L’Eurolega dell’Olimpia, alla vigilia di un mese fondamentale. Con un campionato che incide poco o niente.

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5-2 ! basterebbe questo numero a definire la stagione europea dell’Olimpia di Simone Pianigiani. Al momento, più che ottima.

Per consuetudine del nostro sito, ci facciamo aiutare dai numeri, ma non ci limitiamo a quelli ed allora proviamo ad evidenziare ciò che è emerso dalle prime sette gare della squadra milanese.

Il record e lo stato di forma

Milano è certamente in un consapevole e voluto stato di grazia, molto più avanti rispetto a tante rivali, e sicuramente è stata scelta precisa dovuta a tante ragioni. In primis il calendario, che offriva una serie di gare casalinghe da sfruttare per mettere fieno in cascina, poiché l’inverno di EL può essere lungo ed assai rigido. Da non dimenticare la necessità assoluta di riallacciare il filo con l’Europa ed una classifica decente, cosa sconosciuta negli ultimi tre anni, nonché quasi sempre fatta eccezione per l’annata targata Luca Banchi. Infine l’arrivo di due interpreti come Mike James e Nemanja Nedovic, perfetti per la pallacanestro semplice del coach senese che potevano garantire da subito incisività nel sistema di solo “pick and roll” già sperimentato, con interpreti ben peggiori, lo scorso anno. Il record di 5-2 ne è logica ed ottima conseguenza. Poteva essere 7-0? Certo, come 3-4 senza un’idiozia di Jordan Mickey od uno zero su due di Vasiljie Micic, insieme ai miracoli di James. I se ed i ma non hanno senso, nello sport come nella vita. Valgono le prestazioni: sin qui globalmente buone, in alcune occasioni ottime, in altre meno valide.

Il sistema di gioco redditizio

L’Olimpia non fa nulla di assai particolare, gioca un basket moderno ed attuale senza grossi fronzoli, come fanno in tanti. Non è la pallacanestro di Obradovic, Laso od Itoudis, nemmeno quella di Jasikevicius o quella difensiva di Radonjic, ma si tratta di sistema in cui ci si può inserire facilmente e nel breve, soprattutto se hai le caratteristiche di James e Nedovic, come abbiamo già accennato. Ci raccontò un giorno un atleta azzurro che «era facile andare in nazionale con Pianigiani, sapevi bene cosa fare, cioè il pick and roll». Positivo o negativo che lo si voglia considerare, e quell’affermazione non era necessariamente negativa, è sistema redditizio senza alcun dubbio. I Playoff di Eurolega giocando così li puoi fare, le Final 4 tecnicamente sono ad uno step superiore. Saprà Milano fare il primo passo verso la postseason ed il secondo, più difficile, verso il top? Lo diranno i prossimi due mesi. dicembre soprattutto, e non solo per risultati quanto per prestazioni. Le basi ci sono, gli uomini pure. Crescere è questione di lavoro.

Gli attori ed il copione

Si torna a prima. MJ e NN sono straordinari interpreti di questo sistema, tra i migliori in circolazione subito dopo i fenomeni del torneo come Llull, Sloukas, Rodriguez, De Colo etc. Nessun dubbio sui loro valori, come dimostrato in questo mese e mezzo di stagione, qualcosa da verificare su durata e gestione.

La guardia serba in Eurolega ha giocato, lo scorso anno in Eurolega, 24 gare con Malaga. Il suo inizio di carriera da pro fu difficilissimo per problemi di infortuni (una frattura da stress al piede su tutti). Non è estraneo a qualche stop di un certo peso, come ci confermavano recentemente, con un filo di preoccupazione, alcune fonti.  Come purtroppo avvenuto già una volta quest’anno, peggiorato dall’inopinata ricaduta di Istanbul che lo terrà fuori a lungo in un momento chiave.

