(Non il solito articolo su) The young Luka Doncic

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Oh, no. Un altro articolo su Luka Doncic! Vero è che negli ultimi mesi si è parlato in lungo e in largo del giovane sloveno che i Dallas Mavericks hanno ‘rubato’ in occasione dell’ultimo Draft NBA e che sta facendo impazzire i vari appassionati e addetti ai lavori da entrambi i lati dell’Atlantico. In Europa se ne parla perché è europeo, e in America… perché è europeo! Difficile trovare un giovane continentale che, volato negli Stati Uniti a soli 19 anni, abbia avuto un simile impatto sulla nuova realtà, convertendosi da subito nel top-scorer della sua nuova squadra, nel catalizzatore del gioco e praticamente già nel franchise-man.

Andiamo troppo di corsa? Non pensiamo proprio! Le statistiche, come la matematica, non sono un’opinione, e Luka è di gran lunga il miglior giocatore dei Mavs, con numeri da capogiro, come possiamo verificare su Basketball-Reference.

Ma adesso vogliamo proporvi qualcosa di diverso su uno dei migliori talenti che la pallacanestro europea abbia mai partorito e su uno dei giocatori più mediatici del campionato più bello del mondo. Vogliamo ripassare la sua infanzia in Slovenia e la sua adolescenza a Madrid. Cos’ha portato un giovane balcanico tredicenne a lasciare un paese dove la pallacanestro è, assieme al salto con gli sci, una religione, per trasferirsi nella “calcistica” Spagna per crescere all’interno di un club come il Real Madrid del quale, diciamocela tutta, la maggioranza dei nostri connazionali italiani magari non sa neppure che abbia una sezione di pallacanestro! Non bastano oltre ottant’anni di storia, 10 titoli di Eurolega o 34 campionati spagnoli (tra le altre cose): per i più il Real Madrid è semplicemente “l’ex squadra di Cristiano Ronaldo”… Santa pazienza! Ma non divaghiamo e concentriamoci sul nostro pupillo e sulla sua singolare storia.

Fantastičen slovenski fant (un fantastico ragazzo sloveno)

“Dov’è la Slovenia?” “Nessuno sa dov’è la Slovenia” – constatava Veronika, la protagonista di uno dei best-seller di Paulo Coelho, dal quale è stato tratto anche l’omonimo film Veronika decide di morire. “Ma la Slovenia comunque esisteva, ed era là fuori – o là dentro -, nelle montagne che la circondavano e nella piazza davanti ai suoi occhi: la Slovenia era il suo paese”, – narrava il famoso scrittore brasiliano.

Noi italiani sappiamo dov’è la Slovenia, perché ci confiniamo (poi chi vi scrive è nata a Udine e cresciuta a Tarcento, a 30 Km dal confine, ci mancherebbe!); ma chiudiamo gli occhi e pensiamo a un americano qualsiasi, che sia un brasiliano, come Coelho, o uno statunitense. Cosa può rappresentare per un abitante di uno stato tra i più grandi del mondo una nazione di 20.000 Km quadrati e 2 milioni di abitanti incastonata in mezzo all’Europa? Eppure ora, almeno negli Stati Uniti, più o meno tutti sanno dov’è la Slovenia. Certo, Melania Trump, la moglie del controverso presidente originaria di Novo Mesto, ci ha messo del suo, ma il mondo del basket ha un motivo in più per aver accresciuto le proprie conoscenze geografiche su questo piccolo paese, crocevia tra l’Europa dell’Est e quella occidentale. E questo motivo ha ovviamente un nome proprio, quello di Luka Doncic, il Wonder Boy di cui tutti parlano!

Luka è nato a Lubiana nel febbraio del 1999. È così giovane che non ha conosciuto sulla sua pelle la Jugoslavia. Ne avrà ovviamente sentito parlare o studiata sui libri di scuola, ma per lui la sua patria è sempre stata la piccola Repubblica indipendente di Slovenia, che da quando aveva cinque anni era già membra dell’Unione Europea e da quando ne aveva otto utilizzava già gli Euro come moneta. I suoi genitori, l’ex giocatore di pallacanestro e attuale allenatore Sasha Doncic e Mirjam Poterbin, ex ostacolista e modella, sì che hanno vissuto l’indipendenza e la guerra dei Balcani, ma Luka è cresciuto in un clima politicamente sereno (non tanto in famiglia, visto che i suoi si sono separati nel 2008) e, secondo quanto dichiarato da sua madre, praticamente dalla nascita il figlio era ossessionato dalla pallacanestro. Chiedeva sempre il pallone, e all’età di un anno gli avevano regalato il primo canestro in miniatura, sistemandolo nella sua cameretta: Luka era un predestinato.

