Polemiche all’italiana: Nazionale vs. Giocatori NBA

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Fine agosto è un periodo solitamente calmo per la pallacanestro di club: i grossi colpi di mercato sono già andati in porto e mancano ancora diverse settimane all’inizio delle partite ufficiali sia in Europa che negli Stati Uniti.

Ci sono però le nazionali a tenere banco, e a regalare argomenti di discussione, soprattutto in Italia, anzi… Quasi esclusivamente in Italia. Sì, perché le recenti polemiche apparse un po’ ovunque contro la rinuncia a giocare in nazionale di Marco Belinelli e soprattutto Danilo Gallinari possono essere equiparate al classico “pizza, pasta, mandolino, mafia”, qualcosa di “tipically Italian”, insomma.

Eh, già, perché la lista dei giocatori NBA che rinunciano a giocare le partite di qualificazione al prossimo mondiale dell’ormai famigerata “finestra FIBA” di settembre si va allungando giorno dopo giorno, anche guardando solo ai gironi europei (perché le sventurate finestre FIBA si giocano anche negli altri continenti). L’elenco è così lungo che probabilmente si farebbe prima a dire quali giocatori NBA le disputeranno, che citare gli assenti. Il quid della questione è proprio qui: che sembra che solo in Italia i giocatori NBA (uno in particolare) vengono additati pubblicamente per questo, mentre nel resto del nostro continente questo non succede, e viene da chiedersi “perché?”.

Due partite con la nazionale a ridosso dell’inizio del “training-camp” ufficiale NBA non sono viste di buon occhio dai franchise di oltreoceano, perché non è che i giocatori inizino ad allenarsi quando prende il via la concentrazione, che dura solo una settimana e serve più che altro per mettere a punto i meccanismi di squadra. Il giocatore NBA deve presentarsi all’appuntamento già in perfetta forma fisica, senza chili di troppo, muscoli pesanti o stanchezza, e per “mettere in moto” una macchina da oltre 2 metri e 100 Kg non bastano un paio di corsette… Per questo gli allenamenti soprattutto del mese precedente sono fondamentali.

Chi vi scrive vive in Spagna da un decennio abbondante, e quindi prendiamola come esempio. Indubbiamente, la Spagna è una delle nazionali più vincenti dell’ultima epoca, ma gli attori degli ultimi successi non sono stati sempre gli stessi, e quelli delle qualificazioni mondiali sono altri ancora. Quanti giocatori NBA hanno disputato le partite delle finestre FIBA? In giugno solo Juancho Hernangómez, e solo perché veniva da una stagione a Denver durante la quale aveva giocato pochissimo. Ma ora anche il più giovane dei fratelli madrileni ha un importante traguardo davanti: giocarsi le sue ultime carte per ritagliarsi un posto nelle rotazioni di Michael Malone, quindi difficile che ci sia in settembre anche lui.

E gli altri? Vivendo nel paese iberico e seguendo i vari mezzi di comunicazione, non risulta che nessuno abbia nemmeno chiesto ad esempio a Ricky Rubio o a Marc Gasol se giocheranno le partite delle finestre FIBA, perché è “senso comune” che non lo facciano, così come gli altri NBA Nikola Mirotic, Alex Abrines o Willy Hernangómez: Mirotic e Abrines avevano rinunciato anche allo scorso EuroBasket. Polemiche sulla stampa a proposito? Poco o niente! Qualche velata menzione sul “potere dell’NBA”, ma mai, assolutamente MAI parole negative nei confronti dei giocatori stessi. Aggiungiamoci poi che a partire dalla prossima finestra non ci sarà nemmeno il coach… Già, perché il nostro compaesano Sergio Scariolo continuerà ad essere allenatore della Spagna, nonostante sia a punto di intraprendere la sua nuova avventura come assistant-coach dei Toronto Raptors.

La Spagna è solo un esempio, perché si potrebbe parlare anche della Serbia, che dei suoi cinque NBA alla fine conterà molto probabilmente solo su Bogdan Bogdanovic e Nemanja Bjelica, basicamente perché Vlade Divac (GM dei Sacramento Kings) è serbo e perché gli stessi Kings si apprestano a vivere un’altra stagione di sonnolento “tanking”, e allora tanto vale che i suoi giocatori si divertano almeno un po’ in nazionale. Ma gli altri? Nikola Jokic, dopo il suo ricchissimo rinnovo contrattuale coi Denver Nuggets (148 milioni di dollari in 5 stagioni), ha già rinunciato, e molto probabilmente Milos Teodosic e Boban Marjanovic faranno lo stesso, visto che gli stessi Clippers hanno scoraggiato Danilo Gallinari a partecipare alle partite di qualificazione…

Ufficialmente, un franchise NBA non può “impedire” a un giocatore di giocare con la sua nazionale, ma extra-ufficialmente può “consigliare” di non farlo e mettere tutta una serie di pressioni. Poi, l’ultima decisione spetta comunque al giocatore, ma con i delicati equilibri dell’NBA e soprattutto i soldi che girano nel campionato più bello del mondo, se una società fa capire che “è meglio non andare”… Allora il giocatore non va. Ricordiamo, ad esempio, che gli Spurs avevano quasi impedito a Manu Ginóbili di potersi ritirare in campo dalla nazionale argentina in occasione delle olimpiadi del 2016, alle quali alla fine il giocatore aveva partecipato, ma dopo un lungo tira e molla.

