato particolarmente a livello di squadra su questo aspetto per risolvere un potenziale problema?

Sì lo abbiamo fatto. Ed aggiungo che Bobby (Dixon) è stato fondamentale perché ha aperto le difese, costrette a non lasciargli un centimetro, così come Sinan (Guler) si è sempre fatto trovare pronto. E’ stato uno sforzo di squadra. Poi Kostas (Sloukas) ha fatto una stagione superlativa, forse la migliore di sempre.

Marko Guduric. La dico magari grossa, pronto agli insulti: l’ho visto agire spesso “alla Bogdanovic”, come gestore del gioco che arriva da un blocco sul lato debole. Si può dire una cosa del genere?

Assolutamente sì.

A livello tecnico, in Eurolega, mi pare sia notevolmente cresciuta l’importanza del “mid range”. Sei d’accordo che le migliori hanno saputo far male anche lì, dove c’è una certa desuetudine a difendere?

Le squadre migliori hanno soluzioni più ampie, tra le quali c’è sicuramente questo aspetto del gioco. Che è importante e spesso sottovalutato.

Tema Nazionale. Tu sei al top, Daniel alla miglior stagione in carriera, Nick si conferma ad altissimi livelli, il Gallo ha portato i Clippers a dar fastidio a Golden State, Belinelli una certezza: è lecito sognare in chiave azzurra?

Sognare vuol dire medaglia ma ci sono diverse squadre più attrezzate di noi. Come ripeto sempre bisogna vedere come ci si arriva, fisicamente e mentalmente. Avere il piacere di stare insieme è fondamentale.

Un accenno all’Italia, dove tra i problemi fuori dal campo di Trieste, una Cantù salvata in extremis grazie ai valori del suo territorio, Torino oltre ogni possibile negatività, Siena che finisce ancora male, altre situazioni tutte da vedere, pare non vi sia limite alla caduta libera del movimento. Ben venga la Virtus che trionfa in Champions League, assolutamente, così come la Dinamo, ma nelle prime due competizioni si soffre moltissimo. Ettore Messina mi disse che qui «manca il senso del bene comune»: che ne pensa il Capitano della Nazionale?

Sono contento per Bologna ed anche per Sassari, vincere fa sempre bene a qualunque livello si giochi. Aggiungo che è stata scelta corretta, quella di entrambe le società di partecipare ad un livello dove si riteneva di poter essere competitivi, invece che perseguire sogni irrealizzabili. Ha fatto bene la LBA ad agire sulla faccenda Gerasimenko, ci mancherebbe. Poi però io vorrei avere delle risposte su dove si vuole andare. A volte la Serie A mi pare un po’ troppo autoreferenziale, un mondo chiuso che invece, visti i valori ben diversi da quelli alti del passato, dovrebbe comprendere di aprire un po’ gli occhi ed imparare. Anche da chi pochi anni fa era dietro di noi ed oggi è invece davanti.

In mezzo a tutto ciò è bellissimo vedere cosa combina un Moraschini, potenziale MVP e dimostrazione che il lavoro paga. Però bisogna essere in due perché paghi, chi lavora e chi ti permette di mostrane i frutti…

Certamente e te lo dice uno che ha faticato tanto per arrivare dove si trova oggi, perdendo anche qualche anno di carriera. Ci vuole capacità di saper scegliere chi può crescere tanto e poi ci vuole il coraggio nel dare fiducia. Soprattutto in un campionato di livello come quello attuale.

Una domanda su Milano, anche se capisco bene che giudicare da fuori è sempre antipatico. Che stagione è stata? Troppo nelle mani di James per pensare di andare avanti?

Ecco, non posso giudicare, però i fatti dicono che l’anno scorso era fuori dai giochi molto presto mentre quest’anno ha lottato sino alla fine. Su James ti dico che lo conosciamo tutti, non ci vuole uno scienziato. Ha un gioco da accentratore ed è molto condizionante, ovvio che tanto dipenda da lui.

“Last but not least”, il tuo futuro. Un anno di contratto ed intanto a Milano qualcuno parla di “sogno Datome”…

E’ tutto molto chiaro, ho un altro anno di contratto con uscita sia da parte mia che del Fenerbahçe. Se non mi vogliono cacciare io resto molto volentieri.

E chi lo caccia un campione così?

Grazie Gigi, è sempre un privilegio.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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