19 Final 4! La leggenda di Obradovic è semplice superiorità tecnica e mentale

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Nell’atmosfera unica della Zalgirio Arena il Fenerbahçe stacca il biglietto per la quinta partecipazione consecutiva alle Final 4. Non è certamente un caso che ciò accada sotto la guida di Zeljko Obradovic ed è sufficiente tener conto del fatto che in precedenza questo club mai aveva raggiunto l’atto finale della manifestazione, per capire il valore aggiunto che il miglior coach della storia del basket europeo abbia portato sulla sponda asiatica del Bosforo.

Non c’è stata partita in realtà, se non in quei frangenti in cui il cuore che fa provincia dei lituani ha voluto provare a rimanere a contatto: troppo forte il Fenerbahce per questo Zalgiris, troppo il divario tecnico ed altrettanto straordinaria l’intensità e la preparazione messa in campo dagli uomini di Zele, in segno di totale e reale rispetto per l’avversario.

Bobby Dixon fresco di rinnovo biennale, è un rosso che aumenta la qualità col tempo nella migliore botte possibile, mantre nemmeno l’assenza di Kalinic (rischio Final 4?) e le condizioni non eccellenti di Guduric (meno male che non era al 100%, altrimenti cos’avrebbe fatto?) intaccano minimamente un sistema di pallacanestro perfetta.

19

Sì, 19!!! E’ il numero Final 4 raggiunte da Obradovic in quasi 30 anni di carriera sul pino. Il Cska ne ha giocate 18… appunto, ma è un club, non un solo allenatore. A questo punto non si sa più nemmeno da dove partire per descrivere la leggenda di Zele. Forse è sufficiente tornare all’impressione che mi ha lasciato durante l’intervista concessaci di recente, prima della lezione di basket inflitta a Milano: l’entusiasmo di un bambino con la palla in mano davanti al canestro. Che abbinerei a quanto mi disse Ettore Messina di Popovich: non si prende troppo sul serio. Aggiungiamo a tutto ciò un’etica lavorativa senza precedenti, una preparazione tecnica in continua evoluzione e l’umiltà totale di saper affrontare ogni avversario come se fosse il Dream Team (quello originale, mi raccomando) e fornire ai propri atleti i mezzi necessari a batterlo. Vitoria sarà l’ennesimo ballo a cui il coach di Cacak parteciperà e certamente sarà, come sempre, quello maggiormente sotto riflettori. Come accade da una vita, quei riflettori emaneranno una luce che sarà nulla di fronte a quella della pallacanestro della sua squadra.

Standing ovation

Come si fa a non amare questo Zalgiris? Come si fa a non adorare un caos come Jasi che anche ieri esce dal campo, in una situazione in cui vi sono solo elogi, sottolineando come si sia giocata «la peggior prova difensiva della stagione?». Saras ci credeva, come ci credeva a Belgrado, e non potrà mai lasciare il campo con un sorriso dopo qualcosa di differente da un trofeo. Arriverà, come gli ha detto Zele, prima di quanto se lo aspetti. Intanto vi è un cammino che non porta all’approdo desiderato, ma che è incredibile e straordinario perché non ammette di mollare, mai.

La gente lituana lo ha capito, il mondo del basket continentale lo ha capito, la pallacanestro tutta ringrazia. Questo era un roster da tredicesimo posto in Turkish Airlines Euroleague, che il lavoro del coach ha portato a valere le prime 8, creando perfino problemi alla miglior squadra della stagione sinora. Se non ci si alza in piedi in questa occasione, non saprei in quale occasione lo si dovrebbe fare.

 

Il dominio tecnico? E’ semplicità in un mondo complesso

Perché 5 F4 consecutive? Perché il miglior record in stagione regolare? Perché una pallacanestro spesso celestiale? C’è un mix di ragioni per tutto ciò, ma dal punto di vista tecnico ve n’è una che le supera tutte. La pallacanestro del Fenerbahçe non prevede un solo movimento, con o senza palla, che non sia volto a creare un preciso problema alla squadra avversaria. Fateci caso, se ne avete voglia e se la malattia è grave come nel caso del sottoscritto: ci sono decine di esempi in cui i singoli eseguono qualcosa di fronte alla quale la difesa avversaria è costretta a reagire ed a fare scelte. Il momento interlocutorio non esiste nel sistema di Zele. Un esempio? Il passaggio consegnato. Nei libri sarebbe un’arte ben precisa, spesso ridotta a disegni da asilo da molti sistemi (?) di gioco. La posizione del corpo, l’attimo del rilascio e le conseguenze di tale esecuzione sono una minaccia perfetta quando ad eseguirla sono i turchi. Ho avuto il privilegio di assistere all’allenamento prima della gara del Forum e sono rimasto assolutamente impressionato dall’intensità e dalla cura con cui veniva eseguiti gli esercizi di 5 vs 0, in particolare proprio quel fondamentale. Obradovic è un allenatore di un altro pianeta per questo: trasmette ai propri atleti il messaggio che solo attraverso un lavoro di qualità si arriva ad avere i mezzi per poi vincere le gare. Con buona pace i chi ci propina pipponi sulla mancanza di tempo per allenarsi.

Brandon Davies

Lo ricordate a Varese? Buono, certamente, ma chi avrebbe mai detto di vederlo come arma letale in una stagione ed una serie di PO di Eurolega? L’ex Cougar di BYU, compagno di quel giocatore di culto che è Jimmer Fredette, ha imparato a muoversi nelle tonnare europee senza cadere nel tranello dello scontro fisico forzato con  i centri avversari. A botte andrebbe sotto ed allora ha capito che il dinamismo può essere chiave per fare male. La crescita esponenziale del giocatore ha certamente ricevuto un aiuto fondamentale nel sistema offensivo di Jasi, volto a privilegiarne quella dinamicità con possessi spessissimo al limite tra il 4 ed il 5. Pezzo pregiato del mercato, dovesse rimanere a Kaunas con Saras, non ci stupiremmo nel vedergli aggiungere qualcosa anche dall’arco. Da dove potrebbe poi battere l’avversario diretto in virtù di quel dinamismo superiore.

Parole di classe e sostanza

«Questa gente è eccezionale, questo ambiente lo è ed ha capito il valore della stagione dello Zalgiris del mio grande amico Sarunas. I miei complimenti vanno a tutti loro». Zele, mai banale, abbraccia tutti, dal coach ai giocatori avversari. E’ più importante di quanto possa sembrare perché vi posso assicurare che questa serie era molto temuta dal coach dei turchi, che ha assoluto rispetto per l’organizzazione avversaria e proprio per tale ragione l’ha preparata conscio che ogni dettaglio sarebbe stato fondamentale.

«Abbiamo avuto molte difficoltà durante tutta la stagione, ma abbiamo lavorato per superarle. In questo i miei giocatori sono stati grandi. Come grandi sono le squadre che non pensano ai problemi ma solo a come risolverli». Musica per le orecchie di chi ama il gioco.

Della difesa insufficiente abbiamo già detto, poi è arrivata una dichiarazione molto importante di Jasikevicius sul proprio futuro: «Dovete prendermi a calci con entrambe le gambe per mandarmi via da qui. Non mi muovo a meno che non accada qualcosa di miracoloso».                                                                                              Coach, molto bene, ma c’è una notizia per te: quel miracolo stanno provando a fare in modo che accada fior di club europei, e forse anche oltre.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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