Quando conta il Real non sbaglia; guidati da Campazzo verso le Final Four

Eurodevotion
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Il Real Madrid non si fa sfuggire il primo match point, elimina il Panathinaikos e centra la terza Final Four consecutiva. I blancos tremano sul finale del primo tempo davanti a un OAKA gremito (oltre 18mila spettatori) ma nella ripresa fanno valere la profondità e l’esperienza di un roster infinito fino ad imporsi per 82-89. Ora attenderanno l’esito delle altre serie per capire quali saranno le tre contenenti al più prestigioso titolo continentale.

Difesa Real

La qualità offensiva dei madrileni, terzi per punti segnati e primi per index rating nella regular season, rischia di far passare in secondo piano quella che è il vero asso nella manica di Pablo Laso: la difesa. Nelle grandi squadre è la difesa ad alimentare l’attacco e non viceversa; anche questa sera i blancos nel momento decisivo hanno trovato energia “dietro”, convertendola poi in punti preziosi per scavare il break che ha deciso l’incontro (6-15 dal 68-66 al 74-81).

Difesa basata sul l’attenzione al posizionamento sul lato debole, rotazioni precise in aiuto e al potere deterrente di “pacchetto lunghi” probabilmente senza eguali nella competizione per stazza e mobilità.

Dominio in area

I centri con la camiseta blanca non fanno paura solo nella propria area ma risultano indigesti anche per le difese avversarie. In questa partita, ad esempio, il dominio nel pitturato è stato eclatante: 24-39 a rimbalzo per i madrileni che hanno anche messo a segno un mostruoso 22/32 da dentro l’arco dei 6,75m. La stazza di Ayon e Tavares e la doppia dimensione di Thompkins hanno messo in ginocchio la difesa di Pitino, costretto a scoprirsi sull’arco per aiutare o, come durante il parziale decisivo, a subirne l’impeto sul pick&roll.

Campazzo MVP della serie

Dopo aver brillato in gara2, il talento argentino è riuscito a superarsi mettendo a segno una doppia-doppia da 16 punti e 10 assist, ma soprattutto grazie alla leadership dimostrata davanti ai 18mila dell’OAKA. Il play dei madrileni è stato protagonista nel parziale decisivo firmando 3 assist consecutivi per Ayon e la tripla sulla sirena dei 24” (dopo che Randolph aveva sprecato una sua perla pochi istanti prima) che ha tagliato le gambe ai padroni di casa, chiudendo virtualmente il match a 2’ dalla fine. Con la partenza di Doncic in estate e un Llull alle prese con gli acciacchi dell’ultimo periodo, Campazzo è stato bravo a farsi trovare pronto e a guadagnarsi la fiducia e il rispetto di una squadra di superstar, a cui ha saputo trasmettere la tipica “garra” argentina che è la sua caratteristica peculiare.

Pana fuori a testa alta

In pochi a Febbraio avrebbero scommesso sulla qualificazione degli ateniesi alla post-season. In campo scendeva la classica squadra talentuosa che non riesce a vincere in quanto disunita, poco aggressiva e senza fiducia nel sistema di gioco. L’arrivo di Pitino ha smosso le acque oltre ogni aspettativa. Lo sconvolgimento è stato prima emotivo che tecnico. Il coach americano ha ridato motivazione a giocatori finiti ai margini delle rotazioni (esemplare il caso di Keith Langford, rinato nell’ultimo mese e tra i migliori del Pana in questa serie) e fiducia e responsabilità a giovani come Antetokounmpo e Papagiannis, dimostratosi all’altezza nel rush finale della stagione regolare ma ancora acerbo per competere agli altissimi livelli dei playoff. Tutto questo contendendo libertà di creare al genio di Calathes e serrando le maglie in difesa. I greens non hanno potuto che soccombere contro una delle migliori squadre del decennio ma i passi avanti degli ultimi due mesi dovranno essere la pietra angolare su cui fondare il Pana che verrà.

 

Terza Final Four consecutiva

Per la seconda volta nel decennio il Real Madrid raggiunge la terza Final Four consecutiva, la settima in totale. Meglio dei blancos dal 2010 solo il CSKA, che si sta giocando l’accesso alla nona. I madrileni, squadra con più vittorie continentali (10), si è dunque garantito la possibilità di tentare il terzo “back-to-back” continentale della sua storia. Settimo atto finale per Felipe Reyes, giocatore con il massimo numero di incontri europei disputati (346), e sesto per coach Pablo Laso.

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