La difesa del Real Madrid? Il meglio di Eurolega

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Ci si attendeva un grande spettacolo a Madrid e così è stato. Quel che ha sorpreso è che per più di 30 minuti è stato un dominio totale dei padroni di casa. Dopo il timeout chiamato da Laso sul 10-19 a 4’21” del primo quarto, i “blancos” hanno messo la freccia ed hanno confezionato un parziale di 42-26 sino a metà gara che è diventato 91-67 alla sirena di fine partita, chiusasi su un chiaro ed inequivocabile 101-86. Asfaltata? Siamo molto vicini.

Improbabile che il successo riapra le porte ad un possibile primo posto per i madrileni, mentre certamente, in caso di successo odierno del Cska, i russi avvicineranno il Fenerbahce col vantaggio dello scontro diretto in casa alla 28ma giornata, dove ci sarà un -4 da ribaltare.

I numeri

135 vs 80 il PIR di squadra, 129,5 vs 113,2 di rating offensivo, 69,8% vs 55,3% da due, con il solo dato del tiro dall’arco che sorride agli ospiti (50% turco vs 33,3% spagnolo su 20 e 21 tentativi rispettivamente): è controllo totale, assoluto, tecnico e mentale. Ovvio che siano le normali risultanze di un punteggio così largo, tuttavia sono altresì cifre che rispecchiano alla perfezione il completo rispetto di un piano gara che è stato eseguito alla perfezione, portando il confronto sul terreno desiderato, sia in attacco che in difesa.

Difesa, ritmo e transizione

Il Real che gioca in questo maniera è impareggiabile per chiunque, anche per una corazzata come il Fenerbahce. La squadra di Laso, da molti ritenuta un grande complesso offensivo e da alti punteggi, in realtà nutre questa sua caratteristica dalla tecnica, dalla voglia e dalla perfetta organizzazione difensiva, dove l’ampiezza del roster permette di mantenere alta l’intensità per tutta la gara. I parziali importanti arrivano di conseguenza e non vi è modo di pareggiarli per gli avversari. Il “defensive rating” migliore di tutta la competizione è sufficientemente esplicativo, ben oltre la statistica dei punti fatti e subiti, che lascia il tempo che trova.

Gli assist ed il talento: il capolavoro di Laso

29 canestri assistiti su 37 dal campo. 29/4 di ratio assist/perse. Sono numeri incredibili, ancor maggiormente esaltati dal fatto che, a parte un certo numero di giocate di puro talento, tantissimi altri possessi sono il frutto di un lavoro di squadra perfetto, orchestrato divinamente da Pablo Laso. Il quale, nel suo continuo percorso di crescita verso il top di sempre, ha il grandissimo merito di far coesistere tantissime anime differenti e dar loro il corretto spazio ed utilizzo. Ed il talento, presente in grandissima quantità, si integra perfettamente in un sistema che, quando si esprime così, non ha rivali. Non è facile, ancor meno in un contesto come quello madridista, dove essere “blancos” è sempre più importante del singolo merito. Laso sa essere questo, per certi versi anti-personaggio, per altri leader indiscusso, che può permettersi di chiedere ai suoi campionissimi se vogliono “una bevanda ed un dolcetto” durante un timeout (è accaduto in ACB…). Madrid è più grande di qualunque suo protagonista, ma questo Real non sarebbe tale senza questo Coach. Llull e Randolph, perfetti, ringraziano: sono i maggiori beneficiari di questa organizzazione, cui contribuiscono con un talento con pochi simili.

La solitudine di Kostas Sloukas e… Teodosic

Nulla di preoccupante per il Fenerbahce, sia chiaro. Perdere la quarta gara stagionale alla 24ma è sintomo di eccellenza, se poi accade con Madrid l’allarme è ancor più ingiustificato, ma nei modi c’è qualcosa che va analizzato. Kostas Sloukas è un fenomeno assoluto, top nel suo ruolo, tuttavia non può reggere il peso del backcourt turco da solo. Dixon non è un play classico ed ha tempi limitati, Mahmutoglu e Guler non valgono il livello di eccellenza e Green, preso dopo l’infortunio di Ennis, non è combo che possa essere di aiuto. Il play greco, straordinario in tanti momenti, è sottoposto ad una pressione continua per 30 minuti ed alla fine non può che cedere, sebbene sempre di poco. Giocando con intensità sui 28 metri, con un cuore che fa provincia, è indicato negli scouting report avversari come la risorsa avversaria da colpire maggiormente. Pari ruolo come quelli di Real e Cska, ma anche lo stesso Barça, lo sanno ed agiscono di conseguenza. Contro avversari di livello inferiore la cosa si nota meno, con i migliori l’evidenza c’è tutta. «Ciao Milos, sono Zeljko, hai voglia di venire a vincere un’Eurolega con noi?». Non è una bomba di mercato, non ce n’è notizia ad oggi: è semplicemente l’idea più intrigante che questo torneo potrebbe proporre.

Il monito di Obradovic

Sette giorni fa, derby stravinto con l’Efes, intervistatrice che parla di vantaggio del campo acquisito per i PO, faccia di Obradovic in versione sfinge e parole chiare, che a molti parevano eccessive e perfino fuori luogo: «Ci sono dettagli in cui siamo mancati, dobbiamo lavorare su quelli se volgiamo migliorare». Perché Zele è il numero uno in Turkish Airlines Euroleague? Proprio per questo. Saper vedere e leggere la prestazione oltre il risultato. Cogliere il positivo ed il negativo, mettendo in tasca il primo ed insistendo sul secondo. Era un allarme? Magari non in questi termini, ma certamente vi era la consapevolezza che giocando come la settimana scorsa non si sarebbe usciti vivi da Madrid. Detto, fatto.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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