“Remontada Real” ma l’Efes c’è ed Ataman guarda molto in alto

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Era una gara dai grandi significati e non ha tradito le attese in alcun modo. Ai padroni di casa era chiesta la conferma della crescita esponenziale ad alto livello, mentre i campioni d’Europa venivano da due sconfitte, contro Olympiacos e Cska, che avevano scalfito, seppur leggermente, le certezze assolute del cammino esemplare di inizio stagione.

Il risultato premia Madrid, che resta più forte, dimostrando che qualche problema può anche esserci ma i campioni sanno bene come risolverlo, mentre la prestazione ci consegna direttamente un Anadolu Efes che oggi può giocarsela con le migliori.

  • La qualità della gara, a lunghi tratti eccelsa. Questa è la competizione di maggior livello al mondo dopo la NBA e quando ad interpretarla sono squadre allenate alla perfezione, come quelle di  Pablo Laso ed Ergin Ataman,  lo spettacolo è speciale. 18 assist ed 11 perse per i turchi, 25 e 12 per gli spagnoli, che viaggiano in stagione ad un surreale 178,74% in questa statistica, dove mediamente confezionano 20,63 assistenze e solo 11,54 palloni persi. Considerando il ritmo della gara ed il forte impatto di una transizione a marce alte, non necessariamente contropiede, il valore di questi numeri si eleva all’ennesima potenza.
  • La grande rimonta del Real arriva quando il meccanismo Efes, perfetto per almeno 30 minuti, si inceppa di fronte ad una difesa delle “merengues” che sale di tono. Il vero valore aggiunto dei campioni, così come avvenuto nella seconda parte di stagione scorsa, uno dei motivi principali del trionfo di Belgrado. La squadra di Ataman segna 1 punto nei primi 3’33” dell’ultimo periodo, fermando un po’ troppo la palla e non riuscendo, di conseguenza, a coinvolgere tutti gli uomini, così come aveva splendidamente fatto per i primi tre quarti. Solo tre canestri dal campo, tutti da due punti, ed uno 0/6 (3 errori di Mici, 1 a testa per Simon, Moerman e Motum) da tre che cozza terribilmente con l’11/21 dei primi 30 minuti. Molto del risultato, se non tutto, sta proprio qui.
  • Shane Larkin e Rudy Fernandez. Che si tratti di campioni non lo scopriamo certo oggi. Per età, caratteristiche e psicologia differente. Sono due delle note principali della gara del Sinan Erdem Dome. Il numero 0 dell’Efes sta progressivamente tornando quello vero, quello che questa competizione l’ha dominata. Manca ancora qualcosa per togliere la ruggine che un anno da riserva con poche responsabilità ai Celtics gli ha causato, ma ci siamo quasi ed alcune accelerazioni, un paio di crossover e qualche canestro simbolo della leggerezza del talento che lo contraddistingue ne sono chiara dimostrazione. Per il campionissimo spagnolo abbiamo esaurito gli aggettivi. Come fu decisivo a Belgrado in finale, con la sua difesa su Datome, lo è stato oggi su Micic. Quando un giocatore che è stato anche un tipo da gara delle schiacciate NBA, nell’ultima parte di carriera e dopo mille acciacchi ed infortuni, riesce a confermarsi così decisivo cambiando totalmente faccia, beh allora stiamo parlando di qualcosa che si avvicina molto alla leggenda.
  • La nota tecnica che emerge fortemente da questa partita è la completezza delle esecuzioni tecniche messe in campo da entrambe le squadre. Si gioca coprendo perfettamente i 28 metri del campo, con transizioni rapide e ritmo che può cambiare secondo le esigenze. Si tratta di due allenatori che sanno benissimo adattarsi alle esigenze della gara senza scendere a compromessi con esse: si impone, si aggiusta, non si subisce mai. Quando, raramente, accade è più per merito avversario che per demerito proprio. Le prove di Micic ed Ayon ne sono  testimonianza. Il serbo sta giocando a livello da MVP da inizio stagione e va in difficoltà solo quando sovrastato dallo sforzo difensivo esemplare di Rudy, mentre il centro messicano impone la sua legge a lungo, nonostante si trovi davanti il miglior difensore nel ruolo in Dunston. Il pick and roll è parte integrante del sistema di entrambe, ma non è mai la soluzione unica, poiché si completa con tagli, isolamenti, post e blocchi eseguiti alla perfezione. Questa è pallacanestro.
  • Ataman è molto chiaro: «Nella mia biografia leggete oggi di 16/17 trofei, manca quello di Eurolega. Arriverà. Perché non quest’anno? Abbiamo dimostrato di essere una squadra che può vincerla». Queste parole si accompagnano a quelle che parlano della richiesta di ripetizione della gara ai vertici di Eurolega per la riassegnazione dei 14″ al Real avvenuta dopo il libero del tecnico a Dunston, a 3’16” del terzo quarto. L’Efes sostiene di aver a lungo richiesto che si ripartisse da 4 secondi e 3 decimi e di aver ricevuto diniego da parte degli arbitri. Ad oggi ci limitiamo a segnalare l’accaduto. Come sempre vi forniremo ogni dettaglio dopo il confronto con chi ha gestito per anni queste situazioni dal campo, trattando l’argomento separatamente.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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