Jordan Mickey da favola: vittoria Khimki su uno Zalgiris irriconoscibile

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Era gara senza domani per lo Zalgiris. Il treno Playoff rischiava di allontanarsi definitivamente e serviva una reazione al recente momento decisamente difficile per una squadra che non ha però mai smesso di fare pallacanestro, anche quando i risultati non sono arrivati. I primi tre quarti hanno detto reazione, voglia di fare bene, di rientrare in corsa poi, improvviso, senza reali ragioni, il buio totale, quello che ha accompagnato diversi momenti della stagione lituana sinora, causa di parecchie delle sconfitte che vogliono dire postseason molto, molto lontana.

Il Khimki, senza Shevd ancora per un mese, contrariamente a quanto si pensava qualche settimana fa, ora si trova fare i conti anche con l’assenza per tutta la stagione di Anthony Gill. Non resta molto  a coach Kurtinaitis per l’alto livello, se si fa eccezione per Jordan Mickey, che giureremmo di rivedere in Europa in club dalle grandissime ambizioni l’anno prossimo. Malcolm Thomas e Tony Crocker (122,9 e 118,4 di offensive rating rispettivamente) hanno però idee diverse, ed allora arriva il ribaltone dell’ultimo quarto ed un successo che pareva del tutto impronosticabile dopo i primi 30 minuti.

  • Quando un grande allenatore vede la propria squadra in difficoltà sa bene che si deve ripartire dalla fiducia derivante dalla difesa. E così ha fatto Jasikevicius, che grande allenatore lo è già abbondantemente. Soprattutto in difetto di moltissimo talento rispetto alla squadra dello straordinario 17/18, è chiaro che l’energia debba arrivare proprio da dietro. Dopo un primo tempo in cui lo stesso coach si è lamentato dello scarso bilanciamento tra perimetro ed area in difesa, il terzo quarto è stato dominato dai lituani nella propria metà campo. Poi… poi, come detto, il nulla. Scelte sbagliate (parole di Jasi) ed un’imbarcata da 27-8 che ha pochi riscontri in questo torneo. E la vallata dei Playoff si oscura.
  • Offensivamente la squadra di Kaunas è spesso ancora troppo scolastica e meccanica, dando l’impressione di eseguire il compito in modo un po’ troppo elementare e soprattutto passando troppi tiri, come già avvenuto anche a Milano. I diversi layup mancati nei primi due quarti potevano già sembrare un pesante macigno sullo score finale: lo sono diventati ufficialmente dopo quanto accaduto negli ultimi 10 minuti in cui, tripla di Wolters a buoi scappati a parte, a referto sono finiti la miseria di 5 punti firmati Grigonis (3) e Thompson (2).
  • Il Khimki, come col Bayern, guida per buona parte dei primi due periodi e poi si spegne principalmente nella metà campo offensiva, dove le idee sono poche  molto confuse. Chiaro che sia l’assenza di Shved la ragione principale delle difficoltà tecniche dei russi, tuttavia con Bartzokas era ben altra musica, anche senza il fenomeno. Quanto accade nell’ultimo quarto è merito russo ma è anche certamente figlio del blackout lituano. 28 punti Khimki nei quarti centrali e 27 nel solo ultimo sono testimonianza di un gara dalle mille contraddizioni in cui i problemi delle relative compagini hanno superato di gran lunga gli eventi tecnici positivi.
  • Jordan Mickey continua la sua crescita. Quello che avrebbe potuto essere con Shved in salute resta il rimpianto più grande per chi ama questo giochino. Il ragazzo ha tanto, quasi tutto. Sa metterla per terra, va a rimbalzo forse troppo atleticamente e poco fisicamente ma è comunque un fattore, inizia ad essere una seria minaccia per gli avversari che si avvicinano al ferro ed ha anche un discreta manina dall’arco. Un lungo moderno che fa semplicemente al caso di… chiunque voglia puntare in alto. Per la cronaca 20, con 9 rimbalzi e 2 stoppate unitamente al 22,2% di  carambole difensive raccolte sulla totalità disponibile quando in campo, che si accoppiano ad un eccellente 13% di quelle offensive.
  • Tecnicamente, a parte la difesa Zalgiris del terzo quarto, non è stata una “partitissima”. Ciò che è riuscito ai lituani in quel frangente era stato troppo alterno nel primo tempo. Vi sono stati lunghi tratti della gara in cui il dubbio che assaliva era legato al fatto di capire se le squadre si conoscessero così bene da togliere idee e volontà all’avversario, oppure se si trattasse semplicemente di movimenti offensivi troppo limitati che diventavano pane per i denti delle difese. 8-13 è record che per entrambe sa molto di eliminazione quasi certa dalla corsa per i primi 8 posti. Khimki atteso da 3 trasferte nelle prossime 4 gare, intervallate solo dalla visita moscovita di Milano, mentre lo Zalgiris ha sì due turni casalinghi abbordabili con Buducnost e Gran Canaria, ma altrettanti viaggi su campi come Barcellona e Votioria. Il 7-2 (forse 6-3 e “rumba” noi classifica avulsa) che servirebbe per provare a lottare non pare esattamente la cosa più semplice del mondo.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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