Un ottimo Olympiacos impone il primo stop ad un Real che commette troppi errori nel primo tempo

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Partita molto attesa che si è svolta secondo un copione assai particolare quella del Pireo, con diversi piccoli allunghi Olympiacos che avrebbero potuto consegnare la gara ai padroni di casa con largo anticipo, se non fosse per la resilienza dei campioni “blancos”, gente che prima di mollare lascia sul terreno l’ultima goccia di sangue.

Vince L’Olympiacos 88-83 ed è un successo chiave per gli uomini di Blatt, ora titolari di un 5-4 che potrebbe superficialmente apparire poco soddisfacente, se non si valutasse che è record anche figlio di un calendario sinora poco amico.

Caduta indolore per Laso, in una notte ed in un’arena dove è difficile fare a meno di Llull ed Ayon. Ma non ditelo al coach, lui non vuole sentir parlare di assenze ed infortuni.

I nostri 5 punti partono proprio da lì, da quelle parole di Laso che ne sanciscono una volta di più la grandezza.

  • «Ho grande rispetto per l’Olympiacos, grande squadra, grande coach. Non ci sono scuse, mancava qualcuno ma ce ne sono altri che possono giocare. Troppi errori nel primo tempo, su entrambi i lati del campo, poi meglio, ma quel distacco iniziale ha fatto la differenza alla fine».
  • Zach LeDay e Nigel Williams Goss. Ottima prova di entrambi i due volti nuovi più discussi al Pireo. Il centro atipico texano sta crescendo a vista d’occhio e pare adattarsi sempre meglio al salto di categoria. E’ arma che può fare male, sia quando schierato da 5, sia quando affianca un lungo strutturalmente più adatto a quella posizione, in una sorta di “twin towers” che Blatt può gestire tatticamente al meglio. La guardia ex “Zags” è stata massacrata dalla critica dopo un inizio di stagione complicato,  culminato in quegli 0 punti arrivati proprio nella gara sovraesposta per eccellenza, ovvero la sconfitta nel derby. Spettacolare la gestione del coach, che gli ha dato fiducia crescente proprio nel momento più difficile. Il ragazzo sa giocare eccome: passa, tira ed ha una atletismo che gli permette di essere fattore anche a rimbalzo, come dimostrano le 6 carambole raccolte ieri.
  • I “reds” vincono perché giocano meglio vicino a canestro. Contro il Real non è poco e la cosa non va sminuita dall’assenza di Ayon e Kuzmic. Se è vero che la squadra del Pireo è assolutamente a trazione esterna, come dimostrano i 58 punti su 88 messi a referto dal trio Spanoulis-Strelnieks-Williams-Goss, è altrettanto vero che aver concesso al Real un misero 43,2% da 2 punti, di fronte ad una media stagionale del 55,52% è fattore determinante. Blatt lamentava a fine primo tempo l’eccessivo numero di triple concesso agli avversari, ma aveva le idee chiare e non si esclude che abbia parlato assai “tatticamente”.
  • Si parlava di calendario? Ecco, quello dei madrileni, da questa gara in poi presenta una serie di gare semplicemente feroci. Se finora si sono incontrate solo due squadre attualmente tra le prime otto, ora, dopo l’Oly, arrivano in sequenza CSKA, Efes, Barça e Pana. La straordinaria forza del gruppo di Laso è tranquillamente in grado di confermare il suo rendimento di altissimo livello contro chiunque: è interessante capire quanta e quale sia la differenza che separa le “merengues” dal resto delle squadre di maggior forza. A Madrid, il 29 novembre, ne sapremo già qualcosa di più, quando arriverà Itoudis.
  • Facundo Campazzo è stato encomiabile, come spesso gli accade. Se pensiamo che solo pochissime stagioni fa pareva relegato a Murcia, oggi giustizia è fatta. Le Olimpiadi di Rio ci avevano già chiaramente detto di un giocatore di nobiltà cestistica assoluta. I 14+13 di ieri, in un contesto stagionale da 9,3+5,4 in poco più di 23 minuti, col 43,8% dall’arco (che era 50% prima dell’1/6 di ieri), ne sono chiara ed ulteriore testimonianza. Certo che le guardie greche meglio di così non potevano fare: la W nasce dalle loro prestazioni. 23 Williams-Goss, 20 Spanoulis e 15 il “killer silenzioso” Janis Strelnieks. In un mondo, e non solo quello del basket, in cui apparire è un “must” cui nessuno parrebbe potersi sottrarre, il lettone spiega pallacanestro nella totale quiete del suo fare sempre la cosa migliore per la squadra su entrambi i lati del campo. Nelle difficoltà iniziali in stagione dei suoi ha pesato certamente il suo infortunio: facilitatore così come protagonista nei modi e tempi dovuti. In una parola, un giocatore. Verissimo.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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