La valutazione stagionale dei Coach di Eurolega

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A fine agosto ci eravamo espressi così: 1 Obradovic, 2 Itoudis, 3 Laso, 4 Blatt, 5 Pascual, 6 Bartzokas, 7 Pesic, 8 Ataman, 9 Jasikevicius, 10 Spahjia, 11 Radonjic, 12 Pianigiani, 13 Martinez, 14 Dzikic, 15 Maldonado, 16 Caki.

Il Ranking che avevamo proposto era solo ed esclusivamente basato sulla valutazione del coach, tenendo presente carriera e risultati ottenuti nelle diverse situazioni vissute, anche, ma non esclusivamente, in base al roster disponibile. Curriculum e bacheche avevano dettato le regole.

Oggi è diverso e volgiamo proporre una valutazione in base a quanto ottenuto in questo stagione, quindi con grande rapporto tra il coach ed il materiale umano a disposizione, ivi compresi i tanti o pochi cambiamenti per chi è stato confermato alla guida di una squadra dopo la scorsa stagione.

Basilare partire da un concetto che ha tante stranezze: 7 squadre (Darussafaka, Gran Canaria, Buducnost, Baskonia, Maccabi, Khimki e Panathinaikos) hanno cambiato in corsa, con gli isolani spagnoli che lo hanno fatto addirittura due volte. Personalmente non crediamo, se non in casi isolatissimi, al cambio di guida tecnica, tuttavia la realtà dei fatti di questa stagione di Turkish Airlines Euroleague ci smentisce. Netta crescita per squadre come Baskonia e Panathinaikos, oggi ai Playoffs, ma altrettanto per un Maccabi, ad esempio, comunque in lotta sino alla fine e con record assolutamente da postseason sotto la guida di Sfairopoulos. Insignificanti i cambi per le ultime tre, che erano le peggiori e lo sono rimaste, mentre in casa  Khimki si è peggiorati e non di poco.

Ed allora vediamo come può essere strutturata una valutazione di fine stagione, prima che le pagine definite e più importanti vengano scritte tra Playoffs, con tre verdetti già in cantiere, e Final 4.

ECCELLENZA ASSOLUTA

Su tutti Ergin Ataman e Svetislav Pesic. Uno dei due sarà al ballo di Vitoria, ma chi non parteciperà avrà comunque vissuto una stagione straordinaria. Entrambi venivano da una stagione difficile in Europa, entrambi hanno dovuto gestire un roster cambiato per moltissimi elementi. Ed entrambi hanno bellamente smentito chi sostiene che cambiando troppi giocatori non si possa far bene da subito, piuttosto che i sostenitori dei passi avanti progressivi (in genere quelli che non riescono a fare un reale salto di qualità).

IL NUMERO UNO TRA I NUMERI UNO

Zele Obradovic potrebbe vincere il premio di Coach of the Year ogni stagione in cui allena. Siamo talmente abituati al suo essere “numero uno”, che talvolta lo diamo per scontato. Altra annata straordinaria, con un lavoro perfetto che ha fato crescere squadra, singoli ed ambiente tutto. Non poche le difficoltà superate. Pablo Laso è un fenomeno della panchina, con numeri che mettono i brividi. Con lui si va sempre in fondo e spesso si vince. Crescita del sistema difensivo Real continua. Dimitris Itoudis sta lavorando in un ambiente che è sì dorato per organizzazione e condizioni, ma decisamente sotto una pressione unica: se non vinci l’Eurolega, addio. Quanti manterrebbero saldo il bastone del comando? Anche per lui vale il concetto di Laso: la difesa è il punto di maggiore crescita ed il 3-1 nelle sfide coi due rivali di sempre in regular season è monito per Vitoria.

IL FENOMENO NON E’ PIU’ SOLO UN EMERGENTE

«Sarunas Jasikevicius è già oggi uno dei migliori allenatori d’Europa». Se lo dicamo noi vale pochino, se le parole sono di Zeljko Obradovic, forse è meglio averne certezza. Semplicemente incredibile il percorso di crescita di un gruppo che valeva un terzo di quello dello scorso anno. Pensare a 10 W sarebbe già stato eccessivo, credere ai Playoffs era solo nella sua testa. La qualità della sua pallacanestro è altissima ed ha saputo dare un’identità a dei giocatori in pesante difetto di talento.

