Il mercato dell’Olimpia e le ambizioni europee

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Lo impone la storia della società, lo impongono le ultime tre disgraziate campagne di Eurolega, lo chiede un pubblico sempre numericamente presente ma, soprattutto, credo lo chieda la società stessa: Milano deve tornare competitiva in Europa, visti i notevolissimi investimenti, esponenzialmente cresciuti dall’era Banchi fino ai giorni nostri. Dai giorni di quella stagione miracolosa agli ordini del coach grossetano, cui non si diede seguito tecnico, il roster odierno dell’Olimpia è, per la prima volta,  perfettamente strutturato per poter dire al sua, finalmente, anche tra le grandi del continente.

Il lavoro svolto dalla società è stato encomiabile, anche come tempi, visto che sin dai primi mesi dell’anno si sono individuati quegli obiettivi che poi si sono raggiunti: è il modo di fare mercato che si impone a chi non può e non vuole permettersi spese assurde, ed allora deve muoversi con largo anticipo, perché se su qualche profilo poi ci si getta una delle grandi, non vi è modo di parare il colpo. Unico appunto, se possibile, riguarda la scarsa considerazione dei profili più giovani, in particolare da quel serbatoio di talenti che sono le repubbliche baltiche ed i territori della ex Jugoslavia. Lì si potrebbe pescare molto bene ed una/due prese in quel senso non sarebbero affatto male, soprattutto di fronte ad un campionato nazionale di profilo attualmente abbastanza basso, dove tali atleti potrebbero essere tranquillamente schierati.

Ma sgombriamo il campo da un equivoco fondamentale: in Eurolega vi sono 4 squadre di un altro pianeta, Real, Cska, Fenerbahce ed Olympiacos, cui si può aggiungere il Panathinaikos per competitività storicamente continua, nonchè  per la presenza in panchina di un coach come Pascual che in 11 partecipazioni europee è sempre andato ai Playoff, eliminato 6 volte, una volta vincitore, tre volte terzo ed una quarto. Il livello tecnico di queste squadre è oggi inarrivabile: se vi aggiungiamo il fatto che sono guidate tutte da coach che hanno già vinto il trofeo (tutti gli ultimi 5 titoli ed 8 degli ultimi 10), in una lega dove l’impatto dell’allenatore è clamoroso, viene da sé pensare ad una pressoché certezza di partecipazione alla postseason.

Dietro queste squadre vi è un gruppo di almeno altre sette che hanno concrete possibilità di arrivare nelle prime otto. Piccolo problema… a meno che una delle top non buchi clamorosamente la stagione, i posti disponibili restano 3 ed allora sarebbe stupido definire un eventuale fallimento i mancati Playoff, per Milano come per Khimki, Baskonia, Zalgiris, Maccabi, Barcellona ed Efes. Competere  fino in fondo è un dovere, raggiungere il risultato è una positiva opzione. Meno accreditate paiono oggi Bayern, Buducnost, Gran Canaria e Darussafaka, in un personalissimo ordine nel quale mi permetto di diffidare molto delle aggiunte di atletismo e delle conferme nel backcourt della squadra di Podgorica, verso la quale provo una sincera curiosità.

Ma torniamo a Milano ed alle forze sue forze e debolezze.

Un playmaker vero, a parte Cinciarini che pare più arma da LBA al momento,  non c’è e si è optato per una serie di combo dalle caratteristiche differenti ma notevoli. Primo cambio di rotta rispetto al passato: il leader questa volta c’è e si chiama Mike James. Lo è stato in altri contesti? In parte, dividendo oneri ed onori con Darius Adams come con Calathes. E’ pronto? Personalmente credo di sì, al netto di quei tweet di cui faremmo tutti a meno, viste le recenti esperienze… Il giocatore ha dimostrato di stare con l’elite europea ed oggi ha una squadra “sua”: l’attesa è tanta, così come la fiducia. Nedovic sarà ago della bilancia ed avrà sulle spalle il peso dell’equilibrio del reparto, cosa che, da buon serbo, dovrebbe saper gestire bene. Potrebbe nascere un altro caso di leadership condivisa, che magari nei numeri penderà dalla parte dell’americano ex Omegna, ma che nei fatti cavalcherà i Balcani. Per l’alto livello europeo questi saranno i giocatori chiave, come in ogni team dei migliori: senza un duo di piccoli notevole non si va da nessuna parte ed oggi Milano li ha. Jerrells primo cambio, se possibile con poca palla in mano. Equilibrio è la parola chiave: saltasse quello, salirebbe Milano.

Il ruolo di guardia pura, che spesso sarà ricoperto da quelli di cui abbiamo parlato prima, pare destinato a Bertans e Della Valle, al momento con preferenza per il lettone, ben più abituato a questi palcoscenici: Dairis non è solo un tiratore, è molto di più, ovvero semplicemente uno che sa giocare a pallacanestro. Per ADV sarà la prova del nove in carriera: se vuole fare il salto in alto deve farlo ora. Giusto concedere il tempo necessario alla variazione di impiego, che sarà la cosa che lo influenzerà maggiormente, ma anche corretto pretendere che quei talloni, in difesa, acquisiscano mobilità, altrimenti in Eurolega in campo non si sta.

