Be like Mike – James, magnifico solista o uomo chiave in una squadra da titolo?

La nuova stella dell’Armani Milano sta mantenendo un rendimento da MVP di stagione di EuroLega. Il suo valore è indubbio, si vuole analizzare quale ruolo possa avere in una squadra che punta a vincere. Il dibattito è aperto

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Khimki ed Efes. Due partite risolte da sue prodezze. Sono ancora ben impresse negli occhi dei tifosi milanesi le giocate di Mike James che hanno regalato alla squadra allenata da Simone Pianigiani una partenza sprint in Europa. Dopo le ultime quattro sconfitte consecutive, e dopo dodici gare europee nella nuova realtà, si vuole analizzare il ruolo del giocatore, nell’ottica di comprendere se possa essere o diventare il leader di una squadra europea che ambisce a qualcosa di più di un piazzamento playoff.

Premessa: l’assenza per infortunio di Nedovic ha privato l’Armani del secondo violino, del giocatore in grado di coadiuvare James. Vero è che Micov ha saputo mascherare – con prestazioni di alto livello – le problematiche legate alla prolungata assenza dell’ex Valencia e Malaga. È altrettanto vero, come già scritto su questa pagina, che il ricorso al mercato avrebbe certificato le ambizioni di playoff di una squadra (Milano) finalmente pronta a competere per un posto tra le migliori otto d’Europa.

Fatta questa premessa, si arriva all’analisi del ruolo di Mike James. Mai come quest’anno il numero 2 dell’Olimpia è la stella della squadra in cui gioca. Nelle sue precedenti esperienze, sia al Baskonia sia al Pana, ha agito spesso e volentieri da sesto uomo cambiando i ritmi della gara in uscita dalla panchina. L’energia e l’atletismo, più che un tiro da tre punti sempre stato alterno, sono gli elementi di spicco di un giocatore cresciuto, e di molto, annata dopo annata non solo per rendimento ma anche per impatto sulla squadra e sulle singole gare.

Gli ultimi mesi al Panathinaikos lo hanno davvero consacrato al ruolo di stella: insieme a Calathes – strepitoso lo scorso anno – ha permesso alla squadra del vulcanico presidente Giannakopoulos di schierare forse la coppia di esterni più impattante d’Europa per carisma e capacità di indirizzare le partite. La crescita esponenziale nel corso degli anni e il desiderio di gestire i possessi decisivi delle partite lo hanno progressivamente allontanato da Atene e dalla Grecia. In estate il Pana ha fatto una scelta chiara (rinnovo pluriennale e a cifre molto alte per Calathes) che, di fatto, ha messo sul mercato Mike James, deciso a essere il leader di una squadra ambiziosa quale Milano vuole diventare.

Analizzando i numeri accumulati nelle stagioni giocate in EuroLega, si vede come James – negli anni trascorsi tra Baskonia e Panathinaikos – abbia aumentato il proprio minutaggio in maniera leggera ma graduale, rimanendo stabilmente tra i 20 e i 25 (lo scorso anno) minuti di media sul parquet.  Il rapporto punti segnati/minuti giocati è sempre stato su livelli di eccellenza, con il giocatore che è sempre stato capace di chiudere in doppia cifra di media. A ciò si deve aggiungere la capacità di coesistere e di alternarsi ad atleti e a playmaker anche molto diversi tra loro – basti pensare a Darius Adams, più realizzatore, e Nick Calathes, più passatore – che lo hanno reso un pezzo pregiato dell’ultimo mercato estivo.

Nell’annata in cui i baschi, guidati da Perasovic, raggiunsero le Final Four di Berlino (arrivando a un tiro dal disputare la finale con il CSKA) la coppia Adams-James risultò essere un rebus spesso e volentieri irrisolvibile per gli avversari. In uno stile di gioco adatto a entrambi – quel Baskonia tendeva a giocare a ritmi elevati o ad appoggiarsi a un superlativo Bourousis – la coppia americana era in perfetta sintonia e spesso chiudeva insieme le partite.

Detto del passato, a Milano è stato attribuito un nuovo ruolo a Mike James: il go-to-guy, il Lider Maximo della squadra. Fin dalle prime uscite stagionali, è stato chiaro che coach Pianigiani volesse disegnare il vestito tecnico della sua squadra su misura per il giocatore americano, lasciato libero di creare per sé e per i compagni senza essere ingabbiato in tatticismi. Questo libertà di espressione ha caratterizzato James in tutta la sua carriera, in cui ha potuto esprimere il proprio talento in funzione della squadra. Il play/guardia, a Milano, si è caricato la squadra sulle spalle, dimostrando di essere maturo al punto giusto per guidare una formazione ambiziosa, e vogliosa di provare a raggiungere i playoff di EuroLega, verso il traguardo prefissato.

L’aumento delle responsabilità è testimoniato anche dai numeri: mai, nella sua carriera, James era stato impiegato così a lungo (oltre 35’ di media) e mai aveva segnato così tanto (oltre 19 punti di media lo rendono un realizzatore di prima fascia europea). A questi dati si lega il fatto che, essendo la stella designata, si prenda più conclusioni dal campo a partita (oltre 16 di media) e, contestualmente, abbia percentuali più basse in assoluto (il 43% da due è il dato più basso in carriera, per un giocatore che tira con il 52%, mentre il 29% nel tiro da tre punti è assolutamente in linea con quanto realizzato nelle precedenti annate, dove ha un 30.4% complessivo). La grande precisione ai liberi – oltre l’82% – per un giocatore che ha già tirato più liberi (in 11 partite) di quanto fatto nelle stagioni precedenti (quest’anno 62 conclusioni dalla linea della carità, solo nel 2016/17 tirò di più, con 64 liberi) rende l’idea di come il classe ’90 sia abile nell’arrivare al ferro e sappia procurarsi viaggi in lunetta con continuità.

L’impatto avuto da James sulla squadra in queste prime 12 gare di Turkish Airlines EuroLeague non si limita solo ai punti segnati, ma anche al coinvolgimento dei compagni: l’americano, infatti, è secondo assoluto nella graduatoria degli assist della stagione. I 7.4 assist smazzati di media lo rendono il vero deus ex machina del gioco milanese, l’uomo da cui passeranno gran parte delle fortune della squadra di Simone Pianigiani. Il dato delle assitenze fa impressione, per un giocatore che mai aveva passato con questa efficacia la palla in Europa (81 assist, già migliori dei 78 totali della stagione 2015/16 in maglia Baskonia): la media in carriera parla di 3.4 assist, ora è ben oltre il doppio.

Questi dati ci portano dunque alla considerazione iniziale, che ha mosso questa analisi sul numero 2 milanese: James è un magnifico solista o davvero un uomo chiave in una squadra che vuole vincere? Probabilmente la verità sta nel mezzo, nel senso che è chiaro come la qualità del singolo abbia portato l’Olimpia a crescere e a vincere gare che probabilmente nelle scorse stagioni avrebbe perso. Ma al tempo stesso dovrà essere bravo Pianigiani a costruire un supporting cast di grande valore che possa sopperire alle eventuali giornate storte di MJ e possa consentirgli – come accaduto ad esempio con l’Efes – di sferrare il colpo del KO nel momento decisivo.

Sicuramente, il classe ’90 sarà l’ago della bilancia della stagione, sarà l’uomo da cui passerà il destino (playoff/non playoff della squadra). Per poi vederlo, da stella designata, confrontarsi con l’Olimpo della pallacanestro europea. Per capire se davvero sia lui l’uomo giusto per riportare Milano ai vertici di EuroLega.

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