Gigi Datome MVP in Turchia e l’impresa del Barça nel dramma di Madrid

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Ci sono giocatori, buoni giocatori e poi ci sono i campioni: anche tra questi alcuni si distinguono per essere un po’ più speciali degli altri, sebbene in compagnia illustre. Gigi Datome, MVP della finale di Coppa di Turchia, vinta dal suo Fenerbahce su un Efes coriaceo ma ad oggi ancora inferiore agli uomini di Obradovic, appartiene alla categoria dei campioni speciali.

Ci sono partite, belle partite  poi gare memorabili, quelle di cui per anni ricorderai ogni singolo possesso, quelle che vorresti non finissero mai, quelle che rendono il tuo amore per il gioco sempre più intenso. La finale di Copa Del Rey tra Barcelona e Real Madrid è stata tutto questo: indimenticabile! 

Che potesse essere una domenica speciale lo si era facilmente capito dai verdetti delle semifinali. La tavola era apparecchiata per delle portate a diverse stelle, non ci si poteva augurare di meglio per due finali che rappresentano il meglio del basket nazionale europeo.

Ad Ankara il Fenerbahce ha prevalso sull’Efes, incapace di reagire alle giocate decisive dei campioni di Obradovic nel momento chiave della sfida. E decisiva è stata la difesa dei vice-campioni d’Europa, protagonista delle giocate fondamentali ed in grado di togliere i riferimenti più solidi alla squadra di Ataman.

Detto che tra infortuni e regole turche (solo 5 stranieri in campo) la struttura delle due squadre è stata decisamente modificata con parecchie assenze rispetto a quanto siamo abituati a vedere in Turkish Airlines Euroleague, la partita è stata comunque di alto livello ed i protagonisti principali l’hanno onorata al meglio.

Dunston, in assenza di Vesely e Lauvergne, era atteso al dominio e lo ha fatto solo nel terzo quarto, portando anche avanti i suoi. Il perfetto bilanciamento dell’asse difensivo tra perimetro e ferro ha poi permesso a Sloukas e compagni di allungare nell’ultimo periodo. Decisivo togliere dalla gara in quel  frangente Micic, oltre al centro ex Varese.

Gigi Datome MVP meritato e straordinario. Tabellino importante, con 22 punti, 7 rimbalzi e 4 assist, ma è tuttavia poco rispetto a quanto messo in atto dal campione sardo. Resteranno nella memoria una difesa in post basso su Dunston, un paio di rimbalzi che sono mix di tecnica e voglia, diverse conclusioni in palleggio-arresto-tiro di una pulizia unica e la leadership totale mostrata durate tutta la finale. Passa il tempo e Gigi continua a migliorare: lavoro, dedizione, passione ed un’intelligenza cestistica che oggi lo pongono senza alcun dubbio ai vertici continentali.

A Madrid va in scena l’ennesimo episodio epico del duello tra “blancos” e “blaugrana”. Trionfo Barça e poche storie: dispiace che il verdetto si porti dietro polemiche a non finire con addirittura una paventata minaccia da parte Real di lasciare l’ACB se non arriverà un comunicato di ammissione dell’errore da parte dell’associazione spagnola. Il secondo anno di decisioni controverse non viene accettato minimamente dalla dirigenza madridista, senza mezzi termini ed apre a scenari inquietanti. Per “Don” Felipe Reyes è stato semplicemente «Un c…. di furto!». Tutto questo non può assolutamente far passare in secondo piano una finale straordinaria, probabilmente una delle più belle partite del millennio.

Era fallo clamoroso su Singleton, quasi decapitato da Randolph, ed avrebbe deciso la gara a favore dei catalani, così come non era interferenza la stoppata dello stesso Randolph, ed allora sarebbe stato trionfo della “casa blanca”. Torneremo su questi dettagli, come facciamo solitamente, senza prendere posizioni ma analizzando i fatti nel dettaglio tecnico. Il giorno, poi, in cui dovessimo sentire qualche protagonista affermare di aver vinto grazie a degli errori arbitrali, allora terremo in considerazione le lamentele dopo le sconfitte.

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Detto ciò, lo spettacolo unico del WiZink Center meritava due vincitori, avrebbe dovuto durare in eterno, perché a livello di pallacanestro ci ha regalato tutto e di più. La gara è stata vinta e persa almeno tre volte da entrambe le squadre, in grado di imporre la propria identità e di toglierla agli avversari, nei limiti di quanto i campioni sanno fare e concedono.

Pressochè impossibile scegliere un MVP, avrebbero potuto essere almeno 6 o 7. Noi andiamo con Ante Tomic, che nei momenti decisivi, finalmente, ha messo due giocate che hanno espresso tutto il talento di un giocatore che non è secondo a nessuno da quel punto di vista. Finale di carriera “clutch”? Ce lo auguriamo, per il gioco.

Pesic prosegue nel suo ricollocamento del Barça ai vertici . Ora sarà bellissimo vedere cosa succederà in Eurolega. A proposito, segnatevi data ed ora, venerdì 1 marzo, ore 21. Cosa ci sarà? “Clasico” al Palau. “Can’t wait” si direbbe di là.

La chiave del successo blaugrana? Resilienza. Chi non sarebbe crollato in un ambiente caldissimo, ma altrettanto corretto, sotto di 14 a fine terzo quarto dopo che la difesa di Laso aveva tolto tutto all’attacco di Pesic? Ed invece 17-1 di parziale e tutto che torna in gioco. Lo ripetiamo, due grandissime squadre che avrebbero meritato entrambe il trofeo e che si ritroveranno sicuramente più avanti per contendersi altri titoli. Sarà bellissimo.

Nota a parte per la Minicopa Endesa, vinta dal Real sull’Iberostar Canarias in una bellissima finale. Questi sono sono under 14? Mamma mia, che spettacolo. Fondamentali ottimi che bene si mixano coi concetti di gioco moderni. Se la Spagna è anni luce avanti al resto del continente, non chiedetevi il perché, guardate alla loro organizzazione tecnica giovanile. I nomi? Non si fanno, sono bambini, lasciateli crescere.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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