Partita durissima, come prevedibile, tra due squadre che, seppur diverse, fanno della difesa il punto forte della propria organizzazione. Non c’è nulla di facile se in campo ci sono Asvel e Dolomiti, come sapevano bene i due coach, Zvezdan Mitrovic e Maurizio Buscaglia.
Lo scarto finale di 14 punti (75-61) punisce oltremodo l’Aquila, decisamente male nel primo tempo, poi con una faccia ed una tecnica diversa fino ai 5 minuti finali, in cui dal 60-59 si materializza un parziale di 14-2 che chiude la gara.
I nostri consueti 5 punti, per provare a separare le situazioni che ci sono parse di maggior impatto.
- Dustin Hogue: 16 punti, con 7/10 al tiro e 6 rimbalzi. Le statistiche sarebbero sufficienti, tuttavia non rendono minimamente l’idea di quanto il 26enne nativo di Yonkers incida sulla prestazione trentina. In una pallacanestro che parla di ruoli che non esisterebbero più, si propone come “l’altra parte dell’arcobaleno” nell’asse con Toto Forray, in quell’asse play-pivot che resta fondamentale. La sua sotto dimensione a livello di cm è la sintesi dei concetti moderni fusi con la classicità del gioco. La voglia e la determinazione gli permettono di controbattere senza alcuna esitazione ai 15cm che lo separano da Miro Bilan (213cm).
- La difesa dei padroni di casa è straordinaria soprattutto nei primi 16’35”, in cui i punti concessi agli avversari sono soltanto 16. Ma è soprattutto la fermezza nel non farsi battere in 1vs1 che causa una miriade di palle perse dell’Aquila, comunque decisamente complice nell’abuso di palleggi ed in movimenti lontano dalla palla troppo lenti e prevedibili, soprattutto a livello di spaziature. A campo chiuso, è palese come una difesa abbia il sopravvento sull’attacco, con gli atleti che ci sono oggi. In pratica Villeurbanne ha la meglio su Trento usando le armi tipiche dei suoi avversari.
- Le parole di Buscaglia sono significative ed, al solito, chiarissime. Se nell’intervallo sottolinea appunto quei troppi palleggi che causano la mancanza di ritmo in attacco, a fine gara si permette, per una volta, di sottolineare come in effetti questa squadra stia insieme, sana, da pochi giorni, una decina al massimo. Nessun alibi, come nella cultura e tradizione Aquila, solo una corretta visione del momento. Far tesoro di una prestazione simile è mantra irrinunciabile ed il coach lo sa bene.
- Mantas Kalnietis è MVP assoluto. Anche qui basterebbe leggere il tabellino, con 5/6 dall’arco, 6 assist e nessuna persa, ma alla fine è palese come ciò che separa il campione lituano dagli altri giocatori in campo è una leadership totale sulla sua squadra e sulla gara. Se esiste il concetto di playmaker che tiene in pugno la situazione, eccolo servito.
- Nel “girone della morte”, nettamente il più duro di tutta la competizione, in attesa della visita di Valencia al Turk Telekom, tutti si trovano 1-1, a dimostrazione di livello alto ed equilibrio. Come ci disse il Presidente Longhi, sarebbe impresa fenomenale passare il turno, ma questa Trento, che crescerà poiché allenata bene come poche, ha i mezzi per provarci, fino in fondo. Il successo del Partizan contro lo Zenit, ritenuto da tutti favorito numero uno, è testimone di quanto talento vi sia nel gruppo. Il mantenimento del fattore campo giocherà un ruolo decisivo per tutti.
Nota a parte per l’infortunio a Beto Gomes, parso al momento molto brutto. Se questo è avvenuto in una parte del campo senza i maledetti adesivi, è però assurdo che nel 2018 vi sia ancora il problema di alcune zone del campo in cui per i giocatori non farsi male è un miracolo. E’ impossibile pensare che non si trovi un materiale, per le sponsorizzazioni sul parquet, che vada incontro alle esigenze di un gioco che oggi fa dell’atletica una sua componente fondamentale.
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