L’Olympiacos è migliore del Khimki ma la notte del Pireo apre una riflessione su Spanoulis

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Francamente le attese erano ben altre e lo spettacolo del Pireo ne ha rispettate ben poche. L’Olympiacos dispone con una certa facilità del Khimki in una serata in cui il canestro pare spesso un miraggio  per entrambe le squadre,  ben lontane dalla loro migliore versione.

Ha vinto la più forte, come spessissimo accade in questo gioco, ed è giusto che sia così almeno per il merito di aver trovato il bandolo della matassa prima degli spaesati avversari.

  •  Kostas Papanikolaou è l’MVP della gara, confermando una crescita di rendimento che lo sta portando ai livelli che fecero innamorare parecchi scout NBA. 14 con 4/8 da tre e 6 rimbalzi sono solo un dettaglio rispetto all’impatto che il giocatore sta avendo sul rendimento della propria squadra. Il miracolo col Baskonia è stato l’ennesimo indizio, ora ci sono prove schiaccianti: il “Papa” è tornato.
  • L’attacco del Khimki per una volta pare soffrire terribilmente l’assenza di Shved. Manca inventiva, manca movimento e mancano, di conseguenza, percentuali decenti. 36 punti in tre quarti sono una miseria con la quale dal campo dei “reds” non esci vivo. Illusorio il meno tre verso la fine del secondo quarto, prontamente trasformatosi in meno dieci dopo un nemmeno furioso parziale Oly. Serata da dimenticare, necessità di ripartire subito, possibilmente col rientro del proprio leader, la cui assenza alla fine non può non pesare tremendamente.
  • Sasha Vezenkov, elogiato anche da David Blatt nel post partita, ha una caratteristica che, a mio parere, lo rende secondo solo a Vorontsevich in Europa. La capacità di leggere perfettamente le situazioni e posizionarsi al posto giusto nel momento giusto: se esiste una scienza dello “spacing”, il 23enne nativo di Nicosia, titolare di tripla cittadinanza tra Bulgaria, Cipro e Grecia, è certamente laureato. I numeri stagionali, come spesso in carriera, non gli rendono un onore tecnico che deve certamente essere trasformato in rendimento più continuo. Fossi un allenatore, sarei estasiato dall’averlo in palestra ogni giorno. Il meglio deve certamente ancora venire.
  • Il duello Milutinov-Mickey alla fine è stato la cosa decisamente più degna di nota della gara. Così diversi, così incisivi. Se il primo è molto facile che si appresti ad attraversare l’oceano a fine stagione, in qualità di miglior centro del torneo (Veselj, ok, ma forse è più un 4/5), il secondo cresce a vista d’occhio ed ha quelle caratteristiche che potrebbero permettergli di diventare un lungo decisamente dominante nel vecchio continente. Centro più classico il serbo, più dinamico ed atletico l’americano: il cocktail dei due darebbe la perfezione, tenendo conto anche di quella manina del giocatore del Khimki che sa essere assai delicata dall’arco.
  • Si parlava di indizi e di prove ed allora la domanda sorge assai spontaneamente: Vassilis Spanoulis può essere ancora il dominatore delle gare più importanti di Turkish Airlines Euroleague? Dal rimaner seduto in diversi frangenti decisivi a situazioni che raccontano di tante difficoltà, Billy è in grado di farsi ritrovare impareggiabile quando la palla peserà il doppio da aprile in poi? E non ingannino i numeri, che in realtà tengono botta col recente passato: se la leadership non manca mai, figlia di una professionalità senza eguali, l’impatto sulla propria squadra e sugli avversari molto spesso è parso ben lontano dai tempi migliori, pur in una stagione in cui ha giocato tutte le 19 gare disputate sinora (lo scorso anno furono 24 in tutto). E’ tema di basilare importanza per l’Eurolega, è necessario ritornarci ed prossimi turni aiuteranno a capire meglio.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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