Running away to America #1: è la settimana che porta alla post-season Nba

Parte oggi la nuova rubrica targata Eurodevotion tutta dedicata alla Nba. Running away to America si concentra su vechi ritorni ai playoff, tante delusioni e nuove solide certezze

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È il palcoscenico più importante del mondo. ‘Il campionato più bello, crudele e selvaggio del mondo‘ direbbe una, se non la voce italiana del basket, che con la pallacanestro americana ci ha molto a che fare. Il campionato Nba, come la nostra tanto amata Turkish Airlines Euroleague, sta emettendo in queste ultime ore i suoi verdetti. Giovedì 11 aprile è il termine ultimo per centrare i propri obiettivi stagionali, con una corsa selvaggia all’ottavo posto nell’Eastern Conference che incombe e la decisione degli ultimi piazzamenti nella Western Conference, che possono apparecchiare serie decisamente spettacolari e pronte di un grandissimo interesse già dagli scontri del primo turno.

In tutto ciò Running Away to America, sarà il nuovo spazio dedicato alla Nba targato Eurodevotion. Ci si concentreranno gioie e dolori, protagonisti eccelsi, cifre, statistiche e tutte le sorprese più importanti di un campionato senza fine ma che affascina ogni giorno che passa.

Golden State Warriors: l’armata bi-campione saluta l’Oracle Arena e si conferma squadra da battere

Non si può che cominciare con chi ha chiuso il libro vincente delle ultime due stagioni, Playoff compresi. Nella Baia, i Golden State Warriors hanno legittimato il loro ruolo da strafavorita al three-peat fortemente voluto dalla proprietà di Oakland. Già, Oakland. Per l’ultima volta la casa dei Warriors in questa stagione è stata l’Oracle Arena, il palcoscenico che ha visto Steph Curry, Kevin Durant e soci vincere ben 3 degli ultimi 4 Larry O’Brien Trophy. I Warriors, infatti, si trasferiranno a San Francisco alla Chase Arena, impianto kolossal che potrebbe far guadagnare alla dirigenza Warriors ben 1 miliardo di euro di incassi all’anno.

In tutto ciò le celebrazioni di rito per l’ultimo match di regular season disputato nell’impianto di Oakland, nel corso del match vinto contro i Los Angeles Clippers di Danilo Gallinari e soci, hanno regalato l’ennesimo momento di nostalgia a tutti i fan della ‘Dub Nation‘. Steph Curry in persona ha deciso di omaggiare i tifosi facendo indossare la casacca ‘We Believe‘, quella della schiacciata da urlo di Baron Davis su Andrei Kirilenko in una serie playoff Golden State-Utah Jazz che passerà alla storia, conermando anche che in questa stagione con l’aggiunta di un’altra superstar come DeMarcus Cousins questa squadra sia stata capace di ottenere il 70% di vittorie in regular season senza dover faticare più del dovuto. Supremazia imbarazzante.

Los Angeles Clippers e Brooklyn Nets: ai playoff ritorna chi non ti aspetti

L’avversaria di questi Warriors la scorsa notte all’Oracle Arena è una delle squadre sorpresa della stagione. Escludendo la rivelazione assoluta Denver Nuggets di un Nikola Jokic straordinario e tutte le altre squadre solide certezze della Western Conference, in questa stagione c’è il ritorno alla post-season dei Los Angeles Clippers.

L’altra faccia di L.A.” quella che adesso sghignazza per la stagione fallimentare di LeBron James e dei suoi Lakers, che hanno scoperto la voglia di redenzione di Alex Caruso in questo finale di stagione, ha centrato già matematicamente i playoffs ridendo delle avversità, degli scambi avvenuti durante la stagione con il lavoro strepitoso di uno degli allenatori più forti del basket americano: Mr. Doc Rivers. Attualmente i Clippers sono ottavi, devono sventare ufficialmente la minaccia Warriors al primo turno con una sola partita rimasta da giocare, ma con finalmente il miglior Danilo Gallinari degli ultimi anni oltre-oceano; in casa Clippers si sono gettate le basi per un futuro roseo e se Jerry West piazzasse un super colpo in estate, allora sì che essere contender ora non è un miraggio. Cambiando invece fuso orario, abitudini quotidiane e non solo, in quel di New York si respirerà aria di Playoff . A Brooklyn si è dovuto aspettare tanto, troppo tempo per ricostruire dalle macerie una squadra senza futuro.

Draft, programmazione, low profile e tanta etica del lavoro hanno portato i Nets ad essere una realtà, uno stile, una cultura del basket oltre-oceano. Kenny Atkinson, coach dei Nets, è senza dubbio il punto cardine di un progetto che in questo mopmento ha proiettato la sua franchigia al sesto posto nell’Eastern Conference a pari record con gli Orlando Magic di Nikola Vucevic e soci e non solo. Ha rigenerato D’Angelo Russell. Ha fatto esplodere l’incisività dalla panchina di Spencer Dinwiddie. Ha esaltato le doti di Jarrett Allen e di un roster giovane e ricco di talento, conquistando elogi e la simpatia dei fan Nba. Ora è il momento di fare sul serio e forse anche loro come i Clippers se riuscissero a chiudere il cerchio in estate potrebbero essere una grande realtà.

Giannis Antetokounmpo e James Harden: fuoco per 82 partite e ghiaccio quando conta?

La regular season Nba sta volgendo al termine e come ogni stagione i protagonisti ci sono stati. Luka Doncic e Trae Young sono i due prospetti più luminosi su cui davvero si può puntare in futuro, mentre tra le stelle già conclamate ci sono stati due martelli pneumatici e maratoneti clamorosi per tutto l’arco della stagione.

Giannis Antetokounmposimbolo di Milwaukee, di una società mondiale ormai strutturata sul concetto della poliedria etnica, è la faccia pulita della Nba. Una scalata al successo, la sua, lunga 4 stagioni, dove con lavoro, dedizione, passione per questo sport è riuscito a farsi spazio tra i più grandi della lega. Dopo aver lavorato con un mostro come Kobe Bryant ha portato i suoi Bucks al primo posto nella sua Conference e al primo miglior record nella Nba dicendosi ora infermabile, ingestibile per qualsiasi difesa avversaria, rivelandosi pronto a vincere qualcosa nonostante i suoi 24 anni e la pochissima esperienza ai Playoff.

D’altro canto nel caldo Texas c’è un altro giocatore, che ha creato un suo mondo e sembra voler inattaccare quello della realtà. James Harden ha disputato senza dubbio una stagione senza precedenti. 2700 punti, 500 assist e 500 rimbalzi in una sola stagione li ha fatti registrare soltanto il più grande di questo gioco ovvero Micheal Jordan con i suoi Bulls, portando per certi versi da solo contro tutti la sua Houston al terzo posto nella Western Conference e al ruolo di antagonista per eccellenza dei sovracitati Golden State Warriors.

Vedendoli giocare lo spettacolo sembra decisamente assicurato, ma una cosa è certa: tutto questo momento d’oro durerà anche quando le partite contano? La domanda ce la si pone con una certa frequenza se negli ultimi anni anche molte realtà hanno dimostrato di essere vincenti, per poi crollare miseramente nel finale di stagione. Giannis e James hanno un duello da spartire anche dal 13 aprile in avanti. Ora siamo sulla strada che porta ai Playoff. Lo spettacolo da solo non basta. Ora per vincere serve davvero mettere tutto nel contenitore e accendere ancora di più un motore a pieni giri già da mesi. ‘The Best is yet to come young fellas’…

 

 

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