A BORDO IN CORSA? NON C’E’ PROBLEMA

Velimir Perasovic, Rick Pitino e Ioannis Sfairopoulos. Ovvio che i Playoff raggiunti pongano i primi due un passo avanti, con il croato ancora più su, visto quanto fatto in totale emergenza, senza Shengelia e Granger, ed i sorci verdi fatti vedere al CSKA, tuttavia anche la stagione del coach greco non va sottovalutata, anzi. 13-10 per il coach di Spalato, 10-6 per l’ex Louisville e 13-10 anche per il “ministro della difesa” alla guida del Maccabi. Lecito attendersi qualcosa di più da Pitino nei Playoffs, ma il Real non ha fatto sconti: per tutti vale il concetto del grandissimo salto di qualità delle proprie squadre dopo inizi disastrosi che dicevano 2-5 Baskonia, 1-6 Maccabi e 6-8 Panathinaikos.

LA CONFERMA

Dejan Radonjic, dopo i fasti con la Stella Rossa, ha fornito la prova del proprio valore e della propria totale appartenenza a questa lega. Con una squadra dalla scarsissima esperienza a questo livello, si è giocato i Playoffs fino all’ultimo, continuando a mostrare un’organizzazione difensiva di primissima qualità.

L’INATTESA INSUFFICIENZA, CON PARECCHIE ATTENUANTI

David Blatt. Ma veramente? Purtroppo sì, la realtà è questa. Chiaro che non vi sia dubbio sull’appartenenza di questo coach all’élite mondiale, lo dimostra la storia di un dei migliori creatori di imprese impossibili nel gioco. Ma questa stagione è stata un disastro. Da un mercato che ha portato più problemi che certezze, ad un crollo prestazionale che causato l’esclusione dai Playoffs per una squadra che tanti, in primis chi scrive, avevamo pronosticato come mina vagante ad altissimo livello. Colpe del Coach? Sì, certo, ma in termini percentuali siamo al 20%, non di più. Quello che ha combinato il club, con una serie di nefandezze gestionali allucinanti, al limite del patetico, è la vera ragione del fallimento dell’Olympiacos 2018/19.

LA STRANA ED INUTILE COPPIA

Bartzokas è un fior di coach, Kurtinaitis ha curriculum non certo malaccio, tuttavia l’avvicendamento in casa Khimki non è servito a nulla. Anche qui si parla di problemi gestionali a livello di club, vedi infortunio di Shved, che hanno causato il disastro. Il greco non stava facendo male anche in assenza del fenomeno, poiché quel 7-12 era reale senza un giocatore così caratterizzante, mentre il 2-9 del lituano è stato solo declino. Lento ed inesorabile.

L’INSUFFICIENZA TECNICA

Simone Pianigiani ha portato l’Olimpia a lottare per i Playoff all’ultima gara. Merito, certamente. Ma la pallacanestro della sua squadra quante volte è parsa a livello di quei Playoffs? Tre, forse quattro gare. Poi poco o niente dal punto di vista puramente cestistico. Il roster milanese questi Playoff li valeva, doveva giocare meglio ed i problemi cui ha fatto riferimento sempre il coach sono quelli che hanno avuto più o meno tutti. Solo che altri li hanno risolti. A 90 punti subiti a gara non si appartiene a questo torneo.

LE COMPARSE DECISIVE

Darussafaka, Buducnost e Gran Canaria non avevano squadre di questo livello e così è stato. Gli avvicendamenti su tutte e tre le panchine, in Spagna perfino duplice, non hanno portato a nulla. Selkuk Ernak, Victor Garcia e Pedro Martinez, nonché Jasmin Repesa, così come chi li ha preceduti, ovvero Ahmet Caki, Salva Maldonado e Aleksandar Dzikic, hanno avuto però un ruolo fondamentale in questo torneo: chi ha perso gare con loro lo ha pagato a caro prezzo. Sia in termini di Playoffs mancati, vedi Milano con GC o l’Olympiacos ed il Bayern con il Darussafaka, sia a livello di posizioni di alta classifica, ad esempio il Real ed il CSKA che cadono a Podgorica e così non possono raggiungere in vetta il Fenerbahçe, sia per le posizioni intermedie, come nel caso del Barça che lascia una W in Montenegro che avrebbe potuto dire anche quarto posto e fattore campo con l’Efes. Una piccola consolazione, in un contesto che non appartiene a questi club attualmente.

SENZA VOTO

Neven Spahjia ed il Pedro Martinez di Vitoria. Che si tratti di coach assai capaci è fuori di dubbio, che il tempo non abbia permesso loro di lavorare in incerto modo è altrettanto sicuro. Certamente, però, stagione molto negativa sino a quando seduti su quel pino.

 

 

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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