Mike James è un giocatore straordinario di cui va tenuto in grande considerazione un certo “ego” che ne implica una gestione assai oculata. Cosa che, al momento, Pianigiani sta facendo, a livello psicologico, in modo perfetto. E’ una scelta, si va da un atleta e gli si dà carta pressoché bianca. Lo fanno tanti coach e funziona, in altri casi no, ma quel che conta per Milano è ciò che è accaduto sinora, molto positivo al netto di alcuni eccessi balistici. Se vogliamo addentrarci nella questione, la domanda è un’altra: il James che dialoga alla perfezione con Nedovic (vedi Pireo) troverà interlocutori alla sua altezza (reale o da lui ritenuta tale) in assenza del serbo? Di certo il “professor” Micov ha le chiavi dello spogliatoio e della palestra, sebbene sia solito usarle in modo differente dal talento di Portland.

Ed è con questi attori e questi equilibri che l’Olimpia può essere tanto come può esser poco. Resta la positività di quanto visto sino ad oggi, che non può essere che beneaugurante.

Le rotazioni, la stanchezza ed il mercato 

Tema primario, forse più tra i tifosi che all’interno dello spogliatoio del Forum, tuttavia da analizzare.

Si è imputato spesso al coach, in queste settimane, un eccessivo utilizzo in principalmente della “combo” USA, poi anche di Micov, ritenendoli fondamentali (giustamente) e quindi da preservare maggiormente. Diciamoci la verità, Milano gioca in un campionato in cui la domenica ci si allena o poco più, come vedremo in seguito, con qualche eccezione ogni 6-7 settimane. Non sono tanto i minutaggi in Italia, quanto i viaggi, speso massacranti, a fare la differenza in questo senso. Senza dimenticare che tanti giocatori, e credo che James sia tra questi, prediligono comunque un coinvolgimento costante, favorendo l’impegno agonistico a quello degli allenamenti. Sia chiaro, non è una critica, ma una semplice constatazione che vale per tanti, anche in senso positivo. Obradovic, a Belgrado, alla vigilia della semifinale, mi disse testualmente «E’ tutto l’anno che giochiamo ogni due-tre giorni, ci alleniamo per essere pronti a questi ritmi, ora siamo fermi da più di una settimana, non siamo preparati a questo, è rischioso».

Pianigiani quindi sta gestendo male rotazioni ed impieghi? Può essere, sebbene io non ritenga che sia così. Un po’ di equilibrio, solo quello, nel giudizio. Milano non è lunga come le grandi, e forse nemmeno come alcune da lotta Playoff: 7-8 elementi da EL vera, il resto è contorno. Per quelle necessità di fare legna di cui si diceva all’inizio, cosa doveva fare il coach, privilegiare le rotazioni e rischiare un 2-5 magari? Poi è certamente vero che qualche minuto ad alcune riserve si poteva dare, soprattutto nei primi due quarti, per avere i migliori un po’ più freschi negli attimi decisivi. Il tutto, tenendo ben presente che siamo a fine novembre, quando parlare di stanchezza è follia. In prospettiva OK, ma oggi proprio no. Ora è da gestire l’emergenza esterni, con ADV che mancherà solo in campionato e Nedovic gravissima perdita in ottica europea. Se la squadra salirà di livello tecnico, allora i problemi si supereranno. Se la si gestirà come la stagione scorsa, si sarà solo vittime presunte di un destino di cui non si vuole scrivere le pagine. Il ricorso al mercato, praticamente scontato, potrebbe dare, se ben gestito, qualcosa di importante anche per il post-rientro di Nedovic. Il profilo? La nostra idea, da inizio stagione, è che si debba trattare di un cambio di livello per il duo delle meraviglie, ben superiore a quanto c’è oggi di disponibile. L’ideale, per completare al meglio il roster, sarebbe un giocatore alla Cory Higgins, che sa giocare sostanzialmente in tre ruoli e quindi essere potenziale supporto anche a Micov. Certo, di Higgins ce n’è uno solo purtroppo ed a Milano ci sarebbe potuto venire diversi anni fa… Ma questo è un altro discorso: le dinamiche di oggi sono diverse, soprattutto per i nuovi contratti in NBA e G-League, nonché per il crescente impatto del mercato cinese. Le occasioni, anche ottime, però non mancano e l’attenzione mostrata dalla società ad assecondare ogni richiesta del coach, che è la vera novità rispetto al passato, non può che essere una base in grado di dare fiducia.