E con gli esempi potremmo andare avanti per ore: Giannis Antetokounmpo non giocherà con la Grecia, Frank Ntilikina, Evan Fournier e Rudy Gobert non scenderanno in campo con la Francia, Lauri Markkanen non ci sarà con la Finlandia… E la lista si allungherà: molte nazionali non hanno ancora dato a conoscere i propri convocati.

Curioso però come in altri paesi i giocatori non vengano coperti di fango per questo tipo di decisioni, ma “Italy in different”. E quindi se Marco Belinelli vuole presentarsi in piena forma alla corte di Gregg Popovich perché vuole tornare ad essere un giocatore importante del roster degli Spurs è colpa sua, e se Danilo Gallinari… Gallinari, apriti cielo! Perché poi, in questo strano paese, non si capisce perché, insultare il Gallo sembra ormai di moda. Certo, il pugno dell’anno scorso con l’Olanda fa ancora male (a lui di più, sicuramente), e poi c’è di mezzo anche l’assurda polemica di giugno, un botta e risposta che non ha fatto bene a nessuno.

Danilo Gallinari, interrogato a fine stagione a proposito della nazionale, aveva innocentemente risposto: “Ora [per la finestra di giugno] non posso esserci perché sono infortunato, ma in settembre mi piacerebbe, dovrò parlarne coi Clippers”. Dichiarazioni normali, molto simili a quelle che ad esempio aveva rilasciato Bojan Dubljevic in esclusiva per Eurodevotion, e qui non stiamo neanche parlando di un giocatore NBA.

La situazione di Danilo Gallinari in seno ai Los Angeles Clippers è cambiata rispetto a giugno, a quando il giocatore era ottimista sul fatto di poterli convincere a lasciarlo giocare con l’Italia. Dopo una sfortunata stagione falcidiata dagli infortuni, l’ala lombarda vuole mostrare il suo valore al club che gli ha garantito un ingaggio di più di 20 milioni di dollari a stagione e ai suoi tifosi, che non hanno praticamente potuto apprezzare le sue doti.

Inoltre, i Clippers non hanno preso nessun giocatore importante durante il mercato estivo e, dopo la partenza di DeAndre Jordan, il contratto più importante del franchise californiano è proprio il suo. Questa situazione potrebbe cambiare già dal prossimo trade-deadline, ma attualmente Danilo Gallinari ha tra le mani probabilmente l’ultima possibilità per dimostrare anche a se stesso di poter essere un giocatore determinante nel miglior campionato del mondo. Da come l’azzurro inizi il 2018-19 potrebbero dipendere le sorti della squadra intera: i primi mesi decideranno se questo sarà un semplice “anno di transizione” per la compagine di Doc Rivers, o se, invece, potranno ambire a lottare per i Playoffs.

Il messaggio diffuso da Davide Chinellato della Gazzetta dello Sport parla chiaro e va in questo senso. Quando il Gallo aveva optato per i Clippers poco più di un anno fa, andava a completare un frontcourt stellare con Blake Griffin e DeAndre Jordan, ma poi la squadra ha preso tutt’altra direzione e, in questo momento, il giocatore si trova in una situazione simile a quella vissuta durante la sua penultima stagione a Denver quando, prima dell’esplosione di Nikola Jokic, era il leader della squadra. Le cose non erano andate come sperato, vuoi per l’inesperienza del resto della rosa, vuoi per i soliti infortuni… Ora quest’occasione si ripresenta, inattesa, e quindi è logico che Gallinari voglia prepararsi e lottare almeno per provarci, è giusto che lo faccia, ha senso!

E in Italia, invece di augurargli il meglio, invece di supportarlo, sperando che riesca finalmente a dare questo difficilissmo e definitivo salto di qualità tra l’essere un “buon giocatore” ed essere “una stella”, gli si dice dietro di tutto, lo si insulta, lo si denigra…

E l’Italia? Certo che la nazionale italiana è importante, ci mancherebbe. Ma, ragazzi… Si giocherà contro Polonia e Ungheria! Adesso, con tutto il rispetto, non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che Awudu Abass, Pietro Aradori, Paul Biligha, Christian Burns, Andrea Cinciarini, Luigi Datome, Amedeo Della Valle, Ariel Filloy, Diego Flaccadori, Niccolò Melli, Brian Sacchetti, Amedeo Tessitori, Stefano Tonut, Luca Vitali e Michele Vitali (e parliamo dei presenti una buona volta!) possano vincere queste due partite.

A pensarci bene, Belinelli e Gallinari ora non servono, non servono per questi due incontri… E allora lasciamo che entrambi preparino al meglio le loro importanti ed impegnative stagioni NBA, speriamo che le cose vadano ottimamente per entrambi, così l’estate prossima saranno ancora più in forma sia fisica che mentale per il mondiale, dove sì che serviranno, e dove sicuramente non mancheranno altre stelle NBA di altre nazionali, che le qualificazioni non le giocano, e ciò non crea nessun tipo di polemica.

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Antonio Mariani

Laureando in Lettere presso La Sapienza di Roma e appassionato di Sport Business, viaggio ossessivamente per studiare le culture sportive nel mondo. Amante della narrazione, la studio, la ammiro e la pratico in ogni sua forma.
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