Brown e Pitino, scommesse (in)vincibili?

Due tra gli allenatori americani più vincenti della storia recente hanno deciso di provare ad avere successo anche in Europa. Riuscirà Pitino ad avere maggiore successo rispetto a Larry Brown?

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Larry Brown e Rick Pitino. Due allenatori tra i più vincenti della storia recente. Due coach che hanno scelto l’Europa per rimettersi in gioco, per dimostrare che lo stile americano si può adattare al ritmo europeo. Due scelte quantomeno coraggiose di due società, Torino e Panathinaikos, cui l’inventiva e la fantasia – non sempre corroborate dai risultati – non mancano.

È di alcuni giorni fa la notizia della separazione tra Larry Brown e la Fiat. Una storia mai realmente decollata a causa delle condizioni di salute del santone americano e di un gioco vintage che male si adatta a giocatori moderni, sempre più legati al tiro da tre punti e al pick’n’roll come base di partenza delle azioni offensive. La ‘pecca’ di Brown è stata non sapersi adattare a uno stile diverso rispetto a quello cui era abituato, convinto forse di potere instillare i concetti che gli hanno permesso di vincere tanto e a lungo in America in giocatori molto diversi rispetto a quelli cui è stato abituato. Modificare il DNA intrinseco nei suoi atleti forzandoli verso un modo di giocare non consono alle loro caratteristiche ha portato Torino a un avvio di stagione delicato, tanto che la proprietà ha deciso di porre fine all’esperienza di Mr. ‘Play the right way’ dopo due vittorie su quindici partite disputate. La sua difficoltà nel correggere o quantomeno modificare il suo stile di gioco – provando a dare una sterzata a una sequela di risultati complessi – per venire incontro ai suoi atleti lo ha allontanato sempre di più da una realtà che da anni cerca di fare il salto di qualità, fermandosi spesso e volentieri sul più bello.

La scommessa di puntare su Brown, affascinante sotto l’aspetto mediatico, non si è rivelata vincente sia da un punto di vista tecnico sia da quello dei risultati. La sua convinzione di riuscire a cambiare le cose, senza però ottenere i risultati sperati, ha di fatto rallentato la crescita di una squadra ancora alla ricerca di un’identità forte e definita.

La promozione a capo allenatore di Paolo Galbiati – che aveva già guidato la squadra nella seconda parte della scorsa stagione, conquistando la Coppa Italia – rappresenta un segnale forte da parte del club, che ha accantonato la scommessa estiva per ricercare quella solidità e quel cambiamento necessari per raddrizzare un’annata avara di soddisfazioni in Italia e in Europa. La casella 0 alla voce vittorie in EuroCup rappresenta forse il punto più basso toccato dalla squadra di Brown, a tratti in difficoltà nel competere contro le formazioni europee che si è trovata ad affrontare nel proprio percorso. L’addio, diventato inevitabile, rappresenta la mancata vittoria di una scommessa affascinante a priori ma non rivelatasi tale nel lavoro quotidiano.

Altro cambio in panchina ad effetto scenico, in Europa, è arrivato al Panathinaikos Atene: le numerose sconfitte patite nella prima parte di stagione di Turkish Airlines EuroLeague, unite a un gioco tutt’altro che irresistibile, hanno convinto Dimitris Giannakopoulos a esonerare Xavi Pascual. Il colpo mediatico arriva poche ore dopo, quando Adrian Wojnarowski, tramite il proprio profilo Twitter, annuncia l’imminente chiusura della trattativa con Rick Pitino.

Uno dei più leggendari allenatori del mondo NCAA, capace di portare tre diverse Università (Providence, Kentucky, Lousiville) alle Final Four e con due di esse, Kentucky e Louisville, di conquistare il titolo, tenta la carta europea per la prima volta in carriera a 66 anni. Una sfida affascinante e complicata allo stesso tempo, in una delle piazze più calde ed esigenti del Vecchio Continente: una scelta rischiosa, l’unica possibile per rilanciare una carriera arrivata a un binario morto dopo lo scandalo che lo ha coinvolto nel 2017. La fine della sua avventura a Louisville, arrivata con un licenziamento per giusta causa, sembrava avere scritto la parola fine alla carriera di Pitino, deciso a smettere di allenare per sempre.

Ora, però, Pitino è tornato in pista, desideroso di lasciarsi il passato alle spalle: troppo forte la voglia di fare quello che più ama per fermarsi. E se negli Stati Uniti il suo nome ha perso quotazioni, l’Europa può davvero rappresentare una seconda giovinezza. Il suo stile, basato su una difesa forte e aggressiva, può bene adattarsi al sistema di gioco europeo, anche se molto dipenderà dalla tenuta fisica del Panathinaikos, che ha molti giocatori chiave vicini o oltre i 30 anni. L’esordio con il CSKA è stato molto positivo, il derby con l’Olympiacos ha nuovamente evidenziato le lacune di una formazione in difficoltà tecnica e di risultati in Europa, almeno in questa prima fase della stagione.

Ma cosa può dare Pitino alla pallacanestro europea? Molto, sulla carta. Il palmares e il carisma parlano per lui. Inoltre, a differenza di Brown, ha sempre allenato al massimo livello possibile, confrontandosi con i migliori avversari del paese a livello di college basketball. E poi, con il desiderio di dimostrare che non è quello dello scandalo che lo ha coinvolto, vuole provare a riprendersi una panchina in NCAA, tornare a lavorare con i giovani, costruire e dare nuova linfa a un progetto che possa essere vincente. Più difficile ipotizzarlo su una panchina NBA, sia per ragioni anagrafiche che per il ricordo delle sue precedenti esperienze: in particolare, i suoi anni ai Boston Celtics sono ricordati come tra i peggiori della franchigia negli ultimi vent’anni.

Sicuramente Rick non ha scelto una strada semplice per ripartire, ma si sa, vincere ad Atene ha un certo fascino e continuare a sconfiggere gli arci rivali dell’Olympiacos possono essere emozioni che possono sorprendere anche un grande della pallacanestro americana. Solo il tempo ci dirà quale esito avrà ottenuto la scommessa Pitino (contratto fino a giugno per lui): vincente o perdente, la linea è sottile. Ma il destino di Rick potrebbe non essere, almeno sulla carta, identico a quello di Larry Brown.

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