Ancora prima di diventare adolescente, Luka Doncic era già una leggenda nei circoli di pallacanestro sloveni. Il suo enorme talento non era passato inosservato. Aveva iniziato a giocare in squadra a sette anni, alle elementari. Il piccolo Luka era comunque già più alto rispetto ai suoi coetanei, e giocava e si allenava con ragazzi più grandi di lui. “Avevano molta più esperienza di me, molti erano più grossi e più veloci di me, così per batterli dovevo usare la testa”.

La sua combinazione di visione di gioco, altruismo in campo e immaginazione gli hanno aperto le porte del successo fin dalle prime apparizioni nelle categorie inferiori dell’Union Olimpija di Lubiana. Era stato suo padre a portarlo ad allenarsi all’età di otto anni nelle giovanili dello stesso club per il quale stava giocando come professionista, ma al coach Grega Brezovec erano bastati 16 minuti di allenamento per spostare Luka nel gruppo dei ragazzi di undici anni. Per le regole in vigore poteva giocare solo con l’under-12, ma spesso e volentieri si allenava con l’under-14, anche quando il coach gli chiedeva di stare a casa.

Poi Luka è cresciuto e, con l’under-14 e già un ruolo più definito come esterno (giocava playmaker, guardia o ala piccola), ha rappresentato l’Olimpija in rinomati trofei internazionali, iniziando a farsi conoscere anche fuori dai confini della piccola Repubblica slovena. Nel settembre 2011 Doncic era stato nominato MVP del trofeo Intesa San Paolo Cup disputato a Budapest, nonostante la sconfitta in finale contro il FC Barcelona. E lì gli scouting dei grandi team spagnoli avevano già puntato gli occhi su di lui…

El niño maravilla de los blancos (il ragazzo prodigio del Real Madrid)

La prima volta che Luka Doncic ha vestito la maglietta del Real Madrid è stato nel febbraio del 2012 quando, ancora tra le file dell’Olimpija, era stato ceduto in prestito ai blancos per disputare la Minicopa Endesa: la versione under-14 della Copa del Rey. Luka, tra i più giovani della squadra, aveva chiuso il torneo con 13 punti, 4 rimbalzi, 2.8 assist e 3.3 recuperi di media, conquistando il titolo di MVP della competizione, nella quale aveva condotto il Real Madrid al secondo posto finale.

I dirigenti del club polisportivo più famoso di Spagna si erano innamorati di quel biondino, avevano visto qualcosa di speciale in lui e non volevano farselo scappare. Gli avevano offerto un quinquennale, prevedendo la crescita e lo sviluppo che l’hanno poi portato a diventare uno dei pilastri della compagine che ha vinto l’Eurolega nel maggio del 2018. Luka era un ragazzino di 13 anni e l’idea di trasferirsi in un paese completamente diverso, a 1.200 Km di distanza da casa sua, sebbene affascinante, faceva anche un po’ paura.

Luka DoncicNella famiglia Doncic si era discusso a lungo di quest’offerta durante l’estate 2012, e alla fine Luka aveva accettato, diventato ufficialmente un tesserato della società in settembre. I primi mesi erano stati veramente duri per lo sloveno, che più volte si era ritrovato sul punto di mollare tutto per tornare nella sua terra, per la quale sentiva molta nostalgia. “Non conoscevo nessuno: i miei amici, la mia scuola e la mia famiglia erano tutti in Slovenia. Quando sono arrivato a Madrid non capivo neanche la lingua… Quando ho iniziato a potermi comunicare in spagnolo è cambiato tutto, perché è stato più facile fare nuovi amici”.

Il Real Madrid tratta bene i suoi giovani campioni delle varie sezioni. Luka Doncic condivideva il residence con altre giovani promesse della pallacanestro o del calcio provenienti da diversi angoli del pianeta. Già appena arrivato aveva iniziato subito a giocare con l’under-16, partecipando nuovamente alla Minicopa Endesa in febbraio del 2013 e vincendo titolo di MVP con una media di 24.5 punti, 13 rimbalzi, 4 assist e 6 recuperi. Era seguito anche il titolo di MVP del campionato spagnolo under-16.

L’anno successivo, quindi a 15 anni, Luka Doncic aveva giocato soprattutto con l’under-18, mettendosi in mostra con riconoscimenti individuali sia nel campionato spagnolo di Liga EBA (quarta divisione) che nei vari tornei internazionali nei quali è sempre stato invitato e ha sempre brillato con luce propria, nonostante fosse il più giovane tra i giocatori presenti. Da segnalare, ad esempio, il titolo di campione ed MVP conquistato in occasione della conosciuta kermesse under-18 Next Generation Tournement nel maggio del 2015, nel quale il Real Madrid aveva battuto la Stella Rossa Belgrado in finale.