3, oppure sarebbe meglio dire 3 e 4: ruoli che nel gioco del coach senese spesso si scambiano, con obiettivi tuttavia comuni. Micov, Brooks e Kuzminskas, con Fontecchio a rimorchio. Ritenendo senza se e senza ma Kuzminskas un 3, penso all’Olimpia ideale con lui e Brooks, sebbene si faccia fatica a mettere da parte la scienza di Micov, che dovrà assolutamente essere preservato, evitando gli inutili impieghi da oltre 30 minuti nel giro di pochi giorni. Fontecchio è in una situazione difficile: accantonato lo scorso anno fino alla cessione a Cremona, oggi parrebbe destinato alla LBA e neanche con un ruolo fondamentale: sta a lui ed allo staff ritagliarne un utilizzo che non lo faccia spegnere in fondo alla panchina. In questi due ruoli forse manca qualcosina in termini puramente atletici. Si parla tanto della famosa ricerca del 4, assai funzionale a Pianigiani, ma forse, viste le squadre da affrontare, un esterno atletico ad esempio alla Kenny Gabriel (nome a caso per rendere l’idea) potrebbe servire di fronte a dei tre di altissimo livello, soprattutto sul lato difensivo. Madrid, solo per fare un esempio, ha trionfato in finale grazie ad una prova esemplare di Rudy nella propria metà campo.

A livello di centri l’Olimpia sta bene, ma ci vuole attenzione. Tarczewski e Gudaitis, sono reduci da una stagione notevole, ma oggi li conoscono tutti molto meglio, cosa che l’anno passato non accadeva. Se i due ragazzi avranno lavorato con impegno ed etica, aggiungendo movimenti e soluzioni al loro arsenale, allora si potrà continuare un percorso di crescita ad alto livello. Burns in questo ruolo pare più soluzione a livello nazionale, visto che in LBA i centri veri si contano sulle dita di una mano, tuttavia potrà essere molto utile in diversi frangenti delle gare per mischiare le carte ed obbligare anche gli avversari ad adeguarsi, ma qui ci vorrà la mano del coach. Immaginabile, in certe sfide europee , il suo impiego anche da 4: basti pensare a quando affronterai un Real con Reyes schierato da 4 piuttosto che la nuova conformazione del CSKA o dello stesso Fenerbahce quando presentasse contemporaneamente il duo Veselj-Lauvergne.

Al capitolo coach la società ha scelto di dare pieno appoggio a Simone Pianigiani, che oggi ha un roster perfettamente coincidente con le proprie idee tecniche. Il contradaiolo della Lupa non appartiene al livello di eccellenza dei coach menzionati all’inizio, tuttavia ha esperienza di Playoff e Final 4 non indifferente e la cosa non va sottovalutata. La pallacanestro proposta nella stagione chiusasi col titolo nazionale non è sufficiente ad eccellere, e nemmeno a competere, in Eurolega. Ci vuole molto di più soprattutto a livello di opzioni offensive, dove col solo “p&r” si tira a campare ma non si vince. Quanto vedemmo alla Mens Sana, tecnicamente, fu di un certo valore in Europa: i presupposti e le possibilità di fare bene oggi ci sono tutti. Psicologicamente dovrà essere accantonata definitivamente la cultura dell’alibi, troppo spesso compagna di viaggio nella stagione passata, mentre dal punto di vista tecnico sarà altresì importante provare finalmente ad imporre, perché adattarsi e controbattere può bastare per vincere un campionato italiano, mentre questa competizione richiede fantasia, cura dei dettagli, personalità e ferocia agonistica, sia  fuori che dentro il campo, come insegnano i vari Laso, Obradovic, Blatt, Pascual ed Itoudis. Come ognuno di questi allenatori eccelsi, anche Pianigiani avrà bisogno, dopo il sostegno tecnico sul mercato, di quello societario durante tutta la stagione, cosa non sempre avvenuta nel recente passato, anzi: quella maledetta “comfort zone” troppo spesso concessa agli atleti biancorossi dovrà essere finalmente un lontano ricordo ed allora si potrà volare alto nei fatti.

E’ una bella Milano in partenza, che può far male a tanti ma deve comprendere sin da subito che sì, è molto migliorata rispetto alla squadra giunta penultima, tuttavia è altrettanto vero che le “contenders” per un posto Playoff non hanno lesinato sforzi in questo senso, alzando il livello di molto. Dal mercato straordinario dell’Efes, a quello un po’ confusionario ma valido del Barcellona, dai tasselli importanti del Khimki a quelli competenti ma da completare del Baskonia,  passando per uno Zalgiris che si è mosso con grande abilità e coerenza, confermando alla fine un coach magnifico, ed arrivando ad un Maccabi che, se dovesse esserci la scintilla tra Scottie Wilbekin e coach Spahjia, potrebbe fare benissimo, sulle note di un gioco in perfetto stile NBA ad alto numero di possessi.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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5 thoughts on “Il mercato dell’Olimpia e le ambizioni europee

  1. Ogni anno Milano – a sentire voi e la stampa specializzata – parte per fare una grande stagione europea. Ogni anno Milano in Europa ottiene un pugno di mosche, Io fossi in voi inizierei a farmi delle domande.

    1. Sulla stampa presunta specializzata non mi esprimo, mondo che non condivido. la mia valutazione è semplicemente su un roster finalmente competitivo (lo scorso anno lo definii tra il 10mo ed il 13mo posto al massimo). Di lì a dire che Milano farà i PO ce ne passa. Deve giocare meglio, sfruttando le armi migliori e deve ragionare meglio come società.

      1. Il problema è che ad ogni estate Milano smantella la squadra vecchia e ne costruisce una nuova. Con questo tipo di mentalità vincere in Europa è matematicamente impossibile. Non solo vincere. ma anche fare una stagione dignitosa è impossibile. Milano va incontro all’ennesima stagione disastrosa in campo europeo. Ne riparliamo a maggio.

      2. Vediamo, la tua è una valutazione che ci può stare assolutamente. Di certo ci son cinque nuovi innesti, che numericamente sono tanti anche se rispetto la passato molti di meno. Molto starà al coach. A presto.

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