Viaggio nella crisi dell’Olympiacos, tra scelte di mercato, un roster stanco e prospettive difficili da decifrare

Eurodevotion
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75, 55, 64, 65, 81, 89, 57.

Basterebbero questi dati, relativi ai punti segnati nelle ultime sette giornate di Turkish Airlines EuroLeague, per spiegare il momento di grande difficoltà tecnica e mentale in cui è incappato l’Olympiacos di David Blatt. In queste ultime sette uscite sono arrivate sei sconfitte che hanno complicato il percorso verso i playoff della squadra greca, che pure era partita bene in stagione e con 12 vittorie e 7 sconfitte veleggiava nelle zone altissime della classifica, alle spalle dei ‘mostri sacri’ Fenerbahce, CSKA Mosca e Real Madrid e in compagnia dell’Anadolu Efes per il quarto posto finale al termine della regular season (che vuole dire vantaggio del fattore campo nei playoff).

Le prime avvisaglie di un’imminente difficoltà si erano avute già alla diciannovesima giornata, quando la squadra del Pireo era riuscita ad avere la meglio di un rimaneggiato Khimki in maniera più larga nel punteggio (71-57) di quanto in realtà la prestazione offerta non avesse fatto. Le successive gare hanno evidenziato ulteriormente il calo a livello di gioco di una formazione fortemente rinnovata in estate, ma che ora sta pagando i problemi fisici di alcuni giocatori chiave e una mancanza di talento individuale – specie nel reparto guardie – rispetto alle altre grandi d’Europa. Di conseguenza, ecco il nostro viaggio all’interno delle crepe dell’Olympiacos, la cui partecipazione ai playoff rimane in dubbio nonostante il calendario abbastanza favorevole nelle ultime quattro gare (in casa con Bayern Monaco e Zalgiris Kaunas, in trasferta a Gran Canaria e con il Darussafaka).

MERCATO L’arrivo di David Blatt in estate sembrava essere un chiaro segnale del rilancio delle ambizioni di una squadra eliminata in maniera perentoria dallo Zalgiris Kaunas nel corso degli ultimi playoff di EuroLega. La squadra è stata assemblata a immagine e somiglianza del suo nuovo allenatore, con giocatori duttili e capaci di giocare più ruoli e un’identità facilmente individuabile nella difesa e nel talento dei singoli. Dopo le prime positive partite, però, il mercato estivo ha mostrato tutte le sue lacune: Williams-Goss, strepitoso lo scorso anno in maglia Partizan, non si è rivelato ancora pronto a raccogliere la pesante eredità di Vassilis Spanoulis e ha difettato sia difensivamente contro i pari ruolo sia nella metà campo offensiva.

Janis Timma – ceduto da poco al Khimki – e Axel Toupane, che avrebbero dovuto garantire solidità ed energia, sono stati solo lontani parenti dei giocatori ammirati lo scorso anno in maglia Baskonia e Zalgiris Kaunas. Sasha Vezenkov non è riuscito a compiere il salto di qualità che ci si sarebbe atteso da lui dopo gli anni in chiaroscuro al Barcelona, mentre Zach LeDay ha alternato alcune partite eccellenti ad altre in cui ha semplicemente recitato il ruolo del comprimario. Il recente innesto di Briante Weber, play/guardia tascabile che avrebbe dovuto garantire fosforo, brio e punti a un reparto guardie in grossa difficoltà, non ha ancora pagato i dividendi sperati.

LA VECCHIA GUARDIA – Con un mercato fallimentare, il peso dei risultati è così caduto sulla vecchia guardia della squadra, che però non sta fornendo il rendimento delle passate stagioni. Il corpo di Spanoulis inizia pesantemente ad accusare le quasi 37 primavere, tanto che il fuoriclasse greco, autore finora di una delle peggiori stagioni a livello statistico della sua straordinaria carriera, viene centellinato da Blatt di più rispetto a quanto accadeva in passato. I suoi 10.2 punti in 22 minuti di impiego medio testimoniano il declino a cui fisiologicamente sta andando incontro: difensivamente non è quasi mai stato un fattore importante nello scacchiere tattico delle sue squadre, ma in questa annata il suo allenatore spesso e volentieri ha deciso di lasciarlo in panchina nei minuti finali degli incontri a causa delle sue difficoltà nella metà campo difensiva.

Papanikolau e Printezis sono in calo rispetto al passato, sia a livello di punti segnati che di incisività sulle partite, mentre Mantzaris è stato relegato al ruolo di comprimario vista la grande abbondanza di giocatori nel reparto guardie della squadra. Il solo Janis Strelnieks si sta confermando su livelli di eccellenza per quanto riguarda gli esterni dell’Olympiacos, anche se il lettone è stato fermato da alcuni infortuni che ne hanno limitato l’utilizzo e hanno acuito le difficoltà della squadra fino a questo momento della stagione. Una delle certezze su cui possono contare i greci risponde al nome di Nikola Milutinov, centro cresciuto molto nel corso degli anni e ora al livello dei grandissimi interpreti del ruolo in Europa: la sua fisicità e la presenza in mezzo all’area devono essere dei pilastri su cui i reds possono costruire il loro finale di stagione.

QUALI PROSPETTIVE? – Poco meno di un anno fa, era aprile, il collega Nikos Varlas di Eurohoops – una delle penne più informate sulle vicende delle squadre greche – sostenne come l’Olympiacos avrebbe dovuto intervenire in maniera decisa sul mercato, soprattutto sugli stranieri, in modo da consentire a Spanoulis di avere un ruolo diverso rispetto a quello avuto nelle annate precedenti. Nel caso in cui invece ˝gli stranieri della squadra giocheranno un ruolo minore, il team non avrà successo˝: le parole pronunciate allora da Varlas riecheggiano in maniera forte e inequivocabile quasi dodici mesi dopo, con la squadra in lotta per salvare l’attuale ottavo posto che vorrebbe dire playoff.

Sono diverse le colpe imputabili sul mercato a un David Blatt apparso affaticato, a causa dei suoi problemi alla schiena, nell’ultima uscita al Forum di Assago: in primis avere condotto un mercato che dopo due terzi della stagione si è rivelato deludente rispetto alle aspettative. Il secondo aspetto che colpisce è la mancanza di identità nel gioco dell’Olympiacos: strano per un coach che fa dell’aspetto tattico e della capacità di trovare contromosse in qualsiasi momento della partita uno dei suoi punti di forza.

La verità è che fallire l’accesso ai playoff della massima competizione continentale sarebbe clamoroso in negativo e potrebbe anche costare la panchina a Blatt. A lui, che in carriera ha sempre saputo stupire, il compito di raddrizzare il corso di un’annata attualmente incolore. Per evitare che dalle parti del Pireo si assista a una nuova rivoluzione estiva.

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