A quell’epoca Luka Doncic aveva già debuttato come professionista: la data della sua apparizione con il Real Madrid “dei grandi” è il 30 aprile 2015, giorno del suo esordio in Liga ACB in occasione della partita contro l’Unicaja Malaga, in occasione del quale aveva messo a segno 3 punti in 2 minuti. A 16 anni, 2 mesi e 2 giorni d’età, Luka era il terzo giocatore più giovane a debuttare nella massima serie del campionato spagnolo dopo Ricky Rubio e Ángel Rebolo. Per Luka vanno contabilizzate altre quattro presenze giocando assieme a leggende che hanno fatto grande la storia del club come Felipe Reyes, Rudy Fernández o Sergio Llull.

Il 2015-16 è stato l’anno della svolta per Luka Doncic. A 16 anni il prodigio sloveno era diventato parte integrante della prima squadra, avendo il suo primo assaggio di NBA in occasione della sfida amichevole degli NBA Global Games contro i Boston Celtics disputata in ottobre, prima dell’inizio del campionato. La settimana successiva, il talento di Lubiana debuttava anche in Turkish Airlines Euroleague. Il suo protagonismo e la sua importanza sono aumentati partita dopo partita in occasione della stagione, per terminare con una media di 4.5 punti, 2.6 rimbalzi e 1.7 assist in campionato e 3.5 punti, 2.5 rimbalzi e 2 assist a partita nelle 12 presenze in Eurolega.

Luka DoncicLa stagione successiva è stata quella del consolidamento. A 17 anni Luka Doncic non era più solo una promessa, ma una straordinaria realtà. Diventato una pedina fissa delle rotazioni di Pablo Laso e disponendo di sempre più minuti in campo, i grandi numeri hanno iniziato a susseguirsi sui suoi tabellini. 23 punti e 11 assist nella partita di campionato contro il Montakit Fuenlabrada il 4 dicembre, conquistato il premio a giocatore della settimana dell’ACB, seguiti quattro giorni dopo da 17 punti messi a segno in Eurolega contro lo Zalgiris Kaunas. Il 22 era arrivato il primo riconoscimento come MVP della giornata di Eurolega (più giovane giocatore della storia della massima competizione europea) grazie ai 16 punti, 6 rimbalzi, 5 assist e 3 recuperi contro il Brose Bamberg. Il giocatore aveva conquistato lo stesso premio anche il 14 gennaio 2017, grazie ai 10 punti, 11 rimbalzi e 8 assist messi a referto contro il Maccabi Tel Aviv.

L’annata trionfale di Luka, non ancora maggiorenne, si era conclusa con 7.5 punti, 4.4 rimbalzi e 3 assist in 42 presenze in ACB e 7.8 punti, 4.5 rimbalzi e 4.2 assist nelle 35 partite di Eurolega con i due riconoscimenti come Miglior Giovane della Liga Endesa e EuroLeague Rising Star rigorosamente tra le sue mani.

Il resto è storia recente e conosciuta. L’ultima stagione in Europa disputata con il Real Madrid è stata trionfale per il ragazzo, che ha vinto praticamente tutto quello che si potesse vincere, sia a livello individuale che di squadra: campione dell’Eurolega, MVP dell’Eurolega, MVP delle Final Four Eurolega, Rising Star Eurolega, campione della Liga ACB, MVP della Liga ACB, miglior giovane della Liga ACB… Ci mancavano giusto un Oscar, un Grammy e il Premio Strega!

… E questo subito dopo aver vinto un incredibile EuroBasket con la maglietta della nazionale slovena. Un’escalation impressionante, che ha portato il ragazzo a essere un top-pick del Draft e a continuare a stupire dall’altro lato dell’oceano come aveva fatto in Europa fino all’anno precedente.

La forza di Luka Doncic, oltre che nelle sue palesi doti fisiche, sta anche in quelle mentali: un fanciullo sereno, sorridente, sicuro di se, innamorato della pallacanestro, e che, nonostante tutta la fama conquistata negli ultimi anni, è rimasto un semplice ragazzo che ama giocare col suo cane Hugo e che dice che “quando gioca a pallacanestro sente lo stesso che quando sogna”. La sua pallacanestro, effettivamente, fa sognare.

Quello che invece non pecca di falsa modestia è suo padre Sasha, che, parlando del suo figliolo, ha dichiarato: “Luka può fare di tutto. Non mi piace compararlo con altri giocatori, però credo che ha un po’ di Toni Kukoc, la visione del gioco di Dejan Bodiroga, si muove come Drazen Petrovic e passa come Milos Teodosic”. Scusate se è poco…

Luka Doncic

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Antonio Mariani

Laureando in Lettere presso La Sapienza di Roma e appassionato di Sport Business, viaggio ossessivamente per studiare le culture sportive nel mondo. Amante della narrazione, la studio, la ammiro e la pratico in ogni sua forma.
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