Obradovic: Amo il mio lavoro e voglio giocatori che condividano questa passione

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L’emozione è forte, certo, perché avere la possibilità di conversare di pallacanestro con una leggenda come Zeljko Obradovic è un’esperienza che mette i brividi.  Emozione mista ad ammirazione sconfinata per un Coach che ha scritto, e continuerà a farlo, la storia della pallacanestro mondiale.

Ciò che traspare maggiormente da una chiacchierata con “Zele” è l’assoluto amore per il gioco ed ogni sua sfumatura, la voglia incredibile di fare meglio ogni giorno e di non lasciare nulla al caso, lavorando su ogni dettaglio con attenzione totale. Cosa rende un allenatore il più grande di sempre? Il fatto che questo accada da 28 anni, senza alcuna interruzione.

– Coach, mancano due gare al termine della “regular season” di Turkish Airlines Euroleague ed il suo Fenerbahce ha un record di 23/5. Dove e come è migliorata la gestione dello sforzo rispetto agli scorsi anni della nuova era, nei quali concluse con un 18/12 ed un 21/9? L’allenatore Obradovic ha cambiato qualcosa di sostanziale nel percorso stagionale?

Credo che la cosa fondamentale sia stata la possibilità di lavorare con lo stesso gruppo per diversi anni. Abbiamo cambiato qualche giocatore, anche importantissimo come Bogdan o Ekpe, ma tanti sono con noi ormai da anni. I giocatori sanno quello che io voglio, chi è qui da anni mi permette di essere chiaro alla prima spiegazione. Abbiamo perso presto Tyler, ma siamo stati da subito gruppo vero, con chimica e conoscenza reciproca. Per me è più facile lavorare in queste condizioni.  

– Mi affascina la parabola di crescita continua di Kostas Sloukas, la pointguard più completa del continente. Gioca quasi 8 minuti meno di Mike James e 4 meno di Nick Calathes, ma il suo impatto è totale e pare potrebbe crescere sempre. Numeri a parte, che giocatore è Sloukas per Coach Obradovic?

Innanzitutto, per me, spero continui a migliorare… E’ un giocatore molto intelligente e quando ha lasciato l’Olympiacos io gli ho chiesto di essere diverso: là c’erano tanti giocatori leader sopra di lui, qui avrebbe dovuto migliorare ed essere lui il nostro leader. Può crescere ancora come aggressività in attacco, così come in alcune situazioni di difesa. Riguardo i minuti, sai, ogni tanto non dipende da noi: ho un piano partita, ma le situazioni lo possono cambiare e dobbiamo adeguarci. Da lì può nascere una gara da 5 o da 40 minuti.

– La sua carriera e le sue vittorie in Eurolega sono sempre state accompagnate da grandissimi playmaker come Djordjevic, Jofresa, Gentile, Bodiroga, Diamantidis, Vujanic, Spanoulis, Jasikevicius, Calathes, Dixon e Sloukas. Forse solo il suo Real del ’95 era più sbilanciato come forza sotto canestro con Sabonis, Martin ed Arlauckas. Sembra esserci un filo diretto che la lega al suo play: che rapporto ne nasce?

E’ vero, è un ruolo fondamentale. Tutti sono importanti, ma la pointguard è quella che trasmette il messaggio tecnico alla squadra, che detta il ritmo. Ci parlo tantissimo, è naturale che sia così. Quel Real? Sì, sotto avevamo armi incredibili.

– Il Pana del 2009 con V-Span, Diamantidis e Jasikevicius è la squadra più forte di sempre?

Di certo quella Final 4 è stata la più grande di sempre (quella della tripla di Siskauskas mancata allo scadere), con Olympiacos, Barcellona e Cska. Squadre di livello tecnico e di talento altissimo. E ti garantisco che allenare così tanto talento non è semplice, perché i grandi vogliono responsabilità proprio perché sono grandi.

– E sempre in quell’occasione si può dire, come sostengono molti suoi colleghi (ad esempio Jasmin Repesa), che abbia cambiato il gioco per sempre. Il “pick and roll” di quella squadra è stato poi imitato da tutto il continente, anche da chi non aveva gli uomini per farlo e non sapeva farlo come Obradovic…

Si parla tanto di questa cosa, sicuramente abbiamo fatto il meglio utilizzando il sistema più adatto a quei giocatori. Se hai tre guardie come quelle e non fai pick and roll… Però mi piace molto ricordare Mike (Batiste) e Nikola (Pekovic): in due modi diversi molto incisivi ed importanti, magari in dettagli come uscire o meno sul blocco, piuttosto che chiudere l’area, con un continuo processo di crescita. Oggi non si può giocare in un solo modo, col solo “p&r” o sole uscite dei tiratori sui blocchi. La mia filosofia resta sempre la stessa: cercare di tirare fuori il meglio dai giocatori che ho a disposizione, sfruttando il loro talento nell’ottica della forza di squadra.

– Se dico Diamantidis i suoi occhi si illuminano.Spesso ha detto «ci sono grandi giocatori, ci sono  campioni e poi c’è Diamantidis»…

Ndr – Nessuna risposta, appunto, gli occhi si illuminano ed il sorriso diventa contagioso.

– Mike James è attualmente gestore  incontrastato delle fortune milanesi. A suo parere che stagione sta facendo e si può parlare di MVP?

