Eduard J. Scott : L’Eurolega non smette di crescere e vogliamo continuamente offrire di più ai nostri appassionati

Una conversazione sul presente e sul futuro della Turkish Airlines Euroleague, senza dimenticare l’impatto della 7Days Eurocup.

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E’ un privilegio per noi di Eurodevotion aver potuto conversare con Mr Eduard J. Scott, Chief Operating Officer di Euroleague Basketball.

Con 12 anni di esperienza nell’organizzazione presieduta da Jordi Bertomeu, Mr Scott è la persona perfetta con la quale poter ragionare sullo sviluppo di Turkish Airlines Euroleague, sul presente e sul futuro, senza dimenticare alcune criticità che possono emergere, sempre e comunque in un quadro di grande successo e sviluppo.

Un viaggio attraverso l’organizzazione del torneo più importante d’Europa nel nome della qualità, di tanti campioni e di un’offerta sempre migliorativa ai diversi milioni di tifosi ed appassionati.

– Mr Scott, partiamo dal fatto che EL sia un grande successo per il basket europeo, trattandosi del miglior spettacolo al mondo dopo la NBA. Qual è il prossimo grande passo per migliorarla ulteriormente?

Innanzitutto grazie per l’apprezzamento. EL è un processo che dura da 18 anni e che non può smettere di migliorare. Dall’accordo con IMG al nuovo formato, sono tante le tappe che hanno contraddistinto il nostro cammino. Il prossimo passo? Ingrandire la base di fans, gli spettatori sia nelle arene che in TV, l’offerta dello streaming ed in generale far crescere la qualità del prodotto che forniamo. Anche attraverso nuove tecnologie alle quali siamo molto sensibili, perfino nella direzione di quelle che oggi non conosciamo ancora.

– Dopo quasi 3 anni con il nuovo formato,  ci può indicare la parte di maggior successo del torneo e quella che ritenete di dover sviluppare maggiormente?

Siamo in generale molto soddisfatti per il livello molto alto di tutte le nostre gare. In passato, col formato precedente, magari alcune partite non erano della qualità di quelle attuali, che vedono sempre protagonisti assoluti. Era una buona organizzazione in questo senso, oggi lo è molto di più. Siamo i primi ad offrire un formato simile nello sport professionistico europeo e stiamo crescendo. Lo facciamo anche attraverso lo sviluppo in sempre più paesi, come attestano le licenze biennali a Bayern ed Asvel Villeurbanne, addizioni di qualità che guardano al futuro.

– Durante le Final 4 di Belgrado Mr Bertomeu ci disse che l’organizzazione stava cercando di studiare qualcosa per ridurre il gap finanziario dovuto alla diversa imposizione fiscale tra un paese e l’altro, in modo che l’impatto di un contratto potesse livellarsi tra le varie squadre. Definì impossibile un “salary cap” a causa delle diverse tasse nei paesi europei, ma confermò che se ne sarebbe parlato coi team. A che punto sono questi lavori?

E’ un tema difficile e delicato. Tante nazioni coinvolte, trattamenti fiscali differenti che addirittura cambiano anche di regione in regione. Poi vi sono paesi fuori dalla comunità europea come Israele, piuttosto che le situazioni di Turchia e Serbia. Tasse differenti, si diceva, basi di costo della vita differenti: è chiaro che abbiamo a che fare con un situazione assai complessa. Non possiamo avere una soluzione pronta. D’altro canto anche in USA, parlando di NBA, non tutti gli stati presentano situazioni uguali. Quindi possiamo dire che la nostra organizzazione segue il tema, ne parla coi suoi membri, ma non può offrire una soluzione ad un problema che va oltre.

– I “two-way contract” della NBA hanno  ridotto la possibilità di vedere molti atleti che vedevano l’Europa, segnatamente l’Eurolega, come un passo importante della loro carriera. E’ allo studio qualcosa in questo senso a livello di contatti con la NBA?

La NBA è un’organizzazione che, come tutte, prende decisioni che sono le migliori per la propria struttura. Noi con loro abbiamo un ottimo rapporto, parliamo e ci scambiamo informazioni, ma non abbiamo discusso di ciò. In realtà non crediamo che troppi abbiano rinunciato all’Europa e questo nostro pensiero deriva dal livello mantenuto assai alto della nostra competizione. Siamo altresì assai soddisfatti della nascita, lo scorso anno, dell’associazione dei giocatori di Eurolega (ELPA- Presidente Gigi Datome) che potrà dare il via ad una serie di interventi importanti per l’organizzazione tutta e per i giocatori stessi.

La 7Days Eurocup sta emergendo come un torneo molto competitivo e difficile in cui almeno 4-5 squadre sono regolarmente a livello di quelle di Eurolega. Potremo vedere in futuro anche la finalista di Eurocup giocare l’Eurolega l’anno successivo?

Dalla sua creazione nel 2003 l’Eurocup è cresciuta costantemente ed oggi possiamo dire che sia molto vicina al livello di Eurolega. Ci stiamo pensando, come anticipato dal Signor Bertomeu la scorsa settimana a Podgorica. E’ questione sul tavolo, magari non nel breve, ma c’è apertura in tal senso. 

