Site icon Eurodevotion

Primo acuto del Maccabi Tel Aviv. Il Buducnost ancora fermo al palo.

Annunci

Quindici anni dopo l’ultimo confronto, targato febbraio 2003, si ritrovano ad affrontarsi il Buducnost Podgorica e il Maccabi Tel Aviv. Sono ancora gli israeliani ad imporsi con il punteggio di 78-68. I montegrini, dopo aver condotto per più di tre quarti, si sciolgono nell’ultima frazione permettendo ai ragazzi di coach Neven Spahija di portarsi a casa i primi due punti della stagione europea.

Andiamo, dunque, ad esaminare il match Buducnost-Maccabi attraverso la consueta analisi in cinque punti.

Edwin Jackson: il giocatore francese, arrivato dal Barcellona, continua ad aver medie impressionanti al tiro da tre punti. Giocatore simbolo di una squadra, il Buducnost, che chiude i primi due quarti di gara con il 70% (7/10) nelle conclusioni pesanti punendo un Maccabi che, dopo aver concesso il 58% da due punti e 11 rimbalzi offensivi di media agli avversari nelle prime due gare, ha cercato di proteggere maggiormente il pitturato.

Sead Sehovic: l’esperto giocatore montegrino è stato grande protagonista del secondo quarto firmando 9 punti in poco più di 5 minuti di gioco con il 100% al tiro. Sehovic non aveva giocato ancora un minuto in questa Eurolega e si è fatto trovare pronto al momento della chiamata di coach Dzikic. Questo giocatore è la dimostrazione evidente di come la gestione delle risorse sia fondamentale per affrontare una competizione come questa, ancor di più nelle settimane in cui il doppio impegno porta le varie squadre a giocare anche quattro partite in sette giorni. Il crollo nell’ultimo quarto è ulteriore dimostrazione di come la profondità del roster sia condizione necessaria per arrivare in fondo ad un torneo così massacrante.

Michael Roll: la scorsa stagione la guardia del Maccabi è stato uno dei migliori giocatori della manifestazione nella speciale classifica assist to turnover. I suoi 0 assist a fronte di 3 palle perse nel primo tempo sono la cartina di tornasole delle difficoltà avute dai gialloblù nella metà campo offensiva. Ben diverso è stato l’impatto dell’americano nella ripresa capace di azzerare i turnover e di confezionare ben 4 assist. Un trend avuto da tutta la squadra capace di giocare maggiormente in transizione, uno dei marchi di fabbrica di Spahija.

Intensità e protezione dell’area: limitare il numero dei rimbalzi offensivi e far scendere la percentuale nel tiro da due punti era sicuramente uno degli obiettivi del piano partita degli israeliani. Missione raggiunta soprattutto nella seconda parte di gara e Buducnost che si è dovuto accontentare di soli 7 rimbalzi offensivi a fronte dei 15 di media delle prime due gare. La capacità di proteggere il canestro con Tyus, Caloiaro (subito due stoppate, una per parte, nei primi due minuti della ripresa) e Black è stata la chiave della rimonta.

Scottie Wilbekin: il playmaker originario della Florida è stato l’indiscusso MVP della gara chiudendo con 28 punti, 5 assist e 4 rimbalzi. Le cifre non rendono giustizia ad un giocatore che, nel momento di maggior difficoltà della sua squadra, ha tenuto a galla la barca israeliana. Sette punti consecutivi, in un amen, nel terzo periodo hanno illuminato la scena. Talento cristallino e incubo per il Buducnost che già aveva eliminato con il Darussafaka nell’Eurocup 2017.

Exit mobile version