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Marco Ramondino : Milano da playoff. Obradovic il top ma ho un debole per Blatt. Contatti in estate con l’Olimpia? Solo voci.

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Stupiva, per chi ha avuto la fortuna, come me, di seguire l’anno scorso la Junior Casale vedere il suo condottiero, Marco Ramondino, senza una panchina all’inizio di questa stagione.

L’attesa pare essere finita, visto che da oggi dovrebbe accasarsi al Derthona Basket, secondo quanto confermatoci da più parti nella serata di ieri (giornata in cui è stata effettuata questa intervista).

Il tecnico irpino, vincitore nella passata stagione del premio del tecnico dell’anno LNP, ha deciso di accettare il nostro invito di Eurodevotion mostrando la consueta disponibilità e competenza.

È una situazione nella quale, ovviamente, non ci si vorrebbe trovare ma allo stesso tempo è necessaria la consapevolezza che il mestiere dell’Allenatore impone ciclicamente momenti come questi, che bisogna vivere con serenità e sfruttare al massimo per la crescita umana e professionale: ad esempio nel mio viaggio a Istanbul ho avuto la possibilità di conoscere Maurizio Gherardini, una persona spettacolare e di immensa disponibilità e questa cosa non sarebbe stata possibile se non fossi stato in questo periodo di ‘riflessione’.

Il format secondo me sarà ancora difficile da digerire e credo che tutti, sia all’interno dei club che i tifosi, debbano aspettarsi degli alti e bassi. Le gare di Eurolega richiedono un concentrato di energie fisiche e soprattutto mentali difficili da reclutare con la continuità richiesta dal calendario. Mi aspetto che i top club a impongano la loro abitudine a stare ad un  livello così alto.

È una banalità ma a questo livello non si può sacrificare la taglia, intesa non solo come altezza ma come fisicità e capacità di giocare sui contatti sia in attacco che in difesa. Questo aspetto rende il gioco a metà campo complicato e di qui la necessità di avere quanti più giocatori capaci di trattare la palla in modo da ricercare campo aperto e transizione. I cambi difensivi a loro volta impongono giocatori nella posizione di 4 capaci di far pagare i mismatch alla difesa. Il gioco come sempre detta le tendenze ma non dimentichiamo la capacità dei grandissimi allenatori del nostro continente, come Obradovic, di stupirci (giocare con Lauvergne, Vesely, Datome e Kalinic insieme).

Nella scia di Pangos sono curioso di vedere il percorso che Jasikevicius traccerà per Wolters e Westermann. Obradovic è il top ma quello che ogni volta David Blatt tira fuori dalle squadre è affascinante e, se possibile, da studiare.

Sinceramente difficile da analizzare dall’esterno una multinazionale (intesa come complessità della struttura e lignaggio dei suoi interpreti) come il Real. Sicuramente la capacità di confermarsi ad un livello così alto, senza sentire particolare appagamento, è ammirevole.

Obradovic è esattamente come uno se lo aspetta. In allenamento è come in partita, le sue pretese sono molto alte. Però sottolineerei quella che può sembrare una contraddizione ma in realtà è una capacità invidiabile: quella di rimanere sereno nelle arrabbiature, di non diventare pesante né polemico anche magari davanti allo stesso errore ripetuto più volte. Un grande insegnamento per chi fa il formatore di professione.

Lontano, penso ai playoff di Eurolega. Ha giocatori con voglia e capacità di passare la palla che, a mio avviso, resta sempre il segreto di Pulcinella delle grandi squadre. Quanto tutti i componenti si faranno trovare pronti tra campionato e EL sarà la chiave per competere con le grandi nel medio-lungo termine.

Torno alla risposta precedente e agli alti e bassi nelle prestazioni legati al format. Milano ha fatto una partita concreta e vivace, con la fame di chi aveva accarezzato una vittoria importante. L’Olympiacos al contrario, era reduce da un doppio successo esterno e dal viaggio di rientro da Mosca. Detto ciò Milano può fare questa prestazione su ogni campo e in ogni momento.

No, nulla di concreto. Solo voci.

Se penso a quello che ancora fa oggi direi che rivedo lo stesso killer instinct e le stesse giocate, quindi è rimasto lo stesso. Però la capacità di farlo a questo livello, senza cali, è veramente sorprendente.

Secondo me sono più diversi di quello che possa sembrare. Prepelic è più completo e può trattare la palla. Jaycee è un killer e può spaccare qualsiasi partita rendendosi probabilmente insostituibile.

Pur non volendo rispondere “i soliti noti” la storia recente dice che ci vanno “i soliti noti”. Però la chimica di tutti è ancora in divenire. Direi Fenerbahce, CSKA, Real e Olympiacos (mi perdoneranno gli altri il mio debole per David Blatt).

Un debole, quello per l’allenatore statunitense naturalizzato israeliano, che accomuna anche il sottoscritto.

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