Il nome di KC Rivers, emerso nel weekend, è sicuramente rassicurante. Un giocatore di alto livello, che sa giocare e vincere gare importanti. Dubbi? Perché è senza contratto ad oggi? Da capire, come sempre senza pregiudizi ma con la giusta cautela. Si tratta di un 2-3. E’ l’ideale? Ni. Per noi resta la necessità maggiore, sia chiaro per la sola Eurolega (in campionato Cinciarini basta ed avanza), di un 1-2. Proprio per quel discorso affrontato su Nedovic e su James.

Le scorie, che non esistono, di un campionato decisamente “soft”

In una lega in cui lo scontro al vertice tra imbattute si gioca sotto un tendone, dove i tifosi ospiti sono in una gabbia che è l’unica cosa più oscena del “diversamente protettivo” plexiglass del Forum, in una lega in cui la terza in classifica gioca in casa a mezzogiorno con metà campo illuminata a giorno dal… sole, la sfida con Venezia da tanti era considerato uno snodo importante.  Per quanto possa valere una gara di stagione regolare al 18 novembre, tra l’altro giocata da squadre che non hanno certo urgenza di fare punti in ottica Final 8, se ne facciamo una questione di prestigio, messaggi, voglia di dimostrare chi sei, beh allora valori in palio ce n’erano..

Esame ampiamente superato da alcuni punti di vista, mentre da altri lascia il tempo che trova. La Milano che gioca e cerca, con successo, il tiro dall’arco, è quella che non ha rivali. E nemmeno Venezia può esserlo. La Milano che tira da due con percentuali pessime (ad un certo punto 12 su 26…) e che non ha nulla dalle seconde linee, come nel secondo e terzo quarto, è squadra che può fare fatica, sia coi lagunari che con Avellino in prospettiva. Paragonare i due roster non ha senso, così come non ha senso mettere in parallelo i due impegni europei, di portata totalmente diversa (la miglior squadra di Champions finisce 2-28 in Eurolega…). Il primo quarto sarà stato un fatto eccezionale, anche per il blocco mentale veneziano, ma è certo che se l’Olimpia approccia così una gara italiana, contro chiunque si giochi, non c’è storia.

Il torneo nazionale deve essere solo ed unicamente un’opportunità, un percorso di crescita in cui sperimentare soluzioni che possono tornare buone in settimana, quando la posta in palio è altissima per altre 23 gare. Burns ieri era una di queste opportunità e non la si è percorsa, soprattutto nel momento in cui il “solito” Watt si è confermato rebus irrisolto per i due lunghi titolari milanesi. Cinciarini, al solito encomiabile, l’ha decisa.

Non ci possono essere scorie derivanti da questo torneo. Non è la Spagna, dove trovi Real, Barça, Baskonia, Valencia e Malaga. Non è la VTB, dove ci sono CSKA, Khimki, Zenit, Unics e Kuban. Non è la Turchia delle varie Fenerbahce, Efes ed una serie di contendenti di livello, a cominciare dal Tofas. E non è nemmeno la Grecia, dove Pana ed Oly sanno che, dopo un torneo abbastanza tranquillo, si giocheranno tutto con una pressione altissima contro una rivale vera di pari valore. Lo sforzo è ben diverso ed di questo si deve fare tesoro e ricavarne un vantaggio in Eurolega.

 

 

 

 

 

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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