Doubleheader di alto livello in Turkish Airlines Euroleague: da un Real che impone la sua classe ad un coach come Jasikevicius, che allena in modo stellare

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Monaco è campo tosto e Laso lo sapeva bene. Serviva gara di grande sostanza e così è stato. Il Real vince la quarta in fila scacciando ogni dubbio dopo l’inasprimento del calendario che era iniziato con la doppia sconfitta del Pireo e casalinga con il CSKA.

Madrid gioca bene,  a tratti benissimo, e quando ingrana la marcia della difesa di assoluta qualità non dà scampo ad alcun avversario.

La sfida dell’Audi Dome è tutta qui: una squadra fortissima contro una buona. Gestisce la migliore ed il risultato è naturale conseguenza. Senza dimenticare però i meriti di chi, come il Bayern, ha saputo competere senza mai darsi per vinto.

  • Le triple del Real dicono 15/34, al massimo stagionale sia per quelle realizzate che per quelle tentate. I “blancos” sono la terza squadra che tira di più da oltre l’arco, la quarta se parliamo di percentuale (40,41%) che però va proprio giudicata nell’ottica di quel numero di tentativi. Chi li precede percentualmente tira 111, 67 e 66 volte  meno (Fenerbahce, Efes e Cska). C’è grandissima qualità nella ricerca di questa soluzione a casa Laso.
  • Il Bayern si trova a 7-7, decisamente un ottimo record se parametro alle aspettative di inizio anno. La forza difensiva del sistema Radonjic è chiarissima, come lo fu a Belgrado due stagioni fa. Una sola stella, Derrick Williams, ieri decisamente sotto il livello abituale, ma un gioco di squadra che non lesina responsabilità ed opportunità ad alcun protagonista, soprattutto ora con diversi infortuni importanti. Ma occhio al calendario, perché su 14 gare giocate, ben 9 si sono disputate in Baviera. Restare in quota Playoff sarà veramente complicato.
  • Gustavo Ayon, martoriato da problemi fisici durante la stagione regolare scorsa, sta dando un porto fondamentale per il record spettacolare dei suoi. 8 assist, di cui 4 nel primo quarto, in una prova contraddistinta da diversi possessi “alla Cosic”. I due lunghi veri di Laso sono possibili anche per questo. Considerando che Kuzmic è ancora convalescente nei fatti, la coppia con Tavares rappresenta il meglio d’Europa per tecnica, fisico, atletismo e fantasia.
  • Sfida emozionante, a dir poco. la gara che attende Dejan Radonjic contro il “suo” Buducnost. E’ questo e molto di più per il coach di Titograd. 6 campionati e sei coppe in patria, con un breve soggiorno sul pino della nazionale nel 2011 sono tanta roba, difficilmente riponibile in un angolo dei ricordi.
  • Il momento chiave della gara: due minuti  tra 8’06” e 6’06” dell’ultimo quarto. Il “long two” di Koponen, classe pura che manda al bar Causeur, porta il Bayern ad un solo possesso sul 68-70, dopo che si era stati sotto anche di 18 nel terzo periodo. Seguono due minuti di errori molto strani, conditi da “air ball” e conclusioni che scheggiano a malapena il ferro, quasi sempre su ottimi tiri. Tavares dà il +4, infine, al Real, che non si volta più indietro. Qui emergono qualità ed esperienza delle “merengues”: non è la prima volta e non sarà certamente l’ultima.

 

A Kaunas arrivava un Maccabi in crescita tecnica e di fiducia, sebbene la convalescenza israeliana non possa durare ancora molto se si vuole riagganciare il treno Playoff.

Lo Zalgiris, però, non fa sconti ed trova il 50% (7-7) dopo una rincorsa durata qualche mese, a seguito di uno 0-4 casalingo iniziale che, come già detto più volte, annovera gare con Real e Fenerbahce, nonché un Barcellona preso nel momento top del suo rendimento.

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  • Arturas Milaknis è tornato. Jasi sa bene quanto conti nel suo scacchiere e quale sia stato il peso del tiratore nella splendida cavalcata dello scorso anno. Non sono tanto i numeri dall’arco, pressoché simili col 44.6% odierno che praticamente equivale al 44,9% del 2017/18, quanto l’impatto vero e proprio del giocatore sul sistema. Probabile che Pangos fosse in grado di creare soluzioni perfette per il rilascio non velocissimo della sua tripla, cosa che è mancata nelle prime giornate di questa nuova stagione. Ora, attraverso una pallacanestro che resta di altissimo livello, si è risolto il problema ed anche la nuova struttura lituana potrà beneficiare delle caratteristiche del fromboliere 32enne.
  • «Players are stepping up», «The key to everything is defense», «Some teams have more offensive talent, we don’t…». Non serve altro per spiegare la situazione lituana. Il coach è in pieno controllo, tecnico ed emozionale. Ed è proprio a questo livello che la “terra del basket” si conferma numero uno totale. Jasikevicius  non dimentica di sottolineare come alcune gare siano “sold out” con un mese di anticipo. Non c’è nulla di paragonabile a Kaunas in Europa. Ed allora se in Usa “si gioca  a pallacanestro in 49 stati, poi c’è l’Indiana”, si può tranquillamente dire che “in Europa si gioca a pallacanestro in 28 stati (più Israele), poi c’è la Lituania”.
  • Allenare? Citofonare Sarunas! In una pallacanestro spesso omologata, in cui non si va oltre misere organizzazioni figlie di scouting inutili, cui basterebbe guardare i propri allenamenti, tanto quello che fanno gil altri è uguale, in cui l’unica domanda che si fa ai coach è “come difendi sul pick and roll?”, lo straordinario coach lituano inizia la gara con Brandon Davies ed Antanas Kavaliauskas, in uno schieramento spesso da “zona mascherata” in cui i due lunghi si alternano a centro area a protezione del ferro, senza però mancare nel seguire tiratori e frasi valere sul perimetro. E poi accade, non solo per questo ovviamente, che una squadra da 33,64 rimbalzi a gara venga tenuta a 26. Sono i dettagli che ci piacciono e ci fanno amare il gioco. Non c’è paura nello schierare contemporaneamente Jokubaitis e Birutis nei ruoli di 1 e 5: un 2000 ed un 1997, in una serata in cui mancano il leader Jankunas ed il creatore di gioco Wolters. L’anno scorso il coach era in crescita, ora è già Olimpo, non un luogo a caso nella sua carriera.
  • Il Maccabi di Sfairopoulos è in netto miglioramento. Quello che si può già annoverare tra i meriti del coach greco è l’aver saputo imporre da subito il concetto che se non difendi e se lasci le palle vaganti agli altri, in EL, come nel CSI, perdi. E non era scontato, di fronte ad un roster che ha talento, atletismo e fisicità che valgono i PO, am che difettava moltissimo dal punto di vista dell’intensità. Cosa sia accaduto nei primi mesi resta sconosciuto. Spahjia è coach validissimo ed oltretutto pareva molto più adatto lui a questi giocatori di quanto non lo sia il suo successore. Misteri del gioco, forse più misteri delle gestioni.
  • Scottie Wilbekin e Johnny O’Bryant: da qui non si esce. Molto positivi ieri, se questi due atleti giocano al livello che gli compete, il Maccabi può rientrare in corsa per giocarsi la qualificazione alla postseason sebbene non sia tanto il ritardo, in fondo solo 3 W dal sesso posto, quanto il numero di squadre che lo precedono in quella corsa, almeno 6 più un Khimki che non l’ha certo data su.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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