Primo squillo di un Barcellona convalescente. Bayern, ma i rimbalzi?

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«We didn’t rebound, we didn’t box out today…» Le parole di Maodo Lo sono la perfetta sintesi di una gara dal livello decisamente rivedibile, se paragonato a quanto già visto nei primi 8 giorni di Eurolega. Vince il Barça, o forse meglio dire che perde il Bayern.

E’ uno zuccherino blaugrana in una situazione in cui i sapori amari sono di casa in Aristides Maillol. Una surreale conferenza stampa nel giorno precedente la gara aveva messo in chiaro come fosse percepito l’inizio di stagione “culè”: per la stampa e l’ambiente catalano, Pesic ed i suoi sono al momento senz’anima e si prefigura l’ennesima stagione pessima. Se è vero che siamo alla terza gara, come è vero che si è cambiato moltissimo, è altrettanto chiaro che le proporzioni della sconfitta a Mosca ed il disastro con Gran Canaria hanno tracciato una linea netta di separazione tra quanto atteso e quanto messo in atto.

Il Bayern difende, a sprazzi, alla maniera che vorrebbe Radonjic, ma è chiarissimo che senza l’esplosione di Derrick Williams, saranno più luci che ombre a livello di risultati. Non esattamente la situazione migliore per chi si appresta ad accogliere un licenza pluriennale da parte dell’ECA.

I nosti abituali 5 punti, per leggere una gara non certo travolgente.

  • I rimbalzi, il tagliafuori. In fondo è tutto qui. 37 a 20 per i padroni di casa, 14 a 2 il dato di quelli offensivi, dove spicca un Jaka Blazic decisivo, come sottolineato dallo stesso Pesic, nel momento più importante. I due centri ospiti raccolgono la miseria di 3 carambole in un combinato da 40′. Non che gli avversari eccellano, ma i 6 della coppia Tomic-Seraphin, coadiuvati dai 5 di Singleton dicono di un pitturato decisamente a tinte blaugrana.
  • Il tiro dall’arco. Se nel primo tempo il Bayern tiene botta soprattutto in questa situazione, globalmente si può parlare di due squadre che attingano alle triple con una certa circospezione: 5/19 catalano e 9/19 tedesco. E 19 è l’esatta media di tentativi degli uomini di Radonjic dopo tre turni, mentre leggermente superiori sono quelli del Barça (21,6). E’ dato da analizzare più avanti, poiché, globalmente, vi sono altre realtà che sinora non hanno fatto l’abituale, elevato ricorso al tiro da tre (20 Darussafaka, 17,3 Pana, 21,3 Buducnost).
  • Kevin Pangos e Thomas Heurtel. Si può parlare di “strana coppia” dopo pochi episodi stagionali? Con grande attenzione. Così uguali, così diversi… Il play delle meraviglie di Jasikevicius, in crescita,  è chiaro come sia in una posizione assai delicata: da leader totale di un sistema in cui tutto nasceva da lui e nel quale dettava i ritmi ed il coinvolgimento dei compagni, oggi si trova un gruppo che da diverse stagioni, ormai, la parola sistema non sa cosa sia. E’ il passo in avanti del campione, se tale vorrà dimostrarsi: le possibilità ci sono, eccome. Heurtel è un po’ in quello strano limbo in cui sei da anni ad un passo dall’eccellenza, per talento e visioni superiori, ed invece fai fatica a vivere quella stessa eccellenza a causa di una qualità di gioco che viene troppo spesso sporcata da esagerazioni rivedibili. Situazione da monitorare, decisiva per le sorti del Barça.
  • Svetislav Pesic ed una domanda chiara e semplice: la “strana coppia” di cui sopra non può giocare almeno una decina di minuti insieme? Il rischio di subire in difesa è concreto, ma in un attacco che ristagna troppo spesso a ritmi da dopolavoro, non è appunto rischio da correre? Il doppio play, o la doppia “combo” costruttiva che dir si voglia, è tendenza conclamata in questa competizione…
  • Devin Booker e Maodo Lo sono le due facce del Bayern di ieri sera. Il primo è un centro che gioca meglio sull’arco che al ferro, sfornando più assist di quanti rimbalzi raccoglie, mentre il secondo è l’unica anima atletica e minacciosa di una squadra che oggi fa molta fatica. Se i tedeschi stanno in partita lo devono all’ex Columbia University ed a quanto attacca Pangos ed Heurtel, mentre la latitanza sotto canestro del centro è una delle principali ragioni della sconfitta. In una notte così così di Jovic, Dedovic e Dangubic, se Radonjic non trova nulla al ferro, la vallata si oscura definitivamente.

Nota  a parte. Il calendario gioca brutti scherzi ad un Barça non attualmente in grande spolvero. Prima di ricevere Milano e Fenerbahce alla 9a e 10ma giornata, sono previste ben 4 trasferte in 5 gare. Darussafaka, Khimki, Zalgiris e Pana, intervallate solo dal Maccabi al Palau l’1 novembre. Momento complicato, per usare un eufemismo, in cui tenere duro è il mantra. Di contro, 4 gare casalinghe nei prossimi 5 turni  per i ragazzi di Radonjic.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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