Posso parlare della gara contro di noi, tirata fino all’ultimo. E’ un grande attaccante in una squadra che ha notevole talento ed una batteria di tiratori impressionante, sei-sette giocatori che possono farti male, cui recentemente si è aggiunto James Nunnally, che conosco bene. Mi spiace non affrontare Gudaitis, mentre sappiamo che Tarczewski ha altre caratteristiche e sa correre il campo bene. Lo stesso Omic, magari non lo ricordate ma ha lavorato un po’ con noi quest’estate. Non so se James sarà MVP: decideranno i voti, non sono mai situazioni che mi appassionano molto. E domani dovremo fare attenzione a tutti, non solo a James.

– Sloukas e Vesely restano a casa: precauzione?

Hanno dato tantissimo ed ora la cosa più importante è preparare al meglio la fase decisiva della stagione. Se vi sono anche i minimi segnali di affaticamento o problemi fisici di qualunque tipo io devo considerarli e fare il meglio per la mia squadra. E’ il mio lavoro e la mia responsabilità. Non posso rischiare oggi infortuni.

– Ci sono due dettagli nel suo gioco che mi affascinano più di altri. Il primo è la comunicazione difensiva tra i suoi assistenti ed il playmaker, Sloukas su tutti: paiono in controllo di ogni mossa e set offensivo avversario.

E’ il lavoro del nostro staff: sono uomini straordinari che lavorano dalle 9 del mattino a notte fonda. Dobbiamo essere pronti ad affrontare ogni situazione. Comunicare coi nostri giocatori dà certezze a tutti. Sì, è parte fondamentale del nostro lavoro.

Il secondo concetto è il movimento perfetto dei suoi giocatori sul lato debole, anche, se non soprattutto, in ottica transizione difensiva, oggi concetto fondamentale nel gioco. Mi pare che siate anni luce avanti a tutti gli avversari: mi descrive il lavoro che c’è dietro?

Se c’è qualcosa che chiedo ai miei giocatori di apprendere dalla NBA, questo è il movimento senza palla. Guarda Golden State ad esempio: ha talento, tantissimo, ma il vero segreto è come si muovono senza palla. Ok, è importante cosa si fa sul lato della palla, ma la differenza, spesso, viene sull’altro lato.

– Gigi Datome e Nick Melli: li ha definiti due giocatori che è “orgoglioso di allenare”. Che ragazzi sono e cosa li rende speciali?

Sono straordinariamente contento di averli con me. Lavorano duro e giocano anche quando hanno problemi. Ad esempio Gigi, che di recente ha voluto esserci seppur con qualche problema, piuttosto che Nick, da me sovrautilizzato a causa dei tanti problemi di Lauvergne, Vesely ed anche Ahmet (Duverioglu). Gli ho perfino chiesto scusa per il sovraccarico, ma lui si è sempre fatto trovare pronto. Poi sai, i giocatori vorrebbero giocare 40 minuti ogni gara… Anche di Gigi conoscete tutti lo spessore umano oltre che tecnico: parla, comprende ogni situazione, raramente ho visto qualcosa del genere.

– 7 squadre ancora in lizza per tre posti nei Playoff: possiamo dire che questo formato del torneo stia regalando uno spettacolo straordinario, forse il migliore di sempre?

Format straordinario, tutte le gare contano, è bellissimo. Ad oggi credo ci siano ancora 99 combinazioni possibili per i PO, con solo l’Efes certo della posizione. La Turkish Airlines Euroleague è veramente una competizione unica.

– Una curiosità su Jasikevicius. Lei ha espresso giudizi molto positivi sul suo modo di allenare. Quest’anno ha a disposizione molto meno talento dello scorso anno, ma si può pensare che il suo lavoro sia perfino migliore tecnicamente?

Sì, sono d’accordo. Saras è un mio amico ed un grande allenatore già oggi. Gioca molto bene tecnicamente. Ha fame e vuole  soddisfarla attraverso il lavoro.

– Obradovic, Laso e Itoudis sembrano dominare decisamente questa lega da diversi anni. C’è la possibilità di vedere un coach emergente come il giovane Obradovic del ’92 e del ’93 vincere l’Eurolega con una squadra che non sia tra le favorite?

Anche noi abbiamo i nostri problemi, ora arrivano i Playoff che sono il momento della verità. Non conta più nulla se hai vinto tante gare prima: ora conta vincere. E sul giovane ti racconto che a Belgrado, dopo la semifinale vinta con lo Zalgiris, ho abbracciato Sarunas e gli ho detto «Non essere triste, tra poco toccherà a te».

– 34 gare di stagione regolare dopo un mondiale che impegnerà la maggior parte dei giocatori: sarà necessario preparare in modo differente la prossima stagione?

No, preparare diversamente la stagione no. Io sono contentissimo se i miei giocatori vanno in nazionale: è importante per loro e per me. Arrivano in forma e dopo pochi allenamenti siamo pronti, abbiamo poi comunque tempo per lavorare. Ma sia chiaro che sono contento se giocano d’estate: le finestre di questi anni sono stati un disastro. Bisogna ripensarci e farlo con una certa urgenza.

– “Last but not least”… Il modo di vivere ogni gara, quello che ci raccontano i suoi giocatori, la passione come viene descritta da chi lavora con lei: è questa la marcia in più di Coach Obradovic? Lei ha detto più volte che i suoi giocatori sono i suoi migliori amici e che non c’è niente di più bello che alzarsi la mattina ed andare a lavorare nella pallacanestro…

Il sorriso è più grande di quello per Diamantidis…) E’ tutto vero, è la mia vita, la mia passione, il mio mondo. Lo faccio con energia, chiedo tanto ai miei giocatori, sono duro, ma voglio che tutti insieme capiamo cosa è bene e cosa è male. Voglio giocatori che condividano la mia passione ed amino questo lavoro. Cosa c’è più bello di alzarsi la mattina e sapere che sarà un giorno di pallacanestro?

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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