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Il Barcellona di Pesic si conferma ottima squadra, perfettamente allenata su fondamenta di solidità difensive che sono la base di un ritmo offensivo che scorre sempre meglio, in progressiva crescita rispetto all’inizio della stagione.
Il Panathinaikos di Rick Pitino è fondamentalmente da un bivio: i problemi strutturali, che ci sono e sono evidenti, vanno superati con uno sforzo di applicazione collettiva e, probabilmente, con l’aiuto del mercato.
Gli abituali “5 punti” di Eurodevotion, per provare da entrare nelle pieghe della gara e delle due squadre.
- MVP? Svetislav Pesic, senza alcun dubbio. Il coach che imparammo a conoscere ed ammirare a Bormio, nel lontano 1987, quando era alla guida di una fantastica Yugoslavia juniores, forte di Divac, Djordjevic, Radja e Kukoc, dove sconfisse gli Usa di Gary Payton, Larry Johnson, Stacey Augmon e Kevin Pritchard allenati da Larry Brown, è decisamente in forma smagliante in questa stagione. Dopo aver affrontato una stampa almeno ostile inizialmente, gente che gli chiedeva sostanzialmente se la sua pallacanestro non fosse superata, l’allenatore campione di Eurolega come giocatore col Bosna di Tanjevic nel 1979 sta portando a scuola mezza pallacanestro europea sulla base di concetti chiari, semplici ed eternamente efficaci. Ha trasformato una presunta “collezione di figurine” in squadra con una costante crescita su tutti gli aspetti del gioco, a partire dalla difesa. «Basketball is not only defense or rebounds, but this is basics». Come dargli torto… Dopo l’ormai celeberrimo «la Nba non è basket, sanno solo vendere il loro prodotto meglio del nostro, che è basket vero» dichiarato nella pancia del Forum dopo aver disposto di Milano, ieri sera ha snocciolato altri concetti semplicissimi, appunto come la sua pallacanestro di regole ed applicazione. «Difficile perdere se hai il 70% da due», piuttosto che «se controlli le plance totalmente in attacco, ti regali seconde chance fondamentali e puoi anche sbagliare tanto da lontano». MVP, appunto.
- La difesa catalana è attualmente spettacolare. 71,2 punti subiti di media nelle ultime 5 gare, con solo l’Olimpia oltre i 70 punti (85) ed una saracinesca casalinga insuperabile: 68, 65 e 65 i punti segnati da chi ha visitato di recente il Palau.
- L’asse Heurtel-Seraphin, già spettacolare a Milano, si è confermata contro i “greens”: il play francese pare in pieno controllo delle operazioni offensive, senza disdegnare una corretta applicazione dietro. Il centro nativo di Caienna, 17ma scelta assoluta dei Bulls nel 2010, che lo scambiarono con i Wizards per i diritti su Veremeenko, fa quello che sa fare, al meglio. Ottimo rollante, mano delicata ed educata, sta salendo di tono in termini di concentrazione ed efficacia, suo punto debole in passato. Da solo bello a determinato, il passo sarebbe decisivo.
- I rimbalzi hanno deciso la gara, come sottolineato da Pitino. «Inutile fare bene tante cose, giocare una buona gara e poi essere totalmente dominati al tabellone». I blaugrana hanno raccolto 15 carambole offensive, mentre il Panna, sotto il proprio canestro, si è limitato a 12. Non serve altro per definir l’imbarazzante confronto tra il duo Tomic-Seraphin (7 + 8) e quello Gist-Lasme (Papagiannis al momento continua a non essere minimamente pervenuto), che ne hanno presi 4 in due.
- Il Panathinaikos rimane squadra dalla costruzione difficile da comprendere. Non possono bastare le assenze di Langford e Antetokounmpo a giustificare atletismo latente e concentrazione a tratti inesistente. Pitino parla di suo arrivo “per migliorare la squadra” ben oltre il discorso classifica, che comunque ad Oaka conta non poco, trattandosi della compagine più vincente della recente storia di Turkish Airlines Euroleague. Se Calathes non domina, la squadra non si innesca mai. Il mercato forse ha già dato qualcosa con l’arrivo di Sean Kilpatrick, ma resta il fattore delle difficoltà sotto canestro, dove manca veramente molto per poter competere al fine di qualificarsi per la postseason.