– I paesi della ex Jugoslavia sono la culla del basket europeo, con tantissimi talenti che continuano a nascere e crescere in quelle repubbliche. C’è la possibilità di estendere il numero dei club balcanici partecipanti all’Eurolega?

Abbiamo grande rispetto ed ammirazione per questa parte d’Europa che oggi rappresenta circa il 13% dei giocatori di EL, una cifra fondamentale seconda solo a quella degli americani. Poi ci sono tanti Coach di valore assoluto, ci sono talenti che nascono continuamente: oggi il posto riservato alla vincitrice di ABA Liga è certamente sicuro, poi ci sono tante squadre competitive in Eurocup che possono ambire alla qualificazione ed allora la risposta alla domanda precedente può, in futuro, riguardare questi team ancor di più.

– Molte voci parlano di Final 4 2020 ad Atene nel vecchio stadio Olimpico. C’è la concreta possibilità che si giochi in quell’impianto mitico all’aperto?

Le Final 4 sono motivo di grande vanto per noi. Abbiamo moltissime città interessate che ce ne fanno richiesta e questo è fondamentale, a testimonianza dell’importanza dell’evento. Ci sono stati esperimenti all’estero, come in Arizona, di partite di esibizione giocate all’aperto, altre ce ne saranno, ma oggi possiamo dire che un evento ufficiale  come le F4 non si disputerà all’aperto. Sulla sede 2020 ci esprimeremo a tempo debito, non abbiamo una “deadline” precisa. Potrà essere durante le F4 di Vitoria ma anche prima o dopo.

– A che punto è la situazione dell’accordo di sponsorizzazione con Turkish Airlines? In vista della fine del primo contratto, ci sono opzioni alternative allo studio?

L’ottimo accordo attuale con Turkish Airlines, che dura da 8 anni e mezzo, scadrà a giugno 2020. Parliamo con loro, che stanno lavorando molto sul nuovo aeroporto di Istanbul che diventerà il più grande scalo europeo, ma oggi non possiamo dire nulla di definitivo. Allo stesso tempo, come da nostra politica, valutiamo ogni possibile soluzione ed ascoltiamo tutti.

– Oggi ci son più di 50 milioni di followers sui social networks tra club, giocatori ed organizzazione. Possiamo attenderci per il prossimo anno la diretta di tutte le conferenze stampa post partita?

Sta già avvenendo, attraverso i diversi canali social delle squadre e dell’organizzazione del torneo. Fa parte di quanto seguiamo con massimo attenzione e che contiamo di migliorare sempre di più per offrire il miglior servizio alla base di fans che vogliamo allargare.

– Ci sono novità nei contatti con la FIBA sulle finestre delle nazionali oppure la situazione è in fase di stallo?

Siamo in regolare comunicazione con loro. Tra sette mesi ci saranno i mondiali e giustamente loro sono concentrati su quell’evento importantissimo. Fino al 2021 i calendari sono approvati, quindi possiamo solo dire che quando sarà possibile ci siederemo a due tavolo con loro e cercheremo la soluzione migliore possibile.

– Real Madrid, Fenerbahce e Cska sono superpotenze che dominano tutte le stagioni, vincendo 4 degli ultimi 6 tornei, occupando 15 dei 24 posti disponibili nelle ultime 6 Final 4 e giocando in 8 degli ultimi 12 posti in Finale. Come possono fare le altre squadre a raggiungere un livello di competitività con queste squadre? Può l’organizzazione di EL fare qualcosa in questo senso?

Dal 2000 molti club importanti hanno segnato un’epoca. Abbiamo avuto gli anni del Maccabi, come quelli del Panathinaikos, dell’Olympiakos ed ora tocca queste squadre. Il Real Madrid, ad esempio, non ha fatto Final 4 dal 2000 al 2011, così come il Fenerbahce non le ha fatte fino al 2015. Solo il Cska, tra queste ha mantenuto un costante livello di partecipazione all’atto finale. Si tratta di epoche che nello sport si vivono, così come accade, ad esempio, anche in Nba con le varie “dinastie”. 

– E’ d’accordo che il più grande traguardo di EL sia il fatto di aver cambiato l’attitudine di tanti fans verso il gioco? Con così tanti campioni e leggende che vediamo in ogni partita si va a palazzo per tifare la propria squadra, ovviamente, si soffre e si canta, tuttavia anche in caso di risultato avverso si torna a casa con il piacere di aver visto i vari De Colo, Spanoulis, Rodriguez etc.. E’ fondamentale per creare una vera cultura sportiva: amare i propri colori ma amare il gioco ancor di più…

Mi fa piacere che tu dica questo perché è parte dell’evoluzione dell’esperienza che vogliamo possano vivere i nostri fans. L’Eurolega che vogliamo deve avere ogni gara che conta, si deve vedere lotta per ogni possesso, per ogni pallone ma è vero che l’esperienza che si può vivere in un’arena deve andare anche oltre il risultato, figlia dello spettacolo che vogliamo offrire, che è appunto fatto di grandi campioni. E’ la parte del lavoro cui ci dedichiamo più intensamente.

Organizzazione, programmazione, mantenimento dell’asticella molto alta: in sostanza, l’Eurolega di oggi è questa. Come perfettamente descritto da Mr Eduard J. Scott.

 

Immagini : Euroleague Basketball

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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