La follia del basket greco, un gioco sconfinato nel terrorismo reale

La grande follia del basket greco. Non ci sono altri termini per introdurre questi giorni di «guerra», o per dirla alla Giannakopoulos, di vero e proprio «terrorismo»

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La grande follia del basket greco. Non ci sono altri termini per introdurre questi giorni di «guerra», o per dirla alla Giannakopoulos, di vero e proprio «terrorismo». Perché qui vengono chiamati in causa anche la presidenza del Consiglio e il Ministero della Difesa, con il rischio che tutto venga fermato, una stagione vanificata, non per polemiche, ma per ragioni di sicurezza.

E allora raccontiamo il tutto, e lo faremo tramite i personaggi che hanno caratterizzato queste vicende.

Panagiotis Anastopoulos

Arbitro di lunga gittata, legato anche ad EuroLeague, ha avuto la sventura di dirigere il derby Panathinaikos-Olympiacos di metà febbraio, quello che i reds abbandonarono a fine primo tempo. Da allora, i padroni del club lo hanno bandito dalle loro sfide in patria, ma ecco che il sorteggio arbitrale gli affibbia, per il 6 maggio, la sfida Olympiacos-Patrasso. Bizzarria, anche la VTB gli attribuisce la sfida tra Kalev e Unics nei playoff per la medesima data. 

Anastopoulos ha qualche problema di salute, rigetta con certificato medico la sfida del 4 maggio tra Holargos e Panathinaikos (recupero di campionato), ma per il 6 si rende disponibile. Non ha idea di quel che sta per succedere.

L’Olympiacos esplode ritenendo il sorteggio arbitrale non conferme ai regolamenti, 200 ultras si presentano sotto l’abitazione di Anastapulos nella giornata di martedì, e minacce di morte vengono recapitate anche alla moglie e alla figlia. Il direttore di gara dice no: invia in Federazione la rinuncia alla partita del 6 maggio lamentando di essere stato lasciato solo. Nella giornata di giovedì, tuttavia, una bomba molotov viene lanciata contro un auto della polizia che ne presidia l’abitazione.

Panagiotis e Giorgos Angelopoulos

Sono i proprietari dell’Olympiacos, non certamente nel miglior momento finanziario della loro gestione. Dopo anni tutto sommato «silenti», all’ombra del grande nemico Dimitris Giannakopoulos, a metà febbraio alzano i toni. Eccessivamente. E portano il basket greco ad un punto di non ritorno.

Nel corso del derby dell’Oaka contro il Panathinaikos i due ordinano il ritiro della squadra a fine primo tempo, sul risultato di 40-25 per i padroni di casa. Da quel momento, la richiesta è duplice: non avere più alcun esponente della terna arbitrale dell’Oaka nelle loro gare di campionato (tra questi, Panagiotis Anastopoulos), avere solo arbitri stranieri per i derby con il Panathinaikos.

La loro presa di posizione a fine primo tempo viene colpita duramente dalla Federazione con 8 punti di penalizzazione, ma da subito si comprende che dietro ci possa essere dell’altro.

Per la gara del 6 maggio con il Patrasso Panagiotis Anastopoulos è tra gli arbitri estratti (incredibile come nè lui, nè uno dei due colleghi di quella maledetta notte, siano mai usciti in questi tre mesi per una gara dei reds…), gli Angelopoulos contestano le modalità dell’operazione di estrazione per la mancanza di alcune figure federali, e mentre 200 ultras si danno da fare loro danno il via al loro piano.

Che emerge il 10 maggio nel corso dell’Assemblea Straordinaria della Basket League ad Atene. I due fratelli non si presentano, in loro rappresentanza c’è Christos Stavropoulos, manager formatosi in Italia, a Trieste. «Siamo qui per cercare di salvare il basket greco, per l’ultima volta» le sue parole alla stampa prima dell’Assemblea… ma salvare da cosa? E’ stato l’Olympiacos a creare un cima di tensione insostenibile o no? Infatti, con i club del massimo campionato greco Stavropoulos parla d’altro. Parla di diritti televisivi da ritirare, di contratti da rompere, e di una nuova gestione centralizzata del tutto. Sospendendo il campionato in corso.

Dimitris Giannakopoulos

Ma perchè si è arrivati a Assemblea Straordinaria? Perché Dimitris Giannakopoulos non ci sta, e tesse per una volta con saggezza la sua tela. Il patron del Panathinaikos già in quel derby di febbraio rilasciò una frase sibillina: «Perchè lo fanno? Perchè non hanno più soldi e cercano di distogliere l’attenzione da questo?». Sembrava una battuta, forse non lo era. Di certo, Giannakopoulos non accetta che la rinuncia di Anastopoulos passi sotto traccia: «E’ un atto di terrorismo, e non possiamo accettarlo». Non ha torto, e allora ordina che il Panathinaikos non si presenti alla gara di mercoledì, ultima giornata di campionato, contro il Kymis. Solo che, grazie a quel 20-0, gli avversari superano il Lavrio costringendolo all’ultimo posto e, quindi, alla retrocessione.

Ma non è un problema di Giannakopoulos. Che forse conosce già i temi dell’Assemblea Straordinaria di giovedì. Si presenta alla stampa parlando di «esclusione» per gli avversari di sempre, e lascia il tutto sogghignando: «li abbiamo battuti di 20, ora li batteremo di 40». Nel mezzo, dopo essersi premurato che 12 club su 14 dicessero no alle proposte di Stravropoulos (con anche aumento dei club della massima serie da 14 a 16, ndr), prepara la sfida all’Olympiacos con il sorriso sornione di chi è stato per una volta solo spettatore delle follie altrui.

E adesso?

I playoff non sono annullati, come si temeva nella mattinata di giovedì. ma solo rinviati. Per oggi, venerdì 10 maggio, si conoscerà l’entità della penalizzazione del Panathinaikos per la mancata presenza alla sfida con il Kymis.

Secondo rumors, i campioni di Grecia potrebbero essere retrocessi al terzo posto. In questo modo l’Aek Atene di Luca Banchi chiuderebbe in prima posizione la stagione regolare. Una potenziale classifica finale sarebbe quindi: AekPeristeriPanathinaikosPromitheasPaokOlympiacosIfaistosHolargos. Fosse così, l’Aek affronterebbe l’Holargos al primo turno, ma soprattutto ci sarebbe un clamoroso Panathinaikos-Olympiacos al primo turno. Ma ovviamente bisognerà attendere comunicazioni ufficiali.

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