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Mike James è un problema? Sì, certo. Per gli avversari.

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La Coppa Italia sulla panchina dell’Olimpia, per Simone Pianigiani, è sofferenza e sconfitta. Ma è anche opportunità e tanta fortuna. Opportunità che deriva dall’aver toccato due volte un fondo da cui ci si poteva solo risollevare, fortuna di accadimenti come l’infortunio di Jordan Theodore, che forzatamente diede una struttura nuova ad una quadra che non l’avrebbe mai avuta in presenta dell’autodefinitosi “best PG in the business”.

Firenze, con l’inopinato crollo tecnico con la Virtus, ha portato in dote diverse voci che indicavano in Mike James un presunto problema per l’Olimpia. Ora, con tutto il rispetto verso qualsiasi tipo di opinione che si possa esprimere, ci sono dei limiti che, se superati, portano in un territorio molto lontano dalla pallacanestro. Lo stesso coach senese, parlando di questa situazione, ha sorriso all’idea che il giocatore di Portland potesse essere considerato negativamente nella “big picture” milanese. Essere d’accordo con lui è abbastanza semplice, suvvia.

Ed allora, nella tradizione di analisi di Eurodevotion, abbiamo provato ad andare a fondo alla situazione confrontando dei numeri e partendo da chi, in questa Turkish Airline Euroleague, sta facendo benissimo, fornendo la miglior stagione della carriera. Parliamo di Thomas Heurtel, playmaker francese che sta guidando il Barcellona ad un percorso straordinario, aggiungendovi pure il recente, assai discusso successo in Copa del Rey, nonché la leadership in ACB.

Le premesse fondamentali sono due. La prima è che a livello di ruolo, il 30enne nativo di Beziers è molto più “playmaker” di James, nel senso tecnico e classico del termine. La seconda è che le attese dell’annata “blaugrana” parlavano di un giocatore che è sempre piaciuto a tanti, ma che non ha mai dimostrato di valere il top della competizione: l’arrivo di Pangos lo avrebbe dovuto mettere un po’ da parte in questo senso. Ecco, diciamo che non è proprio accaduto così…

Il francese, alla guida di un Barça da 14 W e 9 L, sta viaggiando coi seguenti numeri base: 11,1 p.ti, 48,6% da due, 48,15 da tre, 78,3% ai liberi, 2,1 rimbalzi, 4,8 assist, 2,2 perse, 0,8 recuperi, 2,1 falli subiti e e 12,2 di valutazione. Che numeri sono? Eccellenti, straordinari si potrebbe aggiungere.

E Mike James? 20,1 p.ti, 45,4% da due, 33,5% da tre, 3,8 rimbalzi, 7 assist, 1,4 recuperi, 2,3 perse, 5,1 falli subiti e 21,4 di valutazione. Questi che numeri sono? Stiamo cercando un aggettivo…

Le differenze? Ovvie. Quasi 13 minuti di impiego maggiore per MJ, che ha avuto poco o nulla dietro di lui anche per la lunga assenza di Nedovic, nonché un sistema puramente offensivo come quello milanese, ben diverso dalla struttura più completa tecnicamente della squadra di Pesic sino ad ora. Siamo così certi che il roster di Milano sia inferiore a quello catalano? No, assolutamente. Da tenere in conto in tutte le valutazioni sui due giocatori.

Detto delle statistiche base, è entrando negli “advanced” che si hanno risultati molto interessanti.

Entrambi hanno giocato 23 gare in cui il plus/minus medio è stato di +1,7 per MJ contro +1,0 di TH. Il primo commette 2,7 falli in più di quanti ne subisce: il secondo è a 0,7.

A livello di Offensive Rating (punti per 100 possessi) prevale l’americano: 103 vs 99,6. Per Defensive Rating va meglio Heurtel con il 98,2 contro il 102,5 (Campazzo, per intenderci ha 89,9, Micic il 94,3). Dettaglio da non sottovalutare: Heurtel non è difensore così migliore di James, è il sistema Barça che è anni luce avanti a quello milanese dietro. Almeno sino ad oggi, e non è detto che col rientro di Nedovic e con l’arrivo di Nunnally le cose non cambino.

L’11,2% dei possessi di MJ si conclude con una persa, mentre si sale al 18,6 per TH.

La ratio assist/perse vede primeggiare il milanese, al 305,66%, che è clamoroso per chi ha smazzato 162 assist. Il blaugrana è al 220%. Per chiarirsi il leader nella speciale formula è Rudy, unico a precedere il #2 dell’Olimpia, ad un surreale 400%  figlio però di soli 56 assist. Ma qui di veramente surreale c’è il dato di James, assolutamente fuori da ogni logica, considerando la totale e continua sovraesposizione in ogni possesso offensivo della propria squadra.

Gli avversari segnano col 38,8% da tre e col 54,6% da due con in campo MJ, mentre si va al 39,7% e 50,6% nel caso di TH.

Una stima dei punti segnati dai compagni sulla base di assist dei due giocatori dice 34,2% per Milano e 40,2% per Barcellona.

ANALISI E CONCLUSIONI

Tanti numeri che spiegano molto chiaramente il forte impatto di entrambi i giocatori sulla propria squadra, dando perfettamente l’idea di quanto sia dominante, in oltre 30 minuti sul campo, Mike James. Ed è proprio attraverso il paragone con quanto espresso da un grande giocatore come Heurtel, che guida un sistema oggi molto vincente nel torneo, che si ha l’idea del tipo di stagione che stia giocando il talento di Portland. Che eccederà pure in alcune occasioni, ma lo fa semplicemente perché il sistema basato sulle individualità del suo allenatore lo prevede e lo richiede.  Milano è James e lo sarà ancor di più con Nedovic disponibile e con l’aggiunta di Nunnally. Forse meno direttamente, ma ancor più a livello di incisività. Si potrà pure pensare “James non deve tirare 25 volte”, ma quando lo ha fatto è perchè così si voleva che fosse dal suo pino. Accadrà ovviamente di meno con maggior frecce all’arco, crescerà probabilmente la qualità di quei tiri, perché Nedovic è uno scienziato del gioco e Nunnally offrirà posizionamenti notevoli per i piazzati sugli scarichi, ma la sostanza di un sistema che vuole quello rimarrà intatta.

Il fatto poi di avere vinto tre partite chiudendole con prodezze individuali di altissimo livello, come con Efes, Khimki ed anche Maccabi, porta il discorso alla mentalità NBA che questo giocatore ha e che non gli toglie nessuno. Un ego smisurato, una volontà di abbattere ogni muro a spallate, senza paura, attraverso la forza di non sentirsi inferiore ad alcun rivale. Con la tipica voglia di chi gioca “di là” di sentire il confronto. Come con Wilbekin. C’era da dimostrare al Maccabi che ha fatto la scelta sbagliata, non dandogli ciò che chiedeva, ed ecco una serie di possessi difensivi clamorosi contro il rivale. Come succede in NBA, si difende quando la si sente, in pratica quando si vuole e si pensa che serva. Il resto lo fa il talento.

Prendere o lasciare: se scegli James sai che è questo. Visto ciò che ha passato il convento milanese  negli ultimi anni, una roba come la tripla col Maccabi è dura da considerarsi diversa da un privilegio assoluto per chi la vede.

Quindi MJ è un problema? Sì,  grandissimo. Come no… Per chi gli gioca contro e per chi vorrebbe essere MVP al termine di questa stagione. Ma ovviamente quel riconoscimento arriverà solo in caso di Playoff. Traguardo per cui la squadra di Pianigiani è molto più che attrezzata. Senza se e